"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Aleksandar Hemon
Il mondo e tutto ciò che contiene
Crocetti, 2023
Bejturan se uz ruzu savija,
vilu ljubi Derzelez Alija,
vilu ljubi svu noc na konaku,
po mjesecu i muntu oblaku *
Spesso parlo del Novecento come di un secolo non ancora elaborato. Non significa che non si siano spese parole, tutt'altro. E anche molte pagine straordinarie per comprenderne il messaggio, complesso e contraddittorio, che “il secolo dell'ambivalenza” ci ha consegnato. A che cosa mi riferisco, allora?
Penso alle pagine che ancora rimangono sospese sul piano dell'elaborazione collettiva, quel passato che incombe sul presente proprio per non aver scavato a fondo dentro verità ritenute sconvenienti e dolorose. Ma che il trascorrere del tempo (e ancor più la rimozione), infettano.
Non penso solo alle due guerre che devastano l'Europa e il Mediterraneo, entrambe esito di questa incapacità di fare i conti con la storia e del delirio nazionalistico che ancora pervade il presente.
Penso agli Stati Uniti d'America e alla sua geografia politica che tanto ricorda quella della guerra di secessione del 1861/1865 fra Confederati e Unionisti (che divenne fra “schiavisti” e “antischiavisti”). Penso al colonialismo occidentale e di quanto anche in questo nostro paese sia difficile riconoscere gli orrori compiuti sotto ogni latitudine in nome di una presunta supremazia razziale e nazionale. Penso all'Europa dilaniata fra misura e dismisura, spirito libertario e ideologia tedesca, un'Europa che – come scrive Albert Camus – «non è mai stata altrimenti che in questa lotta fra meriggio e mezzanotte». Penso alla “Grande Russia” e al suo mito imperiale che si trascina ancor oggi come ideologia di massa. Penso alla Spagna della guerra civile degli anni '30 (circa 600 mila morti), al clerico-fascismo incarnato dal franchismo e ad una divisione profonda che riemerge ad ogni passaggio cruciale della vita di quel paese. Penso alle ceneri del comunismo reale e allo sfascio morale e materiale che ha lasciato in eredità, ma anche alle derive neonaziste che risorgono nel territorio che fu un tempo della DDR, in Ungheria, in Romania o in Ucraina. … Penso a questo paese nelle mani di una destra post fascista che si riferisce all’Italia come ad una “Nazione” e non ad una Repubblica fondata sullo stato di diritto, ovvero di una cittadinanza che prescinde dall'etnia, dal colore della pelle, dalla religione, dalla cultura, dal proprio orientamento di genere, dalla propria collocazione sociale.
Ma fra le parole scritte che possono costituire un contributo importante per comprendere il Novecento “Il mondo e tutto ciò che contiene” di Aleksandar Hemon è un libro del quale consiglio la lettura. Qualcosa di più di un romanzo.
E' il racconto del Novecento attraverso l'ingegno narrativo dell'autore, una trama che inizia a Sarajevo nei pressi del ponte latino dove vengono assassinati Francesco Ferdinando e Sofia Chotek e si conclude a Gerusalemme. Città che amo e che a ragione possono essere considerate il centro del mondo.
* "Osmane" è una sevdalinka emozionante e intensa che Damir Imamović ha scritto in risposta alla lettura del racconto epico di Hemon. Il testo della canzone è poetico ed evocativo, con il verso di apertura che descrive l'inizio della Grande Guerra a Sarajevo. "Osmane" è una canzone che raffigura un amore proibito ed eterno tra due uomini, Osman, un musulmano, e Pinto, un ebreo sefardita. Le canzoni tradizionali di amore e desiderio di casa sono il mezzo attraverso cui i due amanti comunicano la loro gioia condivisa e il loro desiderio per la città che si sono lasciati alle spalle, Sarajevo. (m.n.)
Se volete ascoltarla: https://youtu.be/cmx9SRv51ks
9 commenti all'articolo - torna indietro