"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Il 20 dicembre scorso si è riunito da remoto il Collettivo di scrittura nato attorno al libro “Inverno liquido”. Pur trattandosi di un incontro piuttosto informale di fine anno è stato comunque denso e partecipato1. Quella che segue è una sintesi di quanto ci siamo detti.
Una comunità di pensiero
Questo cerchiamo di essere. E non è poca cosa. Perché in questo tempo disgraziato, aver dato vita ad uno spazio che si propone di alzare lo sguardo sull'impatto delle crisi sugli ecosistemi, non è in effetti cosa da nulla. L'approccio dei più è quello di rincorrere gli eventi, inevitabile esserne subalterni. Quando invece sappiamo che i cambiamenti profondi, culturali in primis, richiedono tempi distesi. Come scrive Paolo Conte “ci va il tempo che ci va”2.
Eppure, dall'osservazione del reale emergono segnali inequivocabili, che l'accanimento terapeutico dei finanziamenti pubblici non riesce a nascondere, come ad esempio la continua moria di imprese nel settore impiantistico o l'inutilità degli impianti per l'innevamento artificiale quando le temperature sono troppo elevate. O, ancora, nel susseguirsi di eventi estremi che seccano le centrali di approvvigionamento idrico o che mettono sott'acqua intere regioni, senza che tutto ciò porti ad interrogarsi sull'insostenibilità del modello di sviluppo che si è imposto nel tempo.
Un po' perché non si vuol vedere, un po' per la ragnatela di interessi diffusi, un po' ancora per effetto di un'informazione sempre più asservita ed omologata, vale per le Olimpiadi invernali del 2026 come per il ponte sullo Stretto. In assenza di un cambio di paradigma, anche le risorse (che sono in buona parte debito pubblico) del PNRR da opportunità diventano ossessione.
Di questo spazio di autonomia (di pensiero, di sostegno all'agire ma anche di attenzione alle forme sempre più preziose di autogoverno) dovremmo averne cura.
“Inverno liquido”, due anni dopo
Sono trascorsi due anni dall'uscita del libro “Inverno liquido”. Come si può evincere dalla scheda allegata, il bilancio è davvero positivo, nei numeri delle presentazioni e delle vendite, nella partecipazione riscontrata come nell'aver dato il là ad un collettivo come il nostro che sta lavorando per nuove uscite editoriali come parte di una collana relativa all'impatto delle crisi sugli ecosistemi. E insieme nell'aver contributo all'emersione di un dibattito – prima prevalentemente sotterraneo – attorno al futuro della montagna, dando fiato a quell'arcipelago di realtà locali che si battono per una diversa montagna possibile.
Nell'esaurirsi delle presentazioni di “Inverno liquido” pure rimane intatta l'attualità dei temi trattati, tanto che – accanto alle presentazioni che ci vengono proposte – potrebbe essere interessante farne uno strumento di educazione alla contemporaneità nelle scuole superiori. Vogliamo pensarci?
Stiamo anche programmando momenti di esposizione a Sarajevo, città delle Olimpiadi invernali nel 1984, con l'associazione Dante Alighieri e l'Ambasciata italiana, e a Saragozza, con il gruppo cinematografico che ha realizzato il docu-film “Montañas en Armonia”, ambientato sui Pirenei3. Il che potrebbe anche motivare una nuova ristampa (sarebbe la quinta, dopo quella iniziale). E forse un’opportunità di viaggio collettivo.
Le nuove uscite
Come dicevamo tre nuovi libri sono in gestazione:
l'energia come bene comune, un diverso approccio culturale nei confronti di una transizione energetica che incontra a livello globale una sempre maggiore ostilità, connessa ad un diffuso rilancio del nucleare;
le nuove comunità montane, che nascono dall'incontro (e dal patto politico - istituzionale) fra chi resta, chi arriva e chi sceglie di ritornare;
le nuove geografie ecosistemiche, a fronte di un mondo ancora immerso nel paradigma fondato sugli stati-nazione, che si rivela sempre più inadeguato nell'affrontare crisi di natura sovranazionale e globale.
E' interessante notare come la dimensione collettiva di questo lavoro stia determinando una progressiva messa a fuoco di ciascun progetto editoriale. Quello che non intendiamo modificare è invece la cifra narrativa che ci siamo dati con “Inverno liquido”, fatta di racconti e testimonianze dai territori, fondamentale nella redazione di queste opere come nella loro divulgazione.
I primi due volumi – come concordato con la casa editrice Derive Approdi – dovrebbero uscire fra gli ultimi mesi del 2025 e l'inizio del 2026. Il terzo volume nel corso del 2026. A questo proposito, per chi intendesse parteciparvi, è previsto un incontro del gruppo di lavoro sulle nuove geografie a gennaio.
Nel frattempo, a completamento del quadro di uscite immaginato nei mesi scorsi, sono emerse nuove proposte che andrebbero ad arricchire la collana editoriale, sul radicamento dell'economia criminale nelle terre alte e sull'“overturism”.
Una rubrica sul mensile “Altrconomia”
Ne abbiamo parlato nell'incontro al Puy di Champanesio e l'immagine che ci era venuta per descrivere questo spazio in casa d'altri era quella del nido del cuculo. Grazie a Lorenzo Berlendis si è aperta la possibilità di avere come Collettivo di scrittura una rubrica permanente sul sito online di Altrconomia (come sperimentazione per essere presenti sulla rivista mensile cartacea) la cui cornice dovrebbe riguardare proprio l'impatto delle crisi sugli ecosistemi.
Nel corso del 2025 dovremmo immaginare 9/10 uscite. Ad una prima uscita che pensiamo di presentazione della rubrica, dovrebbero seguire interventi tematici, attorno a quello su cui stiamo lavorando. Cercando di far emergere nello spazio di una rubrica di trenta righe i tratti di una visione. Per riuscirci e per rappresentare la pluralità di voci del Collettivo, oltre agli argomenti dovremmo ruotare anche gli autori e le autrici. Quindi segnalateci da subito le vostre disponibilità, anche per evitare l'assillo dell'ultimo minuto.
Dopo Marettimo e Puy di Champanesio...
Nelle occasioni di confronto in presenza ci siamo resi conto del valore e della fertilità dello scambio dei pensieri e delle letture, delle conoscenze e delle esperienze, senza l'assillo della fretta delle nostre quotidianità. Oltre a Marettimo e a Puy di Champanesio è stato così anche nell'incontro di Dosoledo che aveva per tema “La Regione che non c'è”4. Far coincidere gli spazi temporali nelle agende di qualche decina di persone che vivono nelle aree più diverse della penisola non è così agevole, ma bloccando le date per tempo ci si può riuscire (ferma restando la possibilità di collegamento da remoto).
Ipotizziamo sin d'ora un fine settimana di maggio (dopo le elezioni comunali) o agli inizi di giugno, a seconda di dove saremo. Quanto al luogo, l'importante è che induca ad una dimensione spazio/temporale dedicata. Abbiamo già ricevuto qualche candidatura, dall'Aspromonte alla Val Brembana, ma ne vorremmo raccogliere anche altre. In ogni caso, prima decidiamo meglio sarà per fermare le date e la sostenibilità delle prenotazioni.
A presto, con l'augurio di un nuovo anno nel quale non ci manchino la critica dell’esistente e l’amore per la realtà, la curiosità e la disposizione alla meraviglia.
Torino – Trento, 5 gennaio 2025
Maurizio e Michele
1Hanno partecipato all'incontro: Lorenzo Berlendis (Bergamo), Luigi Casanova (Cavalese), Diego Cason (Belluno), Giorgio Cavallo (Udine), Luigi D'Antoni (Roma, Bologna, L'Aquila), Massimo Demarchi (Padova), Maurizio Dematteis (Torino), Alessandro Mengoli (Roma), Vittorio Molinari (Modena), Michele Nardelli (Trento), Francesco Picciotto (Palermo), Tonino Perna (Reggio Calabria), Neri Pollastri (Firenze), Rita Salvatore (Teramo), Luca Serentha (Brianza). Hanno avuto problemi di collegamento: Antonio Cherchi (Modena), Saro Cuda (Avola), Federico Di Luciano (Abruzzo), Silvia Nejrotti (Torino), Nino Pascale (Guardia Sanframondi).
2P. Conte, Il giudizio di Paride. https://youtu.be/pDEBzC7lS4o
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