«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene

Elezioni comunali in Trentino. Per non rinunciare a fare diversa questa terra.

Paul Klee

di Michele Nardelli

Domenica 4 maggio si andrà a votare per l'elezione dei Sindaci e dei Consigli Comunali nella quasi totalità dei Comuni del Trentino. Tranne 9 Comuni (Ala, Borgo Chiese, Caldonazzo, Campodenno, Fiavè, Lona Lases, Mezzolombardo, Predazzo e Rovereto) in cui si è votato nel 2024 e 3 Comuni (Capriana, Luserna, Madruzzo) nei quali non è stata presentata alcuna lista, tutti gli altri andranno a votare.

Il primo dato che balza all'attenzione è che in ben 82 Comuni (pressoché la metà) è stata presentata una sola lista e in quel caso la sfida sarà il raggiungimento del quorum del 40% degli aventi diritto affinché le elezioni siano ritenute valide e non si ritorni al voto (con una sola lista, il quorum sale al 50% nei Comuni sopra i 5.000 abitanti, come nel caso di Baselga di Pinè, Mezzocorona e Predaia). Ma questo dato non può nascondere un elemento preoccupante, ovvero il venir meno di una necessaria dialettica politica che non sia relativa alle preferenze espresse verso i candidati consiglieri dell'unica lista presentata. Nella difficoltà di credere che nella metà dei Comuni trentini vi sia un comune sentire sul presente e sul futuro nella gestione dell'amministrazione locale, questo dato ci racconta piuttosto di un crescente vuoto politico che di certo non fa bene allo svolgersi del confronto democratico. Vorrei sommessamente notare che non è sempre stato così.

La cosa, per la verità, non riguarda solo i Comuni dove è stata presentata una sola lista. Nelle precedenti consultazioni si è registrato ovunque un calo di partecipazione, con l'effetto di delegittimare la rappresentazione politica e istituzionale, nonché l'autorevolezza che ne dovrebbe venire.

Concorrono a questo esito fattori diversi, riconducibili alla personalizzazione del confronto politico, alla logica del sistema maggioritario, alla crisi dei corpi intermedi (non solo dei partiti ma anche del tessuto associazionistico), ai processi di atomizzazione sociale e di sempre più marcata solitudine, alla qualità della proposta politica in un quadro di crescente omologazione. E infine la consapevolezza che molte delle decisioni che influiscono sulle scelte strategiche avvengono sempre più altrove, svuotando in questo modo le istituzioni ad ogni livello.

Malgrado tutto questo, credo sia utile continuare a presidiare gli ambiti della democrazia rappresentativa che abbiamo ereditato dal passato, nella loro imperfezione come nella loro crisi, non rinunciando alla ricerca per innovarli profondamente. Il che richiede capacità di sguardo e di connessione fra il particolare e il globale, dedizione e sensibilità, radicalità e ragionevolezza. Doti che non si trovano facilmente.

Per dire che questa tornata di elezioni va presa sul serio, nell'idea di tenere aperta in questa nostra comunità la possibilità di un diverso indirizzo rispetto a quello impresso dalla destra alla Provincia Autonoma con la demolizione progressiva degli standard di qualità che per anni hanno caratterizzato il nostro territorio, ma anche con uno sguardo critico nei confronti di un centrosinistra autonomista che non ha saputo tener vive le prerogative che avevano fatto diversa questa terra.

Ricostruire quel tessuto comunitario dovrebbe essere l'obiettivo principale per una politica che intenda rispondere all'impatto che le crisi (in primis quella climatica – ambientale) hanno ed avranno in misura crescente sugli ecosistemi in cui viviamo e che condizioneranno necessariamente anche l'agenda politica dei Comuni in cui si andrà a votare domenica.

Non sarà indifferente l'esito del voto a Pergine come a Riva del Garda, ad Arco come a Borgo Valsugana, a Cles come a Lavis. E questo vale a maggior ragione anche per l'esito del voto nella città capoluogo, dove in gioco sono alcune delle grandi scelte che investono il futuro di Trento. A partire dalle grandi opere (by pass ferroviario, Valdastico, funivia Monte Bondone, nuovo ospedale …), affrontate sin qui in maniera discutibile e verso le quali occorre particolare vigilanza per mettere le briglie ai poteri forti, nella tutela delle biodiversità e dell'ambiente, nella declinazione del tema “sicurezza” come prendersi cura della qualità della vita e del lavoro, nell'investimento nella formazione e nella cultura dotandoci di nuove categorie per leggere un contesto in rapida trasformazione, nell'attenzione verso le nuove cittadinanze come arricchimento delle nostre comunità e, infine, nel fare di Trento una città sempre più a vocazione europea e globale.

Partite rispetto alle quali è necessario, anche all'interno della coalizione che ha governato la città negli ultimi decenni e che si riconosce nella figura di Franco Ianeselli, far vivere visioni innovative, responsabili ed esigenti.

Da più di un decennio non ho un partito di riferimento e in questo tempo mi sono orientato di volta in volta ad esprimere la mia scelta elettorale in base a valutazioni diverse, a partire dalla vicinanza valoriale e programmatica, dalle candidature proposte, dal tipo di elezione (comunale, provinciale, “nazionale” ed europea) e dal sistema elettorale con cui si andava a votare. In questo contesto, nella precedente tornata elettorale nel Comune di Trento avevo espresso il mio voto a Futura, contribuendo a portare in Consiglio comunale persone che credo abbiano dato una buona prova di presidio nei contenuti come nell'azione di governo.

In questa nuova tornata, analogamente all'impegno profuso in questa parte del mio percorso personale, ho cercato di portare un contributo di pensiero (e non solo) sui temi che investono il futuro presente: la cultura del limite come orizzonte di un cambiamento profondo del nostro modello di sviluppo; la rinascita delle terre alte nel patto sociale, culturale e politico fra chi resta, chi ritorna e chi arriva; la cooperazione di comunità come modalità di intessere relazioni per stare al mondo; la pace come capacità di elaborare e far evolvere in maniera generativa i conflitti e la sicurezza come esito della cura dello stare assieme. In sintonia con l'impegno di persone come Federico Zappini (che insieme agli altri consiglieri uscenti di Futura ha scelto di convergere nella lista del PD del Trentino) o come Annalisa Tomasi (anche lei candidata con il PD), con la quale ho lavorato per anni nel cuore dei conflitti e nella costruzione di relazioni internazionali. Come tante altre persone, per la verità, che vedo coinvolte nelle liste e che conosco per il loro impegno e serietà. Purtroppo dispongo di un solo voto.

 

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