«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene

Il Concerto di Baghdad

Ali Rashid e Franco Battiato a Baghdad nel dicembre 1992. Foto di Cesare Accetta

In ricordo di Ali Rashid e di Franco Battiato.

Era il 4 dicembre 1992. Nel Teatro nazionale di Baghdad da poco uscita dalla prima guerra del Golfo avviene un piccolo miracolo: il Concerto di Baghdad. Per chi non ha avuto il modo di ascoltare quella musica e quelle parole, ma anche quelle immagini che a trentatré anni ancora mi emozionano, ho pensato che ricordarle avrebbe potuto aiutare a comprendere il valore del tragitto umano di un amico che un mese fa ci ha lasciati per raggiungere – con il protagonista di quel concerto a sua volta scomparso tre anni fa – la quiete che qui non poteva più trovare.

https://youtu.be/otuDAwqOE20

 (17 giugno 2025) Un mese fa se ne andava da questo mondo Ali Rashid. Con Ali mi legava un'amicizia lunga una vita. Ci eravamo conosciuti alla fine degli anni '70, anche se non so dire in quale specifica circostanza. E poi nelle tante occasioni di impegno intorno a quella che Nelson Mandela definiva “la questione morale del nostro tempo”, la tragedia del popolo palestinese.

Tanto che quando nell'agosto 1984 venni chiamato a far parte della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria (cosa che richiedeva di vivere a Roma una parte significativa del proprio tempo), le nostre relazioni divennero pressoché quotidiane fin quando decidemmo di convivere nella bella casa di Via Gandiglio a Monteverde nuovo. Convivenza che proseguì per più di quattro anni, fino a quando – era la primavera del 1989 – non decisi che il mio impegno in quel contesto si era esaurito e per Ali non fosse arrivato il tempo di costruirsi una famiglia tutta sua con Cristina e, di lì a poco, con la piccola Aida.

Seguirono mesi che cambiarono il mondo precedente, ma le grandi aspettative che si generarono lasciarono ben presto il campo a foschi scenari. Le guerre divennero la modalità normale con la quale i potenti della Terra, sotto ogni latitudine, decidevano destini e supremazie. Nel Vicino Oriente (Iraq, Afghanistan), in Africa (regione dei Grandi Laghi e Corno d'Africa), in Europa (Balcani) si andava ridisegnando un nuovo ordine globale. Anche per la Mezzaluna Fertile del Mediterraneo, malgrado qualche piccolo sprazzo di luce, il clima di militarizzazione e l'insana idea dello “scontro di civiltà” non favorivano di certo ricomposizione e riconciliazione. Con Ali ci sentivamo frequentemente, nel condividere i tratti di quel passaggio di tempo ma anche i cambiamenti che attraversavano le nostre vite.

In quel contesto, avvenne l'incontro di Ali con Enrico Maghenzani e Franco Battiato. E' strano come nella vita delle persone di intreccino casualità, pensiero e ricerca spirituale, ma fu proprio in quell'incrocio di sensibilità che prese corpo l'idea di realizzare un concerto nel cuore di un'antica città come Baghdad in profonda sofferenza dopo la prima guerra del Golfo. Il 4 dicembre 1992, presso il Teatro Nazionale iracheno, nell'ambito di un'iniziativa umanitaria per l'infanzia irachena promossa da "Un ponte per Baghdad" avvenne un piccolo miracolo, “il Concerto di Baghdad”.

Accompagnato dall'orchestra de “I Virtuosi Italiani” e dall'“Orchestra Sinfonica Nazionale d'Iraq”, venne trasmesso in Europa quasi in diretta e successivamente in Italia nella notte di Natale. L'evento, oltre ad essere un momento di speranza e di unione, servì anche per raccogliere fondi per aiutare otto bambini iracheni con gravi patologie a raggiungere l'Italia per essere curati.

Poi fu di nuovo guerra, fra le tante bugie che servivano a giustificare un intervento militare fuori da ogni regola del diritto internazionale, ma pure non nascondendo affatto che quella guerra avveniva in nome della difesa del primato dell'Occidente e del proprio stile di vita indicato come “non negoziabile”. Oggi la storia si ripete drammaticamente, purtroppo non s'impara mai niente.

Di quel concerto rimangono le immagini, le voci e i suoni. Di persone di straordinaria sensibilità che credevano nella pace. E di una bambina, Aida, che Battiato volle vicino a sé nella parte finale del concerto.

https://youtu.be/otuDAwqOE20 

Per chi non ha avuto il modo di ascoltare quella musica e quelle parole, ma anche quelle immagini che a trentatré anni ancora mi emozionano, ho pensato che ricordarle avrebbe potuto aiutare a comprendere il valore del tragitto umano di un amico che un mese fa ci ha lasciati per raggiungere – con il protagonista di quel concerto a sua volta scomparso tre anni fa – la quiete che qui non poteva più trovare. (m.n.)

 

7 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Mimma il 20 giugno 2025 13:58
    Grazie Michele, grande emozione. Se artisti e poeti guidassero il mondo sarebbe un'altra Storia.
  2. inviato da Della il 19 giugno 2025 17:30
    Grazie!!!! Oh Ali... Nel cuore
  3. inviato da Beatrice il 19 giugno 2025 17:29
    Grazie, bellissimo.
  4. inviato da Gisella il 19 giugno 2025 17:23
    Grazie di questo bel dono che ho ascoltato con emozione. Spero tutto bene per Lei.
    Buona estate.
  5. inviato da Angela il 19 giugno 2025 17:22
    Grazie Michele, lo sto ascoltando con emozione. I suoi concerti erano esperienze sensoriali, mistiche, che davano una strana energia simile a una pace celestiale, che durava qualche giorno. L'ho ascoltato dal vivo tante volte, c'ero al suo ultimo concerto che ha tenuto a Rovereto. Nostalgia. Grazie di cuore per la condivisione di questo ricordo. Ciao
  6. inviato da Gianni Rocco il 19 giugno 2025 17:22
    Grazie Michele, in momenti bui i cui tutto sembra precipitare un abisso senza fondo ricordare momenti come questi ci aiuta a coltivare la speranza che il mondo ritrovi la via per uscire da questo incubo. Servirà ancora, come sempre, riflessione ed impegno ma una strada ci deve essere per intravedere almeno la luce in fondo al tunnel.
    Buona serata e un grande abbraccio.
  7. inviato da Silvia il 19 giugno 2025 17:20
    Meraviglioso. Grazie Michele. Non trovo altre parole.
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