«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene

Marcello, maestro irregolare

Marcello Farina (foto di Gianni Zotta, da Vita Trentina)

 

“Stava sul filo dell’onda e del vento”

Frammento 212, di Archiloco



Ancora un’altra perdita: quella dell’amico Marcello Farina.

Che si può dire della morte, se non il lascito di tristezza infinita che ci consegna? Ognuno fa i conti con i propri ricordi relativi alla persona che se ne è andata. Fin dal primo momento in cui si è saputo che don Marcello Farina non era più, in rete si sono avvicendati spunti di memoria di tante persone che lo hanno avuto come catechista o insegnante, che hanno condiviso esperienze di lavoro in quanto collega, come sacerdote o uomo di cultura nella veste di filosofo, teologo e storico. In molti hanno avvertito il bisogno di parlare, di dire di lui.

Va bene così: parliamo. Parliamo della vita di un maestro irregolare, titolo del tutto onorifico, a mio parere. Irregolare come lo sono stati nel corso del Novecento alcuni protagonisti citati nel volume di Filippo La Porta1. Nomi famosi, figure di intellettuali “scomodi’”, spesso ignorati, marginalizzati e relegati in spazi di minoranza. In qualche modo così è stato anche per lui, nonostante il suo essere immerso nel flusso delle contraddizioni. O forse proprio per questo.

Oggi la sua assenza unisce in un abbraccio di dolore una moltitudine di persone a cui negli anni ha assicurato un contributo di pensiero e di amicizia. Per questo resterà: in un qui e ora che eternizza ciò che in noi rimane di lui.

Diviso fra utopia religiosa e utopia politica, ha praticato l’onestà dell’incontro con quanti aveva intorno, distribuendo qua e là pezzi di conoscenza con l’ascolto e la discussione pacata, atteggiamenti consueti nei rapporti. Non ascoltava solamente, interagiva ed era grato quando ciò avveniva con punti di vista divergenti dai luoghi comuni che invadono società e coscienze individuali. In essi riconosceva qualcosa di "straordinario". E straordinario era un termine utilizzato da lui di frequente.

Forte, a volte vibrante, la sua critica verso il quieto vivere prescelto da troppa parte della popolazione, indifferente verso i deboli e inerte verso i poteri economici e politici. Dalle sue parole traspariva quello slancio ideale che presuppone capacità di esporsi, fuori e dentro la Chiesa: andare contro corrente all’occorrenza, senza accomodarsi in impegno parolaio e apparente, privo della volontà di cercare la maniera individuale per concorrere ad una società più giusta. Detto in sintesi: non basta l’ossequiosa obbedienza ai precetti evangelici, né a linee ideologiche o di partito; serve di più.

I mezzi utilizzati per dare vita al suo ruolo sono stati i più diversi: l’esercizio della funzione sacerdotale, le prediche sempre affollate di fedeli, le lezioni a scuola, la scrittura di libri con cui lasciare traccia della cultura del nostro territorio, dell’esperienza significativa del movimento cooperativistico, delle vicende dei mondi operaio e agricolo per rivendicare uguaglianza e dignità in una società classista, con la quale il messaggio evangelico ha poco a che spartire.

Nei numerosi viaggi in cui ho frequentato Marcello Farina – mentore e guida storico-artistica – ho avuto modo di seguire le mete individuate sulla carta storico geografica europea, ma soprattutto le mete di una ricerca culturale.

Si è trattato di viaggi che andavano incontro alle soglie, ai crinali della storia: la soglia che metteva in luce le esigenze religiose dei catari e la crudele reazione dell’istituzione ecclesiastica; quella che faceva emergere il debito nei confronti della cultura araba andalusa alla quale l’Europa deve la conservazione del portato di cultura dei classici e la possibile convivenza fra pensiero islamico ed ebraico un tempo esistita, a cui, fra l’altro, si deve la poeticità dell’esistenza; quella segnata dalle tappe delle vita di Lutero e del luteranesimo nella tensione fra mondo germanico e chiesa romana; o anche la soglia che, seguendo la Marna, ritornava alla prima grande guerra e al confine conteso fra Germania e Francia; la tappa a San Pietroburgo, posta sul limes europeo occidentale - orientale, caratterizzato dall’incrocio di grandi eventi di guerra, ma anche di arte settecentesca; ed ancora la soglia tra mondo greco e mondo anatolico, dove la scoperta e l’amore per la Turchia si è coniugata con il recupero della classicità greca e romana…

E questo solo per ricordare alcuni ambiti tematici che hanno caratterizzato la sua ricerca culturale, coinvolgendo molti degli amici o studenti, sempre pronti ad accorrere alle sue lezioni.

La passione per la filosofia e per l’utopia politica derivava dall’entusiasmo con cui richiamava alla mente Socrate o Hannah Arendt, Simone Weil o Maria Zambrano (tanto per citare qualche nome). Analogamente, la passione per il sacro ritornava sempre alla figura di Gesù Cristo. Per meglio dire, rubando le parole a Vito Mancuso, ritornava a Gesù e Cristo.

Il dissidio, la stasis, che secondo il pensiero tradizionale distingue tra la figura storica e quella sacra del figlio di Maria, in Marcello Farina veniva ricomposto dalla scelta coraggiosa della volontà: nell’attraversamento del suo tempo ricomponeva l’essere “don Marcello”, sacerdote e storico, cercando di far prevalere la fiducia nell’umanità nonostante il severo giudizio circa l’odierno contesto politico disperante, attraversato da logiche di potere, violenza e guerre.

Nell’introduttivo Invito alla Lettura di un mio libro2 scriveva «dell’importanza di riflettere sul nostro presente … per convincerci che la storia va sempre letta sì, materialmente, a cominciare dal passato, ma, spiritualmente, a ritroso, dall’oggi, cioè con la responsabilità di chi ha ereditato tutto il travaglio delle vicende umane e deve saperlo tradurre in azione “politica” giusta e libera».

Ecco perché, anche di don Marcello Farina si può parlare di un maestro irregolare con cui è stato possibile camminare insieme.

Micaela Bertoldi

1Filippo La Porta, Maestri irregolari. Una lezione per il nostro presente. Bollati Boringhieri (Nicola Chiaromonte, George Orwell, Simone Weil, Albert Camus, Ignazio Silone, Arthur Koestler, Carlo Levi, Hanna Arendt, Christopher Lasch, Pier Paolo Pasolini, Ivan Illich)

2 Terre di Anatolia, Contro Editore, 2010

 

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