"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un messaggio augurale

chaplin
"Se vuoi la pace, prepara la pace."
Aldo Capitini

Care e cari,

nei giorni scorsi, per iniziativa dell'Associazione "46° parallelo" è uscita nelle librerie la prima edizione dell'"Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo". Racconta di un mondo dilaniato da guerre di diversa intensità, alcune delle quali che si trascinano da anni senza soluzione generando così nuove aree di destabilizzazione, altre che coprono situazioni di massima deregolazione dove prosperano traffici di ogni tipo e moderni business, altre ancora hanno a che vedere con il controllo delle materie prime, ieri il petrolio, oggi l'acqua.

E' una fotografia inquietante, non solo per ciò che ognuna di queste guerre rappresenta in termini di sofferenza e di degrado, ma anche perché - nel tempo dell'interdipendenza - ognuna di queste situazioni riverbera in tempo reale i suoi effetti sulle nostre vite. Non è che semplicemente ci riguardano perché siamo persone sensibili verso ciò che accade nel mondo, ma perché gli affari dei traffici criminali ce li ritroviamo intorno a noi in termini di riciclaggio o di investimenti finanziari, così come l'impoverimento di intere aree ha effetti sui processi migratori e così via, generando a loro volta insicurezza, paura ed aggressività.

Con il giornalista trentino Raffaele Crocco che dell'associazione "46° parallelo" è uno dei promotori abbiamo concordato come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani la presentazione dell'Atlante a Trento nel mese di gennaio. Sarà l'occasione per una riflessione sul presente, fuori dall'emergenza di un fatto di cronaca, ma come necessità di uno sguardo più nitido sul nostro tempo.

Ma in questi giorni che ci avvicinano alle festività del Natale e del Capodanno, all'insegna del consumismo e dei centri commerciali, vorrei ricordare a tutti noi che c'è un'interdipendenza che va anche nella direzione opposta. E' quella di un modello di sviluppo e di stili di vita che qualcuno si ostina a pensare come "non negoziabili" e che producono inesorabilmente, a fronte del carattere limitato delle risorse, insostenibilità. Il fallimento della Conferenza di Copenhagen è lì a dirci che il destino è terrestre, che o si cambia o non c'è futuro.

Il mio augurio è che tutti ne siamo consapevoli. E che, partendo da qui, ci si interroghi sull'impronta che lasciamo dietro di noi e intorno a noi. Giorni sereni.

Michele Nardelli
presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti umani

 

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