"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

05/09/2023 -
Il diario di Michele Nardelli
Un momento della Carovana sul ghiacciaio del Mandrone

Ho partecipato nei giorni scorsi alla quarta tappa della “Carovana dei Ghiacciai” nello scenario dell'Adamello. La responsabile della Carovana, Vanda Bonardo, mi aveva chiesto di portare un pensiero in occasione del “saluto al ghiacciaio”, momento speciale che segna ognuna delle tappe di questa manifestazione.

Il ghiacciaio dell’Adamello, il più esteso d’Italia, come tutti i ghiacciai dell'arco alpino, è in grave sofferenza: dal 2015 ad oggi ha registrato infatti una perdita di 50 ettari di superficie (pari a 70 campi da calcio). E il ghiacciaio del Mandrone, che insieme al Pian di Neve fa parte del complesso glaciale dell'Adamello, negli ultimi 12 anni ha registrato un arretramento frontale di 330 metri, di cui 139 metri solo nel corso del 2022.

E' questa, in estrema sintesi, la fotografia offertadai dati della SAT (Società Alpinisti Tridentini) in occasione del monitoraggio eseguito nel corso della quarta tappa in Trentino-Alto Adige della IV edizione di Carovana dei Ghiacciaila campagna internazionale di Legambiente per sensibilizzare l'opinione pubblica sul drammatico ritiro dei ghiacciai a causa della crisi climatica. Con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), l'iniziativa ha assunto quest’anno una dimensione internazionale,grazie alla collaborazione con CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi),tanto che due delle sei tappe vengono realizzate in Austria e Svizzera, allo scopo di costruire nuove alleanze attraverso uno scambio con il mondo della ricerca europeo ma anche con i cittadini e le istituzioni locali.

Arrivando al Rifugio Mandrone dalla Presena le sensazioni che ho provato sono state davvero forti e dolorose: per la maestosa bellezza di un ecosistema che da migliaia d'anni vive quassù in stretta connessione con le valli e i territori che lo circondano, ma anche per l'evidente agonia di un corpo vivente che si fonde per effetto del surriscaldamento del pianeta, la cui prima responsabilità è da attribuire all'azione dell'uomo per effetto delle emissioni climalteranti.

Il fiume d'acqua di colore marrone che scende dal Mandrone ci racconta di un'erosione del ghiacciaio che investe in particolare la sua parte inferiore, la più remota, portandosi con sé materiali (e micro organismi) riconducibili alla sua storia millenaria.

Ai miei occhi era come un gigantesco orso bianco in agonia, ferito colpevolmente dal nostro modello di sviluppo e dal nostro modo di vivere. Ed è proprio di questo ho parlato nel mio saluto al ghiacciaio e ai partecipanti alla Carovana. Del rovesciamento del tradizionale rapporto fra tempi storici e tempi biologici e del nostro essere ad un tempo vittime e carnefici di questa situazione. Di quella tragica eredità che la mia generazione lascia dietro di sé, malgrado per tempo qualcuno avesse messo in guardia sugli effetti che il delirio delle “magnifiche sorti progressive” avrebbe comportato.

Da quando Giacomo Leopardi nel 1834 a Torre del Greco, osservando lo “sterminator Vesevo”, ammonì il suo tempo, quel “secol superbo e sciocco”1, sono trascorsi quasi due secoli, ma la capacità di scrutare i segni del tempo nonostante le straordinarie conquiste della scienza non ha saputo impedirci di inoltrarci sempre di più nel territorio dell'insostenibilità.

Ed oggi, come duecento anni fa, nella nebbia del presente è ancora la poesia ad aiutarci a capire. Le ultime parole di Andrea Zanzotto racchiuse nell'aforisma che ci ha lasciato in dono prima di andarsene, risuonano fra queste montagne con la stessa forza ammonitrice: “In questo progresso scorsoio, non so se vengo ingoiato o se ingoio”. Non un atto di accusa, o almeno non solo, ma il richiamo ad una forma di autocoscienza collettiva che ci porti a cambiare a cominciare da ciascuno di noi.

Guardo le persone che mi stanno ad ascoltare, cerco nei loro occhi una reazione riflessiva capace di andare oltre un tempo manicheo, perché è il pensiero di cui siamo figli ad averci fatto deragliare. Il che significa mettere in discussione i vecchi paradigmi e non è facile. Ed è interessante riscontrare, almeno nelle parole di uno scienziato come Marco Giardino, vice presidente Comitato Glaciologico Italiano, come i pensieri di persone che pure hanno percorsi formativi ed esperienze di vita molto diverse fra loro, possano intrecciarsi, a testimonianza di come la complessità del presente richieda un approccio sempre più interdisciplinare. Così come nelle parole di ringraziamento dei molti giovani partecipanti alla Carovana, verso i quali sento il dovere di una sorta di risarcimento quand'anche fatto solo di parole, che siano una testimonianza come in questo caso o un libro capace di diventare riferimento per l'agire collettivo.

La quarta tappa della Carovana si conclude a Trento presso la sede della SAT con la presentazione dei dati raccolti: Andrea Pugliese, presidente circolo Legambiente Trento, Christian Ferrari, presidente Commissione glaciologica SAT, Valter Maggi, presidente Comitato glaciologico italiano e Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente e presidente Cipra Italia racconteranno ai media presenti dello stato di salute di un ecosistema tanto imponente quanto fragile, della geodiversità dell’ambiente glaciale che malgrado tutto continua ad offrire i suoi servizi in termini di approvvigionamento idrico, di habitat per le specie animali e vegetali nelle aree deglaciate e di una mole di conoscenze scientifiche indispensabili per cercare di gestire in modo appropriato la crisi climatica.

Il viaggio di Carovana dei Ghiacciai 2023 prosegue in Austria, nel Vorarlberg, sul Ghiacciaio Ochsentaler e successivamente in Svizzera, per l'ultima tappa sul ghiacciaio del Morteratsch, nel Cantone dei Grigioni.

1https://giacomoleopardi.it/?page_id=6451

 

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