"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Fiemme e Fassa

Nelle Alpi devastate dagli eventi atmosferici
Val Visdende

Dal 15 al 17 febbraio 2019 si svolge l'itinerario n.10 del "Viaggio nella solitudine della politica". S'intitola "Esiti del cambiamento climatico. Nelle Alpi devastate dagli eventi atmosferici" e si snoderà attraverso le Alpi Carniche, il Cadore, il Lagorai e le valli colpite dal vento devastante che nella notte fra il 29 e il 30 ottobre  è arrivato a punte oltre i 200 chilometri orari.

«Ciò che è accaduto nella notte fra il 29 e il 30 ottobre del 2018 nelle foreste dolomitiche e carniche rappresenta un avvenimento tanto inedito quanto inquietante che ci porta a considerare come gli esiti dei cambiamenti climatici siano da considerare nel nostro presente. Ne ho parlato nel mio blog nella riflessione dal titolo “La ribellione della natura” (http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4215) e riprendendo il prezioso reportage di Giampaolo Visetti “La terra guasta” (http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4214).

Malgrado l'evidenza degli avvenimenti che investono il pianeta sotto ogni latitudine e rispetto ai quali nessuno può chiamarsene fuori, tanto la dimensione pubblica (le scelte dei governi in primo luogo) quanto quella privata (i nostri stili di vita) non sembrano approdare ad alcun significativo ripensamento.

 

leggi | 1 commenti - commenta | leggi i commenti
Stava. Trent'anni e un giorno.
Stava, prima della tragedia

Tempi interessanti (21)

(20 luglio 2015) Non amo gli anniversari, vi vedo troppa retorica e ipocrisia. Non mi piace l'idea che il ricordo sia richiamato di tanto in tanto anziché diventare insegnamento permanente. Sono stufo di sentire espressioni come “mai più” o “per non dimenticare” che suonano vuote e che io stesso ho usato in passato, perché ogni volta che le ho pronunciate poi ho dovuto prendere atto di quanto fossero rituali e lontane dalla realtà. Perché dalla storia non si impara quasi nulla. Perché la ritualità ha il sopravvento sull'elaborazione. Perché non solo si dimentica ma si rimuove tutto ciò che chiama in causa le nostre stesse responsabilità (falsa coscienza). Perché nella ricerca delle responsabilità si tende ad affrontare solo il tema della colpa criminale, lasciando inesplorata la colpa politica e quella morale.

Il rogo della cultura
L\'incendio al teatro di Cavalese

(5 marzo 2013) Quando vanno in fumo i simboli della cultura ho sempre un presentimento che mi riempie di inquietudine, che ciò accada a Bari, a Napoli o a Cavalese. Perché l'accanimento contro la cultura è un tratto di questo tempo, delle guerre moderne che scelgono i luoghi della storia come obiettivi da cancellare, come delle mafie che ne hanno fatto una sorta di macabro rituale.

C'è solo da augurarsi che l'incendio di origne dolosa che ha distrutto il teatro di Cavalese nella notte fra domenica e lunedì, all'indomani della conclusione dei mondiali di sci nordico di Fiemme, non abbia nulla a che fare con tutto questo. Mentre procedono le indagini della Magistratura, non rimane che esprimere la vicinanza verso questa comunità per la perdita di uno dei luoghi della sua coesione sociale.

Daiano, l'autonomia al tempo della crisi
Daiano, Valle di Fiemme

Incontro con il Gruppo consiliare del PD nel quadro del ciclo "365 giorni per 217 Comuni". Partecipano Mattia Civico e Michele Nardelli

19-21 agosto: la Turchia a Moena
La festa al rione turco di Moena

di Francesca Zeni 

Avreste mai immaginato di veder sventolare decine di bandiere turche nel cuore delle Dolomiti? O di cercare assetati una fontana e di trovare, tra i fienili trentini, il busto di un uomo con fez e mustacchi accanto all'acqua che sgorga fresca dalle montagne? A Moena oriente e occidente si mescolano, e ogni estate ne viene ritualmente celebrato l'intreccio. Uno dei quartieri più antichi della città dolomitica prende il nome di "Turchia", e accanto ai tradizionali tabià e agli affreschi con scene di caccia sulle pareti delle case, offre allo sguardo sfondi rossi con la mezzaluna e la stella. Ma non si tratta di cittadini immigrati che celebrano con nostalgia il paese d'origine. Gli abitanti del rione, moenesi da generazioni, affermano con orgoglio di sentirsi "turchi", nonostante i cognomi locali e la parlata ladina.

Stava, 19 luglio 1985
Stava, pochi attimi prima della tragedia

di Luisa Pachera

(19 giugno 2010) Il 19 luglio del 1985, quasi 25 anni fa, a Stava sono morte 268 persone travolte da una colata di fango che proveniva dai bacini di deposito del materiale di scarico della miniera di Prestavel. 

25 anni dopo la Val di Stava è più bella che mai, è percorsa da un torrente che gorgoglia tra i sassi, l'aria è limpida e il suo verde ha mille sfumature smaglianti. Eppure, se si guarda bene, sotto l'erba dei prati si riesce ancora a vedere il fango che il 19 luglio del 1985 si è steso su ogni cosa. Gli steli, le foglie e i fiori lo nascondono allo sguardo, non alla nostra coscienza. 

Per ricordare assieme quel tragico evento, per raccontarlo a chi non ne conosce i dettagli ho scritto un'opera teatrale che sarà rappresentata dalla compagnia "Gad" di Trento il 17 luglio a Tesero e il 30 luglio a Rovereto presso la Campana dei Caduti. 

(La rappresentazione s'intitola Stava, 19 luglio 1985 e ha ricevuto il patrocinio del Presidente della Giunta Provinciale di Trento, della Fondazione Museo Storico del Trentino e della Fondazione Stava 1985) http://www.luisapachera.it/

pagina 2 di 2

12