"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Viaggi

Nelle terre dell'osso. Un nuovo itinerario nell'ambito del Viaggio nella solitudine della politica
Irpinia, 1980

Dal 30 maggio al 3 giugno 2018 nelle «terre dell’osso», alla ricerca di suoni che diano speranza al Mezzogiorno.

Siamo giunti così all'ottava puntata di questo nostro "Viaggio nella solitudine della politica". Prenderà il via da L'Aquila il prossimo 30 maggio e ci porterà nei giorni successivi in quelle che Vinicio Capossela, nel suo "Il paese dei coppoloni", chiama le «terre dell’osso». Attraverso il Sannio, l'Irpinia e la Lucania per cinque giorni incontreremo le persone, le storie di vita, le riflessioni e le esperienze che cercano di dare speranza alle terre di mezzo di un Mezzogiorno profondo e vero ma anche spremuto, svuotato e vilipeso nel nome di un progresso senza futuro.

Il programma: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4106

Nelle «terre dell’osso»
Borghi abbandonati. Conza.

L'itinerario n.8 del "Viaggio nella solitudine della politica" ci porta dal 30 maggio al 3 giugno nelle «terre dell’osso», alla ricerca di suoni che diano speranza al Mezzogiorno.

Siamo giunti così all'ottava puntata di questo nostro "Viaggio nella solitudine della politica". Prenderà il via da L'Aquila il prossimo 30 maggio e ci porterà nei giorni successivi in quelle che Vinicio Capossela, nel suo "Il paese dei coppoloni", chiama le «terre dell’osso». Attraverso il Sannio, l'Irpinia e la Lucania per cinque giorni incontreremo le persone, le storie di vita, le riflessioni e le esperienze che cercano di dare speranza alle terre di mezzo di un Mezzogiorno profondo e vero ma anche spremuto, svuotato e vilipeso nel nome di un progresso senza futuro.

Per chi fosse interessato e intendesse partecipare può telefonare al 347 4098578 (Michele). Qualche posto sul nostro pulmino ancora c'è e ci si può sempre aggregare con mezzi propri.

leggi | 2 commenti - commenta | leggi i commenti
Nel limes catalano, che ci parla di noi
A Port Bou

Itinerario catalano. Un diario di viaggio nelle contraddizioni di un'Europa che deve imparare ad ascoltarsi

 

di Michele Nardelli

(31 marzo 2018) «Come può l'Europa farsi carico della questione catalana? Ascoltando la Spagna. Non il governo di Madrid, ma la realtà di questo paese...». Nelle parole di Alexis Rodriguez Rata, giovane studioso di Altiero Spinelli che incontriamo al Museo del Mar in una Barcellona battuta dalla pioggia, c'è forse l'essenza dei giorni di immersione nella questione catalana. Per comprendere – se ancora non l'avessimo capito – che siamo di fronte a una crisi europea, che l'Europa ha scelto di non ascoltare e di non vedere per timore che i nodi che la vicenda catalana pone non contagiassero un continente ritornato preda di vecchi e nuovi nazionalismi.

Un'agenda fittissima di incontri, tanto fitta da non riuscire ad assolvere l'agenda di lavoro che ci siamo dati e quelli che nel corso della nostra visita si andavano proponendo, cui cerchiamo di rimediare con una serie di interviste a lato dei nostri appuntamenti che andranno ad arricchire successivamente il racconto del viaggio. Voci diverse, intellettuali, esponenti politici o della società civile, militanti federalisti ma anche indipendentisti, per capire le posizioni in campo e dare voce a quelle realtà che, malgrado il radicalizzarsi dello scontro, lavorano per cercare vie d'uscita da una situazione bloccata e – in assenza di soluzioni politiche – destinata a degenerare.

Una comunità di pensiero, per stare al mondo
Un momento della conversazione a Sant'Anna

Nella spettacolare cornice dell'antico monastero di Sant'Anna1 abbiamo cercato di restituire ad un folto gruppo di amici quel che il recente viaggio in Catalunya ci ha consegnato. Lo abbiamo fatto attraverso una serie di immagini/riflessioni che si sommano a quanto con Federico abbiamo già scritto. Metto quindi per esteso gli appunti che ho proposto introducendo la proficua conversazione di sabato scorso, chiedendo ai presenti di fare altrettanto, sviluppando in forma scritta le loro stimolanti considerazioni.

di Michele Nardelli

 

1. L'omaggio a Walter Benjamin, l'attualità del suo messaggio

Cominciamo dalla fine del nostro viaggio, la visita a Port Bou dove sorge il memoriale in ricordo di Walter Benjamin. Qui, nella notte fra il 26 e il 27 settembre del 1940, il filosofo tedesco stremato dal fuggire infinito dalla persecuzione nazista e devastato dalla decisione del governo franchista di chiudere il suo territorio ai “profughi illegali” decise di porre fine alla sua esistenza. Scrisse un biglietto: «In una situazione senza uscita, non ho altra scelta che farla finita. E la mia vita terminerà (va s'achever) in un paesino dei Pirenei in cui nessuno mi conosce. La prego di trasmettere i miei pensieri al mio amico Adorno, e di spiegargli la situazione nella quale mi sono trovato. Non mi resta abbastanza tempo per scrivere tutte le lettere che avrei voluto scrivere».

Nel promontorio a picco sul Mediterraneo dove l'architetto di origine ebraica Dani Karavan realizzò agli inizi degli anni '90 un memoriale per nulla retorico e di straordinaria efficacia comunicativa, a pochi passi dal cimitero di Port Bou, i flutti delle onde ci ricordano dell'infinito lottare per la vita. E della straordinaria attualità del messaggio che Benjamin ci ha lasciato, mettendoci di fronte alla critica del progresso con il suo celebre scritto sull'Angelus Novus di Paul Klee2, alla questione dell'umano nella storia in un tempo che con il “prima noi” sdogana la fine dell'umanesimo, alla condizione dell'apolide fra il diritto di cittadinanza di ogni essere umano e i confini degli stati-nazione all'origine delle grandi tragedie del Novecento.

Ragione quest'ultima che aveva portato Soheila Javaheri e Razi Mohebi – amici cari che hanno partecipato al nostro viaggio – ad immaginare da tempo di concludere proprio qui a Port Bou l'autobiografia della prima parte della vita di un apolide moderno come Razi. In quel bisogno imprescindibile di passare da una condizione di sopravvivenza vegetativa ad una vita che possa definirsi tale, ben rappresentata da quella piccola frontiera ancora oggi militarizzata che ci ferma e che mette Razi per l'ennesima volta di fronte al proprio status di “cittadino del nulla”. Non avremmo potuto immaginare una conclusione del nostro itinerario catalano più paradigmatica.

Nell'Europa delle autonomie responsabili. Viaggio in Catalunya
Barcellona

Inizia giovedì 22 marzo 2018 il settimo itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica".

Nella programmazione del “Viaggio nella solitudine della politica” non avevamo immaginato uno specifico viaggio catalano. Ma il nostro viaggio si rivela un generatore di idee e proposte che via via prendono corpo. E così dopo lo stimolante itinerario nel cuore di una Padania ormai declassata dalla Lega a trazione integrale del “prima gli italiani”, gli incontri di Pieve di Soligo “Autonomie cooperanti - L'utopia di un'Europa che si fonda sull'autogoverno territoriale” (22 ottobre) e di Trento “Autonomie - Quel cambio di sguardo che serve all'Europa” (alle Gallerie di Piedicastello, il 16 dicembre 2017), sono nate alcune piste di lavoro fra le quali la proposta di un viaggio in Catalunya, nella regione europea diventata cruciale rispetto alla possibilità di ridisegnare l'Europa in senso federalistico.

leggi | 1 commenti - commenta | leggi i commenti
Capodanno a Sarajevo
Bosnia Erzegovina

29 dicembre 2017 - 3 gennaio 2018

Perché no? Il Capodanno in una delle città più belle e affascinanti del mondo.

Sei giorni attraverso la Costa Dalmata e la Bosnia-Erzegovina, con Capodanno a Sarajevo, la “Gerusalemme dei Balcani”. Un’occasione unica per ammirare queste terre immerse nel sonno invernale; spesso ricoperte di neve che scende a coprire rive di fiumi e boschi, tetti di abitazioni e campagne, croci e mezzelune, avvolgendo con il suo abbraccio una terra ricca di genti, culture e religioni. Tutto questo attraverso la rete di “Viaggiare i Balcani”, per un turismo alternativo e responsabile, per apprezzare e conoscere rispettando culture, storie e luoghi.

Europa. Storie di confine (7)
Razi e Michele a Port Bou (memoriale Walter Benjamin)

Quello che segue è il settimo “racconto breve” ispirato da un viaggio formativo nel cuore balcanico dell'Europa e non solo. Questa volta dedicato al sorgere in Europa dopo la caduta del muro di Berlino di ben ventidue nuovi stati-nazione. Dei loro relativi confini e dei reticolati posti a difesa del “prima noi”. Della deriva nazionalista e del declino del progetto europeo. Del passato che, in assenza di elaborazione, non passa. Di due piccoli luoghi di confine, così lontani eppure tanto vicini. Esce in contemporanea su www.balcanicaucaso.org e su www.michelenardelli.it

 

«Che “cosa” è dunque l'Europa?

L'Europa non è un “territorio”.

E non è una “cosa”, che precederebbe ogni storia.

L'Europa è sempre incompiuta,

come un progetto da realizzare»

Mauro Ceruti

“Il tempo della complessità”

 

di Michele Nardelli

I confini sono duri a morire. Eppure, quando con gli accordi di Schengen quelli interni all'Unione Europea iniziarono ad essere smantellati fu un giorno di speranza. Per il fatto in sé e perché quello smantellamento lasciava intravvedere un processo di unione politica solo iniziato, che avrebbe potuto coinvolgere via via un numero crescente di paesi e regioni.

C'era un disegno, quand'anche non lineare ed avversato, che finalmente riprendeva il filo conduttore di Ventotene. Al quale corrispondeva una strategia di allargamento verso i Balcani occidentali e la Turchia1. E quel “Processo di Barcellona” che immaginava il Mediterraneo come uno spazio chiave di relazione, di cooperazione e di pace.

pagina 6 di 8

12345678