"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Nella cornice del quarto itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica", lungo il limes tra Venezia e Goli Otok, uno degli incontri preziosi è stato quello con lo scrittore e giornalista del quotidiano "Il Piccolo" Roberto Curci a partire dal suo libro "Via San Nicolò 30. Traditori e traditi nella Trieste nazista".
Un libro che chiede a tutti di riflettere sulle responsabilità individuali nei drammi collettivi della Storia. E che pone una domanda cruciale: quanto siamo disposti ad elaborare il passato? Il passato in questo caso è la Risiera di San Sabba e le complicità con l'occupazione nazista della città di Trieste.
"Via San Nicolò 30" viene presentato a Trento, presso la Libreria Einaudi, in Piazza della Mostra, sabato 2 dicembre 2017, alle ore 11.00. L'autore dialogherà con Micaela Bertoldi, Erica Mondini, Michele Nardelli e Nadia Scappini.
Incontro pubblico sulla storia del gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro
Oggi, giovedì 23 novembre alle ore 20.30, presso la Sala della Circoscrizione Piedicastello in Via Verruca 1. Con il saluto dell'Assessore alla Cultura del Comune di Trento Andrea Robol, del Presidente della Circoscrizione Claudio Geat, del Presidente della Circoscrizione Prijedor Radojica Djudjic.
A seguire l'intervento di Marco Abram, ricercatore dell'Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa, dal titolo "Tra Italia e Balcani: le relazioni dal basso alle origini del Progetto Prijedor" e la testimonianza di Annalisa Tomasi, prima delegata dell'ADL a Prijedor dal 2000 al 2003 e referente per il gemellaggio fino al 2013, dal titolo "Il gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro".
Il Gioco degli specchi vi propone il primo di una serie di incontri periodici per parlare, leggere, riflettere ad alta voce, raccontare agli altri le pietre miliari che abbiamo fin qui scoperto e che ci indicano la nostra strada.
Poesie e racconti, letture e scritture, in lingua italiana e in lingue straniere, per ripensare insieme la propria vita individuale e collettiva.
Sabato 18 novembre 2017, ore 17.30, a Trento, Community cafè, via Gorizia 18: incontro con Razi e Soheila Mohebi.
di Federico Zappini *
«Un déjà-vu è un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa». Così Trinity spiegava a Neo il passaggio ripetuto di un gatto nero nel primo capitolo di Matrix. Le sembianze di un déjà-vu assume anche la discussione attorno ai temi riguardanti le criticità nella gestione dello spazio urbano della città di Trento. Articoli di cronaca (numerosissimi, quasi riusciti nell’impresa di saturare lo spazio informativo), editoriali e dichiarazioni – di politici, esperti, comitati, ecc. – sembrano sempre riportare allo stesso punto. Il tempo passa e il gatto nero – sotto l’etichetta passpartout del “degrado” – si ripresenta davanti a noi, sempre uguale. Accettare il ripresentarsi del déjà-vu è un modo comodo per non impegnarsi mai nell’immaginare il passo capace di rompere la circolarità di un movimento che ci sta dando un po’ alla testa.
Riprendo dal blog (https://pontidivista.wordpress.com/) questo testo di Federico Zappini che condivido nel merito come nel metodo. Non è solo questione di solidarietà rispetto all'assurdità della richiesta di ritorsioni economiche della PAT o al procedimento giudiziario relativo all'occupazione dell'ex dogana, riguarda piuttosto un'idea di fondo che ha a che fare con i processi di cambiamento che investono una comunità rispetto ad un contesto sociale (e giuridico) palesemente ingiusto. Processi di trasformazione che avvengono molto spesso sul piano culturale prima che muti l'assetto giuridico, creando così conflitti sociali certamente generativi ma anche dolorosi.
Le occupazioni che la città di Trento ha conosciuto fra la fine degli anni '60 e la prima metà degli anni '80 erano tutte azioni illegali ma sfido chiunque a negarne il valore quali tappe importanti non solo nel disegnare l'assetto del verde urbano nei decenni successivi, anche se spesso ce ne siamo dimenticati, ma anche una diffusa cultura partecipativa che attraverso l'azione dei Comitati di Quartiere portò ad un allora inedito decentramento amministrativo.
Va considerato, inoltre, che i protagonisti di quelle azioni “illegali” erano – fra gli altri – molti di quei giovani che in seguito assunsero un ruolo di primo piano nella vita politica ed amministrativa della città e della comunità trentina.
Non è questo il contesto per ricordare le une e gli altri, ma pensare di rispondere come nel caso dell'occupazione dell'edificio dell'ex Dogana di Trento e dopo anni con atti ritorsivi è davvero avvilente, disconoscendo lo stesso riconoscimento politico che quell'occupazione ebbe da parte delle istituzioni.
Se lo si fa in nome del rispetto della legge o della cultura della legalità, basterebbe ricordare che anche forme elementari di lotta come gli scioperi o le manifestazioni sono stati illegali e che se oggi siamo in democrazia dovremmo solo ringraziare chi quelle leggi ebbe il coraggio di infrangerle. Per non parlare delle leggi razziali, delle discriminazioni di varia natura, delle guerre e del nostro parteciparvi contro il dettato costituzionale... e di tutto quello che ha a che fare con la falsa coscienza di chi non ha alzato un dito per impedire che tutto ciò accadesse.
Chi oggi decide o avvalla queste ritorsioni dovrebbe davvero interrogarsi sul concetto di responsabilità, laddove la colpa politica o quella morale non si estinguono con l'accertamento delle responsabilità criminali. Troppo comodo.
Quando venimmo assolti per aver occupato la stazione dei treni di Trento al passaggio dei mezzi corazzati destinati alla prima guerra del Golfo, tale assoluzione venne ricondotta dall'istanza giudicante all'alto valore morale di quel comportamento che certo infrangeva la legge. Non vorrei che addirittura i tribunali fossero più avanti della politica. (m.n.)
di Federico Zappini
(17 aprile 2017) Ogni volta che questa storia riemerge – una volta l’anno all’incirca, negli ultimi cinque – tento di sconfiggere la tristezza e lo scoramento che immediatamente mi colpiscono. La storia è quella dell’occupazione dell’Ex Dogana di Trento e del successivo tentativo di recupero crediti da parte della Provincia Autonoma di Trento, proprietaria dell’immobile. Centoventimila euro circa (da dividersi tra i sei “colpevoli”) dovute per aver ritardato la realizzazione – questo l’ambizioso “piano” provinciale – di un piccolo numero di parcheggi. Un “divieto di sosta” piuttosto costoso, che avrà un’appendice giudiziaria con l’invito a comparire in tribunale il prossimo 26 luglio. Qui e qui trovate qualche informazione in più sul caso, visto che non intendo ritornarci in questo articolo.
di Michele Nardelli
(3 giugno 2017) In questi giorni si svolge la dodicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento, quest'anno dedicata al tema per nulla banale della “Salute diseguale”.
Ospitare un evento annuale di riflessione sulle cose del mondo ha un valore in sé, considerato che la conoscenza è il tratto che consideriamo decisivo per abitare la “metamorfosi” del nostro presente. Cosa per nulla scontata nel delirio del “fare”. Eppure l'ossessione delle ricadute non ha smesso di interrogare decisori e finanziatori sugli effetti del festival in termini di presenze e di produzione di PIL. Ma su questo piano non c'è che dire, il festival dello scoiattolo rappresenta una kermesse di successo, misurabile dalla capacità di attrazione e di pubblico presente, dall'indotto sull'economia locale, dalla qualità dei relatori provenienti da tutto il mondo e, infine, dall'aver fatto di Trento la città del Festival dell'Economia.