"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Sul lungomare di Marotta, nel delirio fabbricato del progresso, misuro la distanza da questo tempo ma anche da una storia politica che non è affatto estranea alla pessima eredità che lasceremo dietro di noi. E l'urgenza di fare i conti con quel "secol superbo e sciocco" del quale ci ammoniva Giocomo Leopardi. Ne parlo nella serata dedicata alla presentazione di "Scoprire i Balcani", perché in fondo di questo si tratta: indagare un Novecento cha nasce e muore a Sarajevo. Così accade...
Fano e Senigallia, antiche città marchigiane dove sono stato nei giorni scorsi per presentare il libro-guida "Scoprire i Balcani". A guardar bene un pretesto per parlare di Europa, della necessità di scollinare il Novecento e di comprendere questo tempo.
Già da qualche anno insieme a Roberta Biaggerelli, la mia amica "attora" che alla tragedia di là del mare ha ispirato una parte importante della sua attività professionale, portiamo in giro una sorta di "racconto balcanico" ogni volta diverso, una conversazione accompagnata dal rito della "bosanska kafa", il caffè bosniaco che aiuta a guardarti dentro e oltre, nel condividere il presente ma anche ad alzare lo sguardo sui segni del tempo...
Non voglio esprimere un pre-giudizio sulla compagine governativa di Matteo Renzi. Tante donne, tanti giovani, numerosi volti nuovi: nel marketing politico non c'è che dire, una mossa efficace. Li misureremo nel loro lavoro. E però qualche pensiero s'impone.
Primo. Il governo di Enrico Letta era “di scopo”, non un'alleanza politica di legislatura bensì un governo d'emergenza per varare provvedimenti a tutela del difficile passaggio economico e una nuova legge elettorale per poi tornare al voto. Solo così si poteva giustificare un'inedita convergenza che, alla faccia del bipolarismo, metteva insieme schieramenti tanto diversi. Quello che si è proposto Matteo Renzi è al contrario un governo di legislatura, un governo politico che renda compatibili strategie (e dunque contenuti) fra loro alternative...
Sabato scorso era a Trento per la scuola di formazione delle Acli Marco Revelli, amico ed attento osservatore del nostro tempo. Riporto questa cronaca/commento tratto da "Pontidivista", il blog di Federico Zappini.
di Federico Zappini
Fa sempre piacere dialogare con Marco Revelli, così come ho potuto fare attorno al suo ultimo libro “Finale di partito”. E’ ancora più interessante se lo si può fare all’interno di un incontro che ragiona sul come la comunità (quella trentina nello specifico, ma vale per tutte) debba attrezzarsi per uscire dalle secche in cui sembra essersi arenata. Questo l’obiettivo – giustamente ambizioso – che si propone la scuola di formazione immaginata dalle Acli trentine che coinvolge una ventina di persone provenienti da ogni angolo del territorio.
(Inizio febbraio 2014) Avevo programmato un viaggio di qualche giorno a Roma, con l'obiettivo di incontrare alcuni dei possibili interlocutori di quell'itinerario politico “territoriale ed europeo” che credo potrebbe rappresentare la vera alternativa al “finale di partito” disegnato da Marco Revelli nel suo saggio di un anno fa.
L'ambiente romano, rispetto a questo disegno, rappresenta in sé una sorta di ossimoro, tanto in quella città le dinamiche politiche sembrano autistiche. Ma ciò non di meno è utile trovare anche nella capitale della politica italiana, per quanto residuale rispetto ai processi del reale, delle possibili sponde per quel rovesciamento di paradigma che s'impone alla politica, nelle sue culture come nelle sue forme.
... Se avessimo a che fare con l'“ambizione smisurata” di un personaggio politico si tratterebbe di aspettare che gli eventi facessero il loro corso (rapidissimo, se pensiamo che le primarie con cui Pierluigi Bersani venne candidato premier sono state poco più di un anno fa...). Ma qui in gioco c'è qualcosa di più, ovvero il futuro di una comunità politica che rappresenta milioni di persone.
Temo infatti che ci stiamo rapidamente avvicinando all'epilogo di un progetto nel quale abbiamo creduto potesse realizzarsi quell'originale sintesi politico-culturale in virtù del quale abbiamo scelto di archiviare i percorsi più significativi della cultura democratica di questo paese e, per quello che mi riguarda, anche quella piccola eresia politico-culturale che in Trentino era rappresentata da Solidarietà ...
di Michele Nardelli
Vorrei evitare di farmi risucchiare nel vortice della solidarietà e della cooperazione internazionale. Non perché lo sguardo sul mondo che ne viene non mi interessi, tutt'altro. E poi ci sono realtà e relazioni che non si possono e non voglio affatto cancellare. Ma perché credo sia bene prendere al balzo le opportunità che la vita ti offre per aprire capitoli nuovi e, già che ci siamo, anche per darsi una calmata, considerato che il concetto di limite riguarda anche le nostre esistenze. Ciò nonostante mi è difficile dire di no a chi mi chiede di portare un contributo di riflessione, oppure all'organizzazione del programma per la delegazione palestinese che il prossimo fine settimana sarà in Trentino a concretizzare gli impegni assunti nell'ambito dello sviluppo rurale o, ancora, a chi mi chiede di tenere una mattinata di formazione sui temi dell'elaborazione del conflitto per i partecipanti ad un viaggio di conoscenza in Palestina.