"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Intervento di Michele Nardelli, Osservatorio sui Balcani, in occasine della Conferenza di Medlink (Roma, 12 dicembre 2007)
(12 dicembre 2007) Ho pensato di proporvi tre immagini, un contributo che mi viene da uno specifico punto di osservazione, ovvero una delle sponde – forse fra le più inquiete – del Mediterraneo. Una sponda – quella balcanica – che è presa in considerazione solo quando scorre il sangue per poi tornare nell’oblio, dimenticandoci così di un piccolo particolare: che il Novecento nasce e muore a Sarajevo. Non credo sia affatto casuale, ma – al contrario – l’esito di una dislocazione geografica che ne ha condizionato e ancora ne condiziona le vicende politiche e culturali, ovvero il rappresentare la grande faglia fra oriente ed occidente nel cuore dell’Europa.
Tonino Perna
Aspromonte
I parchi nazionali nello sviluppo locale
Bollati Boringhieri, 2002
Il tema è quello del parco naturale, concepito originariamente nei grandi spazi del Nordamerica, riprodotto in Australia, Canada ed Europa settentrionale, e giunto negli anni novanta anche nel bacino del Mediterraneo, dove assume connotati profondamente diversi.
In ambienti caratterizzati dall’antica e densa presenza dell’uomo, il parco naturale diventa – o meglio può diventare – un vero e proprio laboratorio dello sviluppo locale autosostenibile, il luogo di una ricerca sul campo di un nuovo e più avanzato equilibrio tra natura, società ed economia.
Con le complicazioni rappresentate in Italia dalla diversa situazione dei parchi al Nord, dove soffrono della pressione dello sviluppo senza limiti, e al Sud, dove dello sviluppo si mimano gli aspetti esteriori in un quadro di gravi difficoltà economiche e sociali.
Come dimostra l’esperienza del Parco nazionale dell’Aspromonte, la mobilitazione delle forze locali – amministrazioni, associazioni, imprese e singoli cittadini – intorno a un progetto di tutela e valorizzazione del territorio può avere immediati effetti benefici sia sulla società sia sull’ambiente.
Relazione conclusiva del progetto
Con la presentazione di questa relazione può considerarsi conclusa la fase preliminare del Progetto “Vino di Cana” che si proponeva lo studio di fattibilità del progetto in questione, ovvero la verifica delle condizioni sul territorio (Galilea – Israele e Aboud – Cisgiordania) sia di tipo tecnico progettuale (qualità dei terreni, condizioni climatiche, disponibilità idrica, reperimento materiali…), che di natura socio-politica (le forme di animazione del territorio derivanti dall’attivazione del progetto), che infine di natura soggettiva (l’individuazione dei soggetti di riferimento del progetto sul territorio).
di Michele Nardelli
Uno sguardo strabico peri cogliere quel che – immersi nel proprio quotidiano – diventa più difficile mettere a fuoco…
Non so tenere il conto. Lo dico con il cuore pieno di tristezza ma davvero non ricordo – per quante sono state – le manifestazioni e le iniziative a favore della causa palestinese alle quali ho partecipato dall’inizio degli anni ’70 ad oggi. Mi descrivono, questo sì, l’impotenza e forse anche l’inutilità, di fronte alle drammatiche immagini di distruzione e di morte che vengono in queste ore da Gaza. Il mondo è cambiato, sono finiti i blocchi e caduti i muri, ma quella palestinese – come ricordava qualche anno fa Nelson Mandela – continua a rimanere “la questione morale del nostro tempo”.