"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Moni Ovadia
(1 giugno 2010) Era inevitabile che accadesse. L'insensato atto di pirateria militare israeliano contro il convoglio navale umanitario con la sua tragica messe di morti e di feriti non è un fatale incidente, è figlio di una cecità psicopatologica, della illogica assenza di iniziativa politica di un governo reazionario che sa solo peggiorare con accanimento l'iniquo devastante status quo. Di cosa parliamo? Dell'asfissia economica di Gaza e della ultraquarantennale occupazione militare delle terre palestinesi, segnata da una colonizzazione perversa ed espansiva che mira a sottrarre spazi esistenziali ad un popolo intero. (...)
Vediamoci tutti venerdì 4 giugno, alle 17.00, in piazza D'Arogno a Trento
La mattina del 31 maggio ci siamo svegliati con la tragica notizia del violento attacco dell'esercito israeliano contro Freedom Flotilla, missione umanitaria costituita da tre cargo che trasportavano aiuti umanitari ed altre imbarcazioni con reporter, attivisti e pacifisti. (...)
Di fronte alle immagini che ci arrivano dal Mediterraneo è davvero difficile non parlare di "terrorismo di stato".
(31 maggio 2010) Si parla di un numero imprecisato di morti (almeno 9) e di numerosi feriti. E' l'esito dell'atto terroristico compiuto dai commandos israeliani contro la missione umanitaria "Gaza Free Flottilla", le otto navi partite domenica da Famagosta (Cipro) alla volta di Gaza City. L'assalto è avvenuto nel corso della notte con imbarcazioni ed elicotteri in acque internazionali.
A bordo delle navi prese in prestito dall'organizzazione "Free Gaza", insieme ai militanti pacifisti, esponenti politici, parlamentari europei e appartenenti a numerose organizzazioni umanitarie, vi sono 10 mila tonnellate di generi alimentari, attrezzature sanitarie e materiale edile che i partecipanti intendevano consegnare alle autorità palestinesi.
I palestinesi avevano preparato l'accoglienza nel vecchio porto della città. Ma nella città di Gaza, ridotta ad un campo di concentramento di un milione e mezzo di persone, quegli aiuti non arriveranno mai.
Il video: http://video.corriere.it/?vxChannel=Dal%20Mondo&vxClipId=2524_e4cf38dc-6c93-11df-b7b4-00144f02aabe
di Moni Ovadia
L'assetto psicologico che caratterizza i leader dell'attuale governo israeliano è ben rappresentato da una sola frase che il suo ministro della difesa Ehud Barak, il soldato più decorato della storia di Israele, ha pronunciato in occasione del discorso di congratulazione agli uomini del commando che hanno bloccato la Freedom Flottilla con un massacro:«...qui (in Medio Oriente) non c'è pietà per i deboli e non si da una seconda chance a chi non si difende». Eccola qui la Israele-fortezza delle vittime che ha in mente un politico con questa terribile visione. Andando di questo passo forse potrebbe proporre di istituire una Rupe Tarpea per i deboli come i refusnik, i soldati e gli ufficiali renitenti che sono pronti a dare la vita per il loro paese ma non sono disposti a massacrare civili a casa d'altri, o come lo scrittore Amos Oz perché sostiene che l'uso della forza è lecito solo a scopi puramente difensivi e non per colonizzare e schiacciare militarmente un intero popolo, o come Manuela Dviri scrittrice israeliana che ha perso un figlio in Libano per queste parole:« dopo tutto quell'assedio (della striscia di Gaza) figlio dell'ossessione militare e politica al dio della sicurezza, ci costringe a vivere, noi stessi, in un infinito stato d'assedio, chiusi in un invisibile fortino, isolati e condannati dai popoli. Adesso dicono che bisogna spiegare al mondo le nostre ragioni...non c'è nulla da spiegare. C'è solo da fare. C'è da ritirarsi finalmente, e per sempre, dai territori. E da Gaza!» Purtroppo queste parole non toccheranno né i cuori né le menti di questi ottusi governanti e dei loro fan acritici in Israele e nel mondo che vedono in Israele la vittima anche quando il suo esercito occupa e opprime e suoi cittadini colonizzano e rubano terre e vita ai palestinesi. A noi gente di pace e dialogo per rispondere a questa paranoia basta un nome: Itzkhak Rabin.
(da L'Unità del 5 giugno 2010)
Ma non ci faremo ricacciare nella logica della guerra
Il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani invita tutti i cittadini al presidio di protesta promosso da Pace per Gerusalemme che avrà luogo venerdì 4 giugno alle ore 17.00 a Trento, in Piazza d'Arogno.
di Michele Nardelli
Le immagini che ci arrivano dal mare che si affaccia sulla terra di Palestina sono agghiaccianti. Si parla di almeno 9 persone assassinate e di oltre una cinquantina di feriti nel blitz dei corpi speciali israeliani contro le navi che portavano aiuti umanitari a Gaza City, un milione e mezzo di persone sotto embargo da tre anni, il più allucinante campo profughi che la storia abbia mai conosciuto.