"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

Giornata internazionale delle fasce bianche
Omarska (Prijedor), 1992. Campo di concentramento

Ancora una volta ci saremo. In silenzio. In piazza. Fermi. Saremo a ricordare ciò che troppi cercano di dimenticare, di cancellare, di far sparire. Saremo a recitare i nomi di quei 102 bimbi morti in una guerra senza senso. Saremo in piazza con le nostre fasce bianche, perché i segni della discriminazione, dell’ingiustizia, della disuguaglianza, dell’orrore, sono uguali ovunque.

Anche quest’anno vogliamo ricordare, assieme a tutte le città che in Regione, in Italia, nel Mondo hanno deciso di dedicare quel momento del 31 maggio al ricordo. Sono più di 80 le città del Mondo che con Prijedor, in Bosnia Erzegovina, vogliono ricordare cosa accade quando una guerra finisce e non arriva la pace. Nella Bosnia Erzegovina di oggi, che vuole entrare nell’Unione Europea, quasi 25 anni dopo la guerra che dissolse la ex Jugoslavia la pace è lontana. Nelle cancellerie degli Stati vicini si elaborano documenti per dissolverla definitivamente, spartendola fra una Grande Serbia e una Grande Croazia. La fine della guerra non ha unito i popoli. I giovani sentono ancora raccontare storie differenti. Si educa alla divisione. Si insegna l’indifferenza, quando non si insegna l’odio.

 

Israele: la pace unica soluzione possibile
Lo storico disegno di Crepax

Giovedì 20 maggio 2021, alle ore 18.30 sul canale you tube di Net Left

Sulla questione del conflitto in Israele e la striscia di Gaza, Net Left organizza un confronto fra Moni Ovadia, Ali Rashid, Michele Nardelli, Riccardo Agostini.

Il dibattito sarà condotto da Valeria Noli

Rovesciamenti
Lifta, Gerusalemme

«Tempi interessanti» (114)

In queste ore mi chiedo come sia stato e sia possibile il capovolgimento della verità, tanto da far diventare aggressori gli aggrediti. Potremmo darci le solite risposte più o meno corrispondenti ai nostri schemi interpretativi, scomodando il ruolo delle grandi potenze piuttosto che l'azione degli apparati del consenso o dell'influenza delle lobbies economico-finanziarie. Che pure ci sono e non sono di certo estranee in quella che Nelson Mandela definiva la più grande questione morale del nostro tempo. Al tempo stesso credo che sulla tragedia che si consuma dal 1948 nella Mezzaluna fertile del Mediterraneo si possa misurare oltre ogni immaginazione la falsa coscienza dell'Occidente. O forse pensiamo che quel che sta avvenendo in queste ore nel Vicino Oriente sia dovuto all'odio primordiale fra arabi ed ebrei? No, non c'è nulla di più falso di questa contrapposizione di comodo.

Perché arabi ed ebrei, di comune origine semita, sono state nella storia popolazioni culturalmente affini. Protagonisti, insieme, delle antiche civiltà orientali, alle quali dobbiamo le prime forme di urbanità e di architettura civile, la nascita delle religioni monoteiste, le magnificenze e i saperi dell'età dell'oro che creò i presupposti – grazie all'espansione araba nel Mediterraneo e al grande movimento delle traduzioni1 – dello stesso rinascimento europeo. Semmai lungo questa storia comune arabi ed ebrei sono state vittime degli stessi oppressori che hanno esercitato nei loro confronti logiche di dominio, crociate e guerre di religione, colonialismo e suprematismo razziale. ...

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Rovesciamenti
Lifta, Gerusalemme

«Tempi interessanti» (114)

In queste ore mi chiedo come sia stato e sia possibile il capovolgimento della verità, tanto da far diventare aggressori gli aggrediti. Potremmo darci le solite risposte più o meno corrispondenti ai nostri schemi interpretativi, scomodando il ruolo delle grandi potenze piuttosto che l'azione degli apparati del consenso o dell'influenza delle lobbies economico-finanziarie. Che pure ci sono e non sono di certo estranee in quella che Nelson Mandela definiva la più grande questione morale del nostro tempo. Al tempo stesso credo che sulla tragedia che si consuma dal 1948 nella Mezzaluna fertile del Mediterraneo si possa misurare oltre ogni immaginazione la falsa coscienza dell'Occidente. O forse pensiamo che quel che si consuma in queste ore nel Vicino Oriente sia dovuto all'odio primordiale fra arabi ed ebrei? No, non c'è nulla di più falso di questa contrapposizione di comodo.

Perché arabi ed ebrei, di comune origine semita, sono state nella storia popolazioni culturalmente affini. Protagonisti, insieme, delle antiche civiltà orientali, alle quali dobbiamo le prime forme di urbanità e di architettura civile, la nascita delle religioni monoteiste, le magnificenze e i saperi dell'età dell'oro che creò i presupposti – grazie all'espansione araba nel Mediterraneo e al grande movimento delle traduzioni1 – dello stesso rinascimento europeo. Semmai lungo questa storia comune arabi ed ebrei sono state vittime degli stessi oppressori che hanno esercitato nei loro confronti logiche di dominio, crociate e guerre di religione, colonialismo e suprematismo razziale. ...

 

Il Concerto di Baghdad. Un omaggio al maestro Franco Battiato
Concerto di Baghdad

Quello che qui potete vedere è il filmato del “Concerto di Baghdad” di Franco Battiato. Realizzato il 4 dicembre 1992 al Teatro nazionale di Baghdad, il concerto si svolse in prossimità della prima guerra del Golfo che fece precipitare quel paese in una condizione di profonda sofferenza. 

Il concerto era parte dell'iniziativa umanitaria per l'infanzia irachena promossa da Un ponte per Baghdad. La sua realizzazione fu possibile grazie alla mediazione di Ali Rashid, allora vice ambasciatore palestinese in Italia. Ad accompagnare Franco Battiato, l'Orchestra dei Virtuosi Italiani e dall'Orchestra Sinfonica Nazionale irachena, con la direzione di Mohammad Othman, Antonio Ballista e Giusto Pio.

https://youtu.be/otuDAwqOE20 

In solidarietà con il popolo palestinese
Manifesto dell'iniziativa

Questo è un appello urgente alla mobilitazione in solidarietà con il popolo palestinese e per l'immediata fine delle violenze che stanno ancora una volta insanguinando la Palestina.

Pace per Gerusalemme, insieme a una serie di associazioni, persone e gruppi solidali invitano ad un presidio in occasione del 73° anniversario della Nakba,

Sabato 15 maggio alle ore 16.00 in Piazza Duomo, a Trento.

Ci ritroveremo, nel rispetto delle normative anti-Covid, per chiedere a gran voce:

-la fine dei bombardamenti e delle violenze contro i civili
-l’intervento deciso del Governo italiano, dell’Unione Europea e delle istituzioni internazionali per il rispetto dei diritti umani da parte di Israele
-la fine dell’occupazione e del regime di apartheid
-lo stop alla cooperazione militare tra Italia e Israele.

Vi aspettiamo tutte e tutti.

 

§§§

Da Oriente a Occidente, lungo gli scogli in cui si è incagliato il progetto politico europeo
Istanbul

Considerazioni sull'undicesimo itinerario del Viaggio nella solitudine della politica "Roma e Bisanzio. Guardando la Mezzaluna Fertile" (27 settembre - 8 ottobre 2019)

di Michele Nardelli

Quattromilaseicentonove chilometri, sedici frontiere attraversate di undici diversi paesi europei e due fusi orari, almeno una dozzina di città dove ci siamo fermati, non meno di sette lingue ascoltate come sette sono state le monete correnti scambiate, quindici sono stati i viaggiatori (otto donne e sette uomini1) di sei diverse regioni italiane...

Potrebbero bastare questi numeri per descrivere l'undicesimo itinerario del “Viaggio nella solitudine della politica”, certamente anche la fatica di comprimere tutto questo in dodici giorni, talvolta appena sfiorando luoghi che avrebbero meritato ben altra attenzione. Che pure abbiamo cercato di colmare negli spazi di conversazione, nelle letture dedicate (a partire dalla nostra piccola biblioteca mobile composta di oltre quaranta volumi e di numerose schede preparate) e nelle considerazioni emerse durante i nostri spostamenti.

L'intento del viaggio dentro la faglia fra Oriente e Occidente era di metterne a fuoco la complessità, di coglierne l'attualità e di intercettare sguardi e pratiche, pur nel disincanto, per rilanciare il progetto politico europeo e mediterraneo.

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