"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

Nazra torna in Trentino, uno sguardo sulla Palestina
Gaza

Per il secondo anno approda in Trentino il Festival internazionale di cortometraggi palestinesi “Nazra”. Tre appuntamenti pubblici sul territorio tra il 18 e il 20 ottobre.

Nazra, festival itinerante nato per dare spazio di espressione a registi palestinesi e non sulla realtà quotidiana in Palestina, torna di nuovo in Trentino. Nazra in arabo significa "sguardo" e sono molti i punti di vista - diversi per origine, stile e temi proposti - che si incroceranno durante il festival.

Attraverso questa rassegna sarà possibile conoscere l’altro, ma anche sollevare domande e fare breccia nel silenzio o nella disinformazione che permeano il conflitto israelo-palestinese: verranno affrontate non solo le difficoltà della vita in territori occupati militarmente, ma anche la volontà di emersione delle donne e dei giovani in situazioni di conflitto e di violazione dei diritti umani.

Roma e Bisanzio. Guardando la Mezzaluna fertile.
Istanbul. Disegno Carlo Bossoli

Storia, culture, ibridazioni nello spazio mediterraneo

27 settembre - 8 ottobre 2019

 

Itinerario n.11 del Viaggio nella solitudine della politica

 

Venezia – Senj – Mostar – Sarajevo – Dubrovnik – Kotor – Salonicco – Istanbul – Nis – Belgrado

(27 settembre - 8 ottobre 2019)


Viviamo in un ingorgo che si fatica a decifrare. Una difficoltà che non è solo l'esito della complessità in un tempo sempre più interdipendente, ma del venire a galla dei grandi nodi che l'umanità aveva erroneamente affidato alle magnifiche sorti e progressive. Come nelle parole di Walter Benjamin sull'Angelus Novus, quando le macerie della prima guerra mondiale già lasciavano presagire quale sarebbe stato l'esito del Novecento, è il concetto di progresso ad essere in discussione, così come il nostro rapporto con la natura e il tema del limite nell'agire umano.

Nodi di carattere filosofico e religioso che lungo la storia hanno prodotto vere e proprie faglie, spaccature profonde mai sanate che hanno lastricato il cammino dell'umanità. Fra tutte, quella fra Oriente e Occidente, che investe fra l'altro il rapporto fra modernità e tradizione, stato di diritto e stato etico, libertà e sovranità.

Quello che ci si propone con l'undicesimo itinerario del “Viaggio nella solitudine della politica” è di scandagliare questa faglia, forse quella che ha conosciuto più cesure ma che più di altre ha generato straordinari sincretismi.

Bonavia, un grande romanzo europeo
La prima di copertina del libro

Dragan Velikic

Bonavia

Keller editore, 2019



«... Si stanno spegnendo gli anni Ottanta. Manca ancora poco perché si crei il ritmo, perché il meccanismo batta il tempo in maniera più veloce e forte, dopodiché tutti loro, poveri e inconsolabili, affonderanno nel tempo eterno della nazione. Si raduneranno sotto le bandiere, lì dove la sconfitta viene cantata come vittoria. Maggiore sarà la sconfitta individuale, maggiore sarà la vittoria per l'intera comunità. La giustizia storica è in arrivo, il tempo della resa dei conti. Una nuova versione della storia. …

L'intelligenza da bar si travasa rapidamente. Gocciola da tutte le parti. La terra si inzupperà di sangue. Finora solo parole vuote che minacciano di soffocare tutto. Siamo solo all'inizio. Incomprensione, confusione, paura. Poi follia. Poco importa se l'origine è nelle soffitte borghesi di Zagabria o nelle pietraie dell'Erzegovina. Quando il primitivismo, il male e la povertà acquistano voce, comincia lo sfacelo. Nulla è più importante. Diventano uguali sia il contadino sia l'inviata in prima linea sul fronte che appare sugli schermi tv con il suo ciuffo viola. E' l'odio che parla. Finalmente anche noi, scarti degli scarti, abbiamo preso la parola. Successivamente prenderemo gli appartamenti e le pensioni da veterani di guerra. Il momento del primo risveglio. Chi lo avverte in anticipo, chi riesce a intuire cosa cantano i cori notturni diventa l'eroe del nostro tempo. Noi, ladri di cadaveri. Insieme ai giornalisti che arrivano da tutto il mondo per una loro porzione di storia, per riempire le taniche di catarsi e consegnarla agli spettatori nei telegiornali di punta. Assoluzione per tutti.

 

Una tela senza margine
Paul Klee

I passi conclusivi del “Viaggio nella solitudine della politica”

di Michele Nardelli

Due anni fa la proposta di un viaggio che indagasse la solitudine – ovvero la fatica e l'urgenza – della politica. Ne sono venuti sin qui un un prologo trentino che ci ha mostrato con un anno e mezzo di anticipo lo sfarinarsi del blocco sociale che aveva resa possibile l'anomalia politica di questa terra, dieci itinerari in altrettanti limes cruciali per mettere a fuoco l'interminabile transizione verso un “non ancora” che stenta a prendere corpo, occasioni di incontro nelle forme più svariate e non meno di quattrocento persone coinvolte, ma soprattutto immagini e pensieri che quotidianamente ci aiutano a fare i conti con una cassetta degli attrezzi sempre più inservibile e con inediti scenari nei quali urgono nuovi paradigmi.

La stessa presentazione di un libro come “Sicurezza” – sin qui più di trenta incontri con oltre ottocento partecipanti e una prima ristampa – che indaga uno dei tratti più complessi ed insidiosi del presente, è diventata parte di questo viaggio nel nostro tempo.

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Solitudine a Belgrado
Kafa

di Predrag Perisic*

Riprendo dal sito di OBC questo racconto originariamente pubblicato dal quotidiano Politika il 27 settembre 2019, selezionato e tradotto da Jasmina Radivojevi


Stavo seduto in un kafic1 che frequento quasi tutti i giorni. Ho ordinato un caffè e mi sono messo a leggere i giornali. Il cameriere mi ha portato il caffè e a voce alta mi ha detto: “Komšija2, perché legge questa spazzatura?” Non vi era cattiveria nella sua voce. Si percepiva persino una sincera preoccupazione per la mia salute mentale. "Loro pubblicano solo inganni e le bugie", e questo lo ha detto già con un tono leggermente più alto. Le persone presenti nel kafic si sono girate verso di me. All’improvviso il clima è cambiato. O ero io ad avere quest’impressione. La gente mi guardava in un modo diverso. Non ero intimorito, solo non mi sentivo a mio agio, cominciavo a percepire uno strano senso di colpa, senza nessun motivo né ragione. Ho compreso di quanto si è ristretto lo spazio della libertà generale e personale. Ho pensato: oggi mi prescrivono cosa devo leggere, domani cosa dire e dopo domani cosa pensare… in quel momento, salvifico fu il suonò del cellulare. "Sono un medico dell’Istituto psichiatrico 'Laza Lazarevic'. È lei il Sig. P?" –"Sì." –"Abbiamo qui un paziente che dichiara di conoscerla e che lei garantirà per lui in caso di dimissioni". - "Come si chiama?" – "Djordje V." – "Non lo conosco." – "È quello che abbiamo pensato… Lui si immagina tante cose, probabilmente così facendo si è inventato anche il suo nome. Scusi il disturbo".

Europa. Speranze, delusioni, futuro
La Vjiesnica in fiamme

Il Circolo del Partito Democratico di Ala organizza per lunedì sera, 20 maggio alle ore 20.30, presso la Pizzeria al Giardino, un incontro con la cittadinanza dal titolo "Europa. Speranze, delusioni, futuro".

L'incontro avverrà nella forma della conversazione con Michele Nardelli.

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Giornata internazionale delle fasce bianche
Prijedor, BiH

#perchèmiriguarda

Lo abbiamo fatto, lo vogliamo rifare. Vogliamo ripetere il gesto, replicare il silenzio. Vogliamo continuare a costruire pezzi di pace che non c’è, di pace mancata. Il 31 maggio, alle ore 17.00, saremo di nuovo lì in piazza S.Maria maggiore, con le nostre fasce bianche al braccio, con le lenzuola stese sui balconi, in silenzio, a gridare il nostro no alle guerre, a tutte le guerre.

Lo faremo ripetendo il gesto che da Prijedor, nella parte serba della Bosnia Erzegovina, negli anni ha conquistato l’Europa. Fu solo un ragazzo a iniziare la protesta, davanti al municipio, solo, in silenzio. Rimase lì, urlando il suo “non ci sto”. Si mise lì davanti, senza nessuno accanto, per dire che la falsa pace della Bosnia non gli andava bene. Il suo essere solo diventò gruppo e poi folla, negli anni successivi. E la folla invase le città d’Europa, ogni 31 maggio. E’ diventata la Giornata Internazionale delle Fasce Bianche. Lo si fa in ricordo dei cittadini non serbi che nel 1992 furono obbligati dalle autorità serbe di Prijedor a portare una fascia bianca al braccio per essere riconoscibili e a mettere al balcone delle case un lenzuolo, per segnalare chi le abitava. Poi, furono portati al massacro. Secondo le stime, le vittime furono circa 53.000. Quelli uccisi furono 3.173 tra cui 102 bambini.