"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

L'abisso.
aprile 2021

«Tempi interessanti» (113)

Un tragico paradosso. E' quel che accade in queste ore lungo il limes spazio temporale che attraversa l'Europa e il Mediterraneo. O, se si vuole, attorno alla faglia dell'indifferenza e dell'ipocrisia. Perché mentre nel Parlamento Italiano si discute sul Next Generation EU e più precisamente sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, centinaia di persone affondano le loro speranze di futuro nel Mediterraneo. ... 

Ma che cosa c'entra questa ennesima tragedia del mare con la Next Generation EU? E' forse l'Europa fortezza quella che immaginiamo per le generazioni a venire? Il diritto al futuro è solo quello di chi vive nella parte settentrionale del Mediterraneo? Come non capire che nell'interdipendenza i crimini che si consumano dall'altra parte del mare (e dei quali siamo spesso responsabili) ci ricadranno addosso, come del resto già avviene anche se ancora in minima parte? E, infine, come si può essere così miopi da non comprendere che le crisi di cui la sindemia è l'esito non si affrontano, e tanto meno risolvono, dentro i confini dei vecchi stati nazionali? ...

Un unico paese, dal Giordano al Mediterraneo
Disegno di Milo Manra

Nella scorsa notte è giunto finalmente il cessate il fuoco. Dopo morte e distruzione, il fatto che le armi tacciano non è certo un dettaglio. Rimangono le ferite, il dolore e le macerie. E rimane intatta l'aggressività del governo israeliano e dei coloni verso Gerusalemme est e i territori palestinesi. Non mi pare ci sia un granché da festeggiare, se non nella logica farsesca di chi si attarda a pensare che una soluzione di pace e giustizia possa essere affidata al confronto militare. Così l'esito di questi giorni terribili è l'ennesima sconfitta della politica e l'accreditamento di un nemico di comodo come Hamas. Un esito prevedibile, che sposta ancora più inditero le lancette della pace. (m.n.)

 

di Ali Rashid *

Non ci sono parole per esprimere il dolore, lo sbigottimento e l'indignazione per quanto si sta consumando nella terra dove sono nato e per i crimini contro la popolazione civile, in particolare nella striscia di Gaza. E per la complicità di una diplomazia internazionale incapace di chiedere anche semplicemente il cessate il fuoco.

Sono stanco di indignarmi e di piangere. L'intero arco della mia vita è andato così. Un dolore che la mia generazione si è portata appresso per settantatre anni, da quando con la proclamazione dello Stato d’Israele senza nemmeno chiedere alle popolazioni che abitavano quelle terre cosa ne pensassero, venne cancellata la Palestina dalle carte geografiche.

Ma si può cancellare un nome e un popolo che affondano le loro radici nel cammino della storia, delle religioni e delle civiltà del Mediterraneo? Fu davvero una catastrofe (la Nakba come diciamo noi), come altre del resto. L'ordine internazionale scaturito dalla fine della prima e della seconda guerra mondiale venne disegnato dalle potenze occidentali in base ai loro interessi coloniali. Per la nostra gente fu l'occupazione militare della maggiore parte del territorio storico della Palestina, l'espulsione di due terzi della popolazione (un crimine chiamato “pulizia etnica”), la distruzione di più di 480 villaggi palestinesi, l’insediamento di immigrati europei di religione ebraica nelle loro case, l'uso della forza per attuarlo. Per il diritto internazionale sono crimini di guerra che solo la falsa coscienza dell'Occidente ha permesso ad Israele di violare impunemente.

Shooting in Sarajevo
La prima di copertina del libro

Luigi Ottani

Shooting in Sarajevo

a cura di Roberta Biagiarelli

Bottega Errante Edizioni, 2020

 

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Martedì 16 marzo 2021, alle ore 18.30, sulla Pagina Facebook di Bottega Errante Edizioni

Presentazione del libro “Shooting in Sarajevo” (Bottega Errante Edizioni, 2020) di Luigi Ottani e curato da Roberta Biagiarelli. A confronto con gli autori ci saranno Carlo Saletti e Michele Nardelli.

Si tratta del primo di quattro incontri di presentazione nei quali altrettanti autori dei testi (Carlo Saletti, Gigi Riva, Mario Boccia e Azra Nuhefendic) sono in dialogo di volta in volta con ricercatori, attivisti, giornalisti e scrittori che hanno dedicato alle vicende balcaniche una parte importante del loro impegno.

Un libro di scatti fotografici e di parole che, a venticinque anni dalla fine dell'assedio di Sarajevo, ci riporta in quella tragedia durata 1425 giorni, interrogandoci sulla figura del cecchino e della banalità del male.

 

La Convenzione di Istanbul e la scomparsa di Nawal Al-Sa’adawi
Nawal al Sa'adawi

di Adel Jabbar

(30 marzo 2021) Due avvenimenti consecutivi - il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e la scomparsa della scrittrice e intellettuale nonché medico Nawal Al-Sa‘adawi - hanno suscitato diverse discussioni e tanti interrogativi.

Il primo avvenimento si riferisce alla decisione di Erdogan in data 20 marzo che sancisce l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul. Questo evento ha scatenato aspre polemiche da parte della stampa e delle organizzazioni femministe e altrettanto dure reazioni a tali critiche da parte di componenti del mondo islamico. Molte delle reazioni sono state delle prese di posizione difensive e poco argomentate, sovente, espresse con un tono accusatorio nei confronti di coloro che avevano espresso un parere critico al ritiro dalla convenzione. Il trattato in questione, mira essenzialmente a sollecitare le autorità dei paesi aderenti a prendere provvedimenti a sostegno delle donne che subiscono violenze e discriminazioni. Quindi i suoi contenuti non sono norme di legge che portano, come qualcuno vuole fare credere, alla distruzione della famiglia tradizionale. Gli stessi che lo affermano, sorvolano invece sul fatto che la famiglia spesso si distrugge proprio a causa della violenza che le donne subiscono da parte degli stessi famigliari.

Un’altra posizione riportata dai sostenitori di Erdogan è quella di considerare la convenzione come incentivo ad intraprendere altre scelte sessuali. Invece l’obiettivo della convenzione è quello di stimolare gli attori pubblici a mettere in essere interventi atti a garantire il rispetto di tutte le persone al di là degli orientamenti sessuali e a tutelarne la dignità.

Quel tragico «ragionamento maturo»
Antica-stampa-Toledo

Un viaggio in Spagna, a Toledo per la precisione, sulle tracce degli ebrei sefarditi che furono cacciati nel XV secolo dalla penisola iberica e arrivarono in Bosnia Erzegovina. L'occasione per una profonda riflessione sulla memoria, sull'Olocausto, sulle tragedie della storia

Riprendo questo scritto dell'amico Bozidar, pubblicato nei giorni scorsi da Osservatorio Balcani Caucaso – Transeuropa in occasione del giorno della memoria. Perché conoscere la storia è condizione essenziale per comprendere il nostro tempo.

di Bozidar Stanisic

(27/01/2021) Tutte le guide turistiche, sia digitali che cartacee, ripetono, tanto da sembrare un disco rotto, che vale la pena visitare Toledo, per le sue chiese, per la fortezza Alcázar, per il ponte di Alcántara, e soprattutto per El Greco. Non dimenticano di menzionare anche i souvenir – spade, coltelli, armature da cavaliere – , sottolineando inoltre che Toledo è il capoluogo della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia e che il fiume Tago crea un anello, unico nel suo genere, intorno alla città situata in cima a una collina che sembra essere stata predestinata ad ospitare un insediamento umano. Le guide spiegano anche che Toledo è la sede dell’omonima arcidiocesi e spesso ricordano ai turisti che quella regione è la terra di Don Chisciotte. A Toledo i viaggiatori possono acquistare souvenir raffiguranti il cavaliere dal volto triste e il suo servitore Sancho, e quelli malaccorti potrebbero inciampare nella statua dell’immortale personaggio di Cervantes situata in una stretta viuzza di questa città che – come si afferma nelle guide – vanta una lunga e ricca storia.

Lunga e ricca… E dolorosa, dico tra me e me. Ma, a onor del vero, non dolorosa per tutti. Dico a me stesso anche che in quel tardo autunno del 2018 mi recai a Toledo non per i motivi di cui sopra, bensì per visitare il quartiere ebraico della città. Dopo aver letto molti libri sull’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica, decisi di visitare quel quartiere che in tutte le altre città della Spagna un tempo abitate da ebrei chiamano “judería”.

Naufraghi nella neve. Una nuova disfatta europea?
File di profughi nell'inverno di Bihac

«Tempi interessanti» (111)

C'è una tragedia che da mesi si consuma al confine con l'Unione Europea. Almeno duemila persone vagano nella neve, fra boschi e ruderi di vecchi combinat industriali nei dintorni delle città di Bihac e di Velika Kladusa, in Bosnia Erzegovina, alla ricerca di un varco per entrare in Croazia e da lì andarsene il prima possibile verso una nuova speranza di vita. In realtà si tratta di un frammento di quell'esodo che da anni viene chiamato “rotta balcanica”, a sua volta una delle tante rotte che percorrono i migranti nel cercare scampo da guerre, crisi climatiche, povertà estreme, regimi totalitari o semplicemente rispondendo all'istinto umano di cercare di migliorare la propria esistenza... 

... In situazioni normali la società civile avrebbe messo in moto carovane, come già avvenne in questi stessi luoghi negli anni '90. Ma in queste ore l'unico soggetto che può sbloccare questa situazione è quel che resta di un'Europa politica che ha l'obbligo morale prima ancora che politico di costringere la Croazia ad una moratoria per riaprire le frontiere e i paesi dell'Unione a porre fine alla pratica insopportabile dei respingimenti che con ipocrisia chiamano “riammissioni”...

Shooting in Sarajevo
La copertina del libro
«La strada che va dal ponte Skenderija al ponte Vrbanja, passando sulla sponda sinistra del fiume Miljacka, è la più breve via per raggiungere dal centro città il quartiere Grbavica. Percorrevo questa strada ogni giorno, tornando a casa, e continuavo a percorrerla nei primi giorni di guerra, nell’aprile 1992. La zona è aperta, soleggiata, a destra scorre il fiume Miljacka e a sinistra ci sono le falde del monte Trebevi con le basse case famigliari circondate dai giardini. All’inizio di aprile a Sarajevo ci furono le prime vittime. Così abbiamo saputo che i cecchini e l’artiglieria erano già posizionati sui monti intorno alla città. A mezzogiorno, per la paura, le vie della città si svuotavano, e tornando a casa incontravo poca gente, talvolta nessuno».

Azra Nuhefendic

 

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Oggi 12 novembre 2020 esce in libreria "Shooting in Sarajevo", un progetto che ha mosso i primi passi cinque anni fa con Luigi Ottani.

Grazie agli amici che con la loro sensibilità e professionalità hanno permesso alla nostra idea di prendere corpo: Azra Nuhefendic, Jovan Divjak, Gigi Riva, Mario Boccia, Carlo Saletti e all'editore Bottega Errante fatto di tante anime.