"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Migrazioni

Migranti e sinistra
Quarto stato

di Roberto Pinter

(18 settembre 2016) I flussi migratori sono uno dei processi che più incidono non solo sull'apertura/chiusura dei confini degli Stati e sulla rinascita dei nazionalismi ma anche sul l'orientamento politico e sui comportamenti dei cittadini. Il fatto che questi flussi non seguano poi la domanda del mercato del lavoro e che assumano un'evidenza e un'emergenza pubbliche intrecciandosi con la minaccia terroristica rende ancor più pesanti le conseguenze. Chi ne paga il prezzo più alto come cambiamento culturale e anche elettorale è la sinistra, che vede proprio nei suoi strati operai e popolari la migrazione verso orientamenti nazionalisti, leghisti o populisti che giocano sull'ambiguità (vedi anche i 5 stelle).

 

Confine o frontiera? Montagne migranti: Riace - Vallarsa
Riace

Nell'ambito della manifestazione "Tra le rocce e il cielo"si svolgerà il Convegno "CONFINE O FRONTIERA? MONTAGNE MIGRANTI: Riace – Vallarsa. L’avvenire delle terre alte italiane e la sfida della costruzione di una società interculturale ed eco-etica. 

Ideazione e coordinamento Giorgio Conti, coordinatore scientifico degli Archivi della Sostenibilità, Università Ca’ Foscari Venezia. In collaborazione con Archivi della Sostenibilità, Università Ca’ Foscari Venezia

Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono ripari e altri costruiscono mulini a vento. (Proverbio cinese). I territori montani italiani da terre d’emigranti a progetto d’integrazione per popoli migranti e nuove cittadinanze glocali. Per la creazione di una nuova società interculturale ed eco-etica. Partecipano: Maria Fiano Scrittrice – cineasta, Venezia. Domenico Lucano Sindaco di Riace. Federico Sutera Fotografo, Venezia. Fabrizio Zara e Cristina Campagna Maso Covel, Vallarsa.

Passi. I confini, le montagne, le guerre del Novecento
Il forte di Cadine, inizi Novecento

Sabato 28 maggio 2016 il Forum trentino per la pace e i diritti umani, UISP, Centro Astalli, ATAS onlus e Fondazione Museo Storico del Trentino, nell'ambito del progetto UISP "Passi: montagne da attraversare", vi invitano a una passeggiata di condivisione e racconti sul tema dei conflitti e dei confini, dalle montagne trentine alle storie di terre lontane.

La partenza è prevista alle 9.30 per quelli che intendono arrivare a Cadine con i mezzi pubblici (ritrovo presso la statua di Dante in Piazza Dante). Per quelli che preferiscono i mezzi propri, ci si trova direttamente a Cadine al Parcheggio "Fer de Caval" alle ore 10.00.
La giornata prevede: giro del Sorasass in mattinata, pranzo al sacco e visita guidata al Forte di Cadine nel primo pomeriggio.
Accompagna e interviene: Michele Nardelli.

Passi. Montagne accoglienti?
Migranti italiani

Una passeggiata interculturale tra suoni, parole, pensieri

“Un posto non può solamente esistere, deve essere inventato nell’immaginazione (Amitav Gosh, “Le linee d’ombra”). Posti e luoghi non sono quel che sono finché qualcuno non li crea con il pensiero, non li costruisce abitandoli o anche solo non li immagina, riempiendoli di significato.

Così la montagna non è solo un territorio fisico, definito da altitudine e morfologia, ma un complesso sistema culturale fatto di segni, tradizioni, esperienze, pratiche che si sono sedimentate nei secoli: un sistema culturale in continua trasformazione, impossibile da immobilizzare nel tempo.

La montagna, per le comunità trentine di lungo insediamento, rappresenta un importante elemento di costruzione identitaria. Spazio dell’economia (l’alpeggio, la silvicoltura, l’agricoltura di versante …), fronte di guerra con la tragedia della Guerra Bianca, frontiera del moderno turismo, luogo privilegiato dello svago, del tempo liberato, del loisir.

Ancora oggi, pur condizionato dai continui mutamenti culturali e sociali, la montagna rimane dunque un fattore di grande importanza nella “pratica dell’identità”: lo sci d’inverno, il trekking d’estate, il pranzo la domenica in malga o in rifugio, l’uscita in mountain bike, non sono semplici attività di svago, ma definiscono un terreno comune di identificazione comunitaria. Identità qui intesa come prodotto culturale, non come elemento primigenio, assoluto, cristallizzato fuori dalla storia.

Reimmaginare i confini
Roberto Rossi

di Ugo Morelli

(20 maggio 2016) Se vogliamo uscire dalle strettoie dei confini come gabbie, quei confini li dobbiamo reimmaginare. In questo compito storico le società locali hanno e possono avere una funzione decisiva. Quelle autonome e di frontiera, poi, potrebbero essere laboratorio di soluzioni originali.

Non si può, naturalmente, fare nulla di tutto questo oggi, senza connettere il tema dei confini con quello delle migrazioni e della crisi degli Stati-Nazione. Come si intuisce la questione è tale da indicare ai sistemi locali come Bolzano e Trento un autentico salto di qualità nel modo di pensare e di pensarsi.

Idomeni, frammenti di vita dal campo
Idomeni

Al confine tra Grecia e Macedonia più di diecimila rifugiati e migranti sperano ancora che il confine venga aperto. Le loro storie si intrecciano come in un caleidoscopio nel racconto del nostro inviato (da www.balcanicaucaso.org)

di Francesco Martino

(aprile 2016) “Buone notizie”, dice Ahmad. Siamo all'ingresso del tendone numero tre, da cui un flusso costante di persone continua ad entrare e ad uscire ininterrotto. Comincia ad imbrunire, un vento leggero, ma freddo e pungente soffia testardo sulla linea di confine. Nel tendone centinaia di donne, uomini e bambini si preparano alla notte: sui bassi letti a castello a due piani, di tela rigida, si dispiegano coperte grigie, tutte uguali. In molti le usano come tenda improvvisata, alla ricerca del lusso di un po' di intimità. “Ho buone notizie, mio figlio, il mio primogenito, è ancora vivo”. Ahmad parla con calma, senza scomporsi. La sua è una gioia tormentata, che brilla solo a tratti negli occhi scuri. Non chiedo niente, aspetto che sia lui a parlare ancora. “Non lo vedo da venti mesi, da venti mesi è nelle mani dei servizi segreti di Bashar al-Assad. Ma ora so che è ancora vivo: ne ho avuto conferma da un amico di un amico, che ha influenza a Damasco”. Ancora una lunga pausa. Difficile fare domande. Aspetto ancora. “L'hanno catturato a pochi giorni dalla maturità e dal suo compleanno, il diciassettesimo. Qualcuno ha fatto il suo nome, l'ha accusato di far parte dell'Esercito Siriano Libero, anche se non si è mai occupato di politica. Poi è sparito, anzi è diventato un numero. E' così che funziona: nessuno sa chi sei, nemmeno i tuoi compagni di cella”. Il racconto si interrompe: uno dei figli minori di Ahmad, che accompagna il padre nel viaggio verso l'Europa, si avvicina e parla brevemente col padre, poi sparisce di nuovo nel ventre caldo del tendone. “E' ancora vivo. Per farmelo sapere c'è chi ha rischiato grosso, a Damasco. Venti mesi...ma è vivo, è ancora vivo”.[…]

Sans-papiers o sans droit?
1 aprile 2016, la manifestazione in via Brennero a Trento

Una possibile lettura della protesta dei richiedenti asilo in via Brennero

di Soheila Mohebi, Razi Mohebi e Nicole Valentini

(4 aprile 2016) Il primo aprile alcuni richiedenti asilo residenti a Trento hanno organizzato una manifestazione di protesta che ha bloccato il traffico di via Brennero per qualche ora. I manifestanti hanno esibito dei cartelli nei quali reclamavano i loro diritti alla protezione, alla giustizia e alla salute. Un giovane manifestante interrogato sui motivi della protesta ha affermato di voler solo avere il diritto di studiare e di lavorare. Ha poi aggiunto che alcuni richiedenti bisognosi di cure devono aspettare fino a due settimane per andare dal medico. Il Presidente della Provincia Ugo Rossi ha affermato che nove richiedenti che sono stati identificati verranno espulsi dal programma di accoglienza.

Questa la premessa dei fatti, ma chi sono queste persone e cosa li ha spinti ad organizzare questa protesta? I protagonisti di questa vicenda appartengono tutti ad un gruppo di richiedenti asilo ospitati presso la Residenza Brennero, eppure in comune non hanno solo il domicilio. Come affermato dagli stessi, molti di loro sono in attesa di una risposta da almeno due anni. Cosa è accaduto in questo tempo? Non abbiamo dati o testimonianze disponibili, possiamo però ricostruire alcuni eventi attraverso gli articoli apparsi in questi due anni sui giornali trentini e aventi come protagonisti i richiedenti della Residenza Brennero. Forse qui potremmo trovare, se non la risposta a queste domande, almeno uno spunto che inviti alla riflessione. Rivediamo quindi questi eventi in ordine cronologico:

 

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