«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
È il pomeriggio di venerdì 11 ottobre 2013. Per cinque ore nel mare calmo almeno 480 profughi siriani su un peschereccio che sta affondando attendono i soccorsi. La nave più vicina, il pattugliatore militare Libra, è ad appena 17 miglia, un'ora di navigazione. Ma il comando della Marina, in piena operazione di soccorso, impedisce il suo intervento. E addirittura ordina alla comandante, il tenente di vascello Catia Pellegrino, tenuta all'oscuro delle reali condizioni di pericolo, di allontanarsi e andare a nascondersi: in modo che sia una motovedetta maltese a farsi carico del recupero dei profughi, anche se l'unità di Malta è ancora a 120 miglia.
Davanti alla Camera il 17 maggio scorso, dopo la pubblicazione sul sito de L'Espresso dell'altro videoracconto "Il naufragio dei bambini", il ministro Pinotti ha invece dichiarato: «La Marina riferisce che appena informata... ha disposto di propria iniziativa che nave Libra, distante circa quindici miglia nautiche dal natante in difficoltà, si dirigesse verso il punto segnalato». Questa e altre telefonate dimostrano l'esatto contrario. Nel naufragio sono annegate 268 persone, tra cui sessanta bambini.
«Tempi interessanti» (60)
Bloccati dal gelo? No, mi dispiace. Come si può arrivare a mistificare in maniera così palese la realtà di migliaia di profughi costretti nel fango e nel gelo lungo la rotta balcanica, provenienti in gran parte dall'Afghanistan, dalla Siria e dall'Iraq, paesi ricchi ma impoveriti e lacerati da guerre nelle quali l'occidente non può certo – ed è un eufemismo – chiamarsi fuori.
Diciamo le cose come stanno. Migliaia di persone sono costrette a bivaccare in condizioni disumane in campi improvvisati come effetto della proliferazione di muri e filo spinato sorti nel cuore di un'Europa dove si va affermando la negazione del diritto d'asilo e di quello di circolazione come previsto dal secondo comma dell'articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Ditti Umani.
Un reportage dal confine greco macedone di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli
28 gennaio/25 febbraio 2017 orari di apertura: sabato dalle 16.00 alle 19.00 / domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 - Paggeriarte Piazzale della Rosa Sassuolo
Sabato 28 gennaio ore 18.00: inaugurazione mostra e presentazione del volume “Dal libro dell’Esodo” (Piemme edizioni)
Interverranno Luigi Ottani, Roberta Biagiarelli e Michele Nardelli (ricercatore sui temi della pace, fondatore Osservatorio Balcani Caucaso)
Venerdì 10 febbraio ore 21.00: “Immigrazione, analfabetismo, semplificazione”.
Interverranno Massimo Tesei (Fondatore di Forlì Città Aperta), Asmae Dachan (giornalista italo-siriana) e Roberta Biagiarelli.
Donatella Di Cesare
Stranieri residenti
Bollati Boringhieri, 2017
L’approccio alle migrazioni di Donatella Di Cesare alla prova dell’Italia del rancore
(12 febbraio 2018) Parlare di immigrazione a pochi giorni dall’attacco di matrice razzista di Macerata rischia di far prendere a ogni considerazione una deriva retorica che allontana dalla piena comprensione di ciò che sta accadendo. Ecco perché, iniziando a raccontare la conversazione con Donatella Di Cesare a proposito del suo ultimo libro “Stranieri residenti” (2017, Bollati Boringhieri), faccio riferimento ad alcune riflessioni che – rovistando nel marasma non proprio edificante dell’informazione e nel profondo degli abissi del web – aiutano a orientarsi dentro il tempo che stiamo vivendo e ci impongono un punto di vista più articolato rispetto a temi e fenomeni che non toccano incidentalmente le nostre vite ma ne fanno parte – non da ieri, non in forma emergenziale – e ne faranno parte ancora per lungo tempo, mettendoci alla prova. Questioni decisive – la relazione con l’altro, la giustizia sociale, il rapporto ambiguo con l’identità e la debolezza dello Stato Nazione – perché potenzialmente fondative di un modo diverso di addentrarci nel futuro.
di Steven Forti*
«Caro ministro Poletti,
sono davvero indignato per le Sue parole riguardo alle migliaia di giovani italiani che vivono all’estero: “conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi". Non so che persone conosca sinceramente, mi piacerebbe me lo spiegasse guardandomi negli occhi.
Un ministro non può, né deve permettersi di rivolgersi con tale arroganza e cafonaggine a chi ha abbandonato, per volontà propria o per necessità, il proprio paese perché questo non ha saputo dargli la possibilità per realizzarsi o, ancora più semplicemente, per vivere dignitosamente. Ancora più visto il ruolo che Lei ricopre e viste le Sue responsabilità rispetto all’attuale situazione del mondo del lavoro in Italia: oltre a dimostrare un minimo di rispetto, dovrebbe preoccuparsi di questa continua emorragia di giovani in un’Italia sempre più vecchia e, ormai da anni, stagnante economicamente e culturalmente. Sono centinaia di migliaia i giovani che hanno lasciato il nostro paese per cercare un lavoro e un futuro altrove.
Di fronte al dramma dei profughi, che rappresenta la più grave emergenza umanitaria dagli anni della seconda guerra mondiale, anche le comunità del Trentino sono chiamate a dare una risposta di solidarietà e di accoglienza.
Le popolazioni di questa terra hanno sperimentato sulla propria pelle la condizione di profugo e migrante, le sue durezze e le sue speranze.
Non possiamo rimanere insensibili di fronte alla disperata domanda di aiuto che ci viene rivolta da tante persone in fuga dagli insanguinati paesi del Medio Oriente e dell’Africa e che approdano alle nostre coste dopo viaggi pericolosi nel corso dei quali tanti dei loro familiari e amici hanno perso la vita.
Presentazione del volume
Dal libro dell'esodo (Piemme edizioni, 2016)
Foto e parole sulle fughe di oggi
Incontro con Roberta Biagiarelli, Luigi Ottani e Michele Nardelli
Giovedì 27 ottobre 2016
Cremona, Spazio Eventi Comune, Piazza Stradivari, ore 17.30
Soncino, Cremona - Sala conferenze Filanda, ore 21.00
Il volume nasce dall'esperienza del viaggio che Biagiarelli e Ottani hanno realizzato, nell'agosto 2015, sul confine greco-macedone: una settimana di cammino, fianco a fianco con i migranti, lungo i binari tra Gevgelija, in Macedonia, e Idomeni in Grecia. Il libro si arricchisce dei testi della parlamentare europea Cécile Kyenge, del giornalista e scrittore Paolo Rumiz, del ricercatore e saggista Michele Nardelli, studioso del Novecento e regista Carlo Saletti e del giovane storico italo-siriano Ismail Fayad.