«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Persone

Francesco Maria Feltri, un uomo curioso che viaggiava nel tempo
Francesco Maria Feltri, verso Osmace (Srebrenica)

(4 maggio 2021) Se ne è andato da questa vita Francesco Maria Feltri. Aveva 63 anni. Una morte improvvisa che ha lasciato nello sconcerto le molte persone che lo avevano apprezzato nel suo tragitto di studioso, insegnante e formatore.

Per chi non ha avuto l'opportunità di conoscerlo, Francesco Maria Feltri era considerato tra i massimi esperti italiani di Storia del Nazionalsocialismo e della Shoah. Innumerevoli i viaggi di studio che ha accompagnato in Polonia, Repubblica Ceca, Paesi Baltici, Russia, Turchia e Israele, collaborando con musei, fondazioni e istituzioni della memoria, tra cui la Fondazione Fossoli di Carpi e l'Istituto di Storia della Resistenza di Modena.

Ho conosciuto Francesco Maria Feltri solo nel 2018, in occasione del viaggio di studio “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell'Europa”. Andammo a rendere omaggio a Predrag Matvejevic, nel luogo della sua ultima dimora nel cimitero di Zagabria; al memoriale che ricorda il campo di sterminio di Jasenovac; a Omarska, nei pressi di Prijedor, dove nel 1992 riapparvero i campi di concentramento; a Sarajevo, dove ebbe tragicamente inizio il Novecento e dove altrettanto tragicamente si concluse; a Srebrenica, dove si consumò sotto lo sguardo ipocrita del mondo il massacro della popolazione bosgnacca che aveva cercato protezione nella base delle Nazioni Unite. E qui mi fermo un attimo.

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Islam, oltre la rappresentazione. La lezione di Massimo Campanini.
Locandina evento

Mercoledì 3 marzo 2021, alle ore 17.30

in diretta sulle pagine FB delle Librerie Il Catalogo, due punti e Tamu

Islam, oltre la rappresentazione. La lezione di Massimo Campanini.

Saluto iniziale di Donatella Nepgen, moglie di Massimo Campanini.

Intervengono

Pejman Abdolmohammadi (Università di Trento)
Massimo Campanini, una biografia intellettuale.

Francesca Forte (Accademia Ambrosiana)
Il profilo filosofico di Massimo Campanini.

Luigi Alfieri (Università di Urbino)
L'Islam e l'Occidente, l'Islam come Occidente.

Francesco Cargnelutti (Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII)
Islam politico in Tunisia: dalla repressione al governo, l’esperienza di Ennahda.

Anthony Santilli (Università l’Orientale di Napoli)
L’Islam politico alla prova della realtà araba: il caso dei Fratelli musulmani.

Francesca Badini (Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII)
L’esegesi coranica tra modernità e contemporaneità.

 

L'altro 'Gigante dello Stretto'
Acquarello di Gianfranco Neri

(17 novembre 2020) Se riconosciamo questo tempo come cupo e interessante, non possono che accadere cose così, cupe e interessanti. Di quelle cupe (ahimè prevalenti) ne parliamo – più o meno a dovere – in ogni momento.

Oggi vi voglio parlare di una bella storia che mi riempie di gioia e che mi dice che malgrado le avversità ne vale la pena, che quel che si fa sul piano dell'impegno insieme esigente e disinteressato, così estraneo alle cose di questo mondo, può essere riconosciuto. Anche là dove forse meno te lo aspetti, considerato che si è sempre un po' stranieri in patria e che il rapporto fra società civile, politica e istituzioni è spesso segnato da condizionamenti di potere.

Il fatto è che la realtà talvolta ci sorprende, nella sua complessità e nella ricchezza di sfaccettature. E così può accadere che a Reggio Calabria vinca le elezioni comunali la coalizione guidata da Giuseppe Falcomatà e che nella formazione della Giunta comunale venga chiamato come vicesindaco una persona come il professor Tonino Perna, un amico con il quale ho condiviso idee, valori e una parte importante del nostro sguardo sul mondo.

Vorrei prolungare la sua vicinanza
Gigi Proietti

Un dolcissimo saluto dell'amico Alessandro

di Alessandro Mengoli

(2 novembre 2020) E’ una triste notizia quella che mi accoglie, questa mattina, non appena lo schermo del pc diventa chiaro. Ieri sera ero andato a dormire dopo aver appreso che Gigi Proietti era stato ricoverato per un malessere.

Il poro Gigi, il povero Gigi, non ce l’ha fatta.

Ma perché sento di partecipare di più, rispetto alla morte di tante altre persone note, brave e positive. Forse è la distanza. La comicità ti avvicina. Ma anche la familiarità con forme d’espressione, con gli ammiccamenti, le allusioni, la pesantezza, la leggerezza, la battuta, sintesi impietosa di un difetto, al limite della crudeltà, ma mai cattiva. Insomma la romanità. Sordi, un grande, è stato un’altra cosa. Un po’ piagnone, un po’ vittima, un po’ codardo. Proietti no; la sintesi è il suo sguardo: furbo, spavaldo, incazzoso.

Sento il desiderio di prolungare ancora un po’ la sua vicinanza, di trattenerlo ancora un po’ al ricordo.

 

 

Massimo Campanini, islamista controcorrente
Massimo Campanini

Si è spento lo storico e arabista. Un bel ricordo di Simone Casalini

di Simone Casalini *

Basterebbe citare «L’Islam, religione dell’Occidente» (Mimesis), tra i titoli della sua prolifica produzione, per raccontare Massimo Campanini, raffinato islamista, arabista, storico e filosofo. Le intersezioni, gli intrecci erano (e sono) uno dei piani di lavoro frequentati per smontare il sedizioso progetto di alimentazione di una cultura islamofoba che si ciba spesso di spazzatura editoriale.

Non si capacitava, Massimo, dello spazio che viene assegnato sui grandi media a studi, libri o voci prive di autorevolezza. E allora sbullonava queste impalcature ideologiche — di facile impatto per un opinione pubblica che poco sa di islamistica — con i suoi testi che da un lato ci rammentano le profonde connessioni tra «noi» e «loro» in un tentativo di accorciare le distanze e di farci scoprire che quel noi e loro spesso non esistono o hanno contorni indecifrabili; dall’altro accompagnandoci nella profondità del pensiero islamico e della sua struttura sociale, sconfessando i luoghi comuni più resistenti. Come l’associazione tra l’Islam e i regimi teocratici, in cui aveva vita facile a ricordare che «l’Islam non possiede né una Chiesa né un clero a differenza del cristianesimo. Semmai è un cesaropapismo perché l’elemento politico ha strumentalizzato quello religioso, e quasi mai viceversa». E contestava l’identità Islam-terrorismo perché «cela una rappresentazione volutamente monocorde per costruire un nemico».

Addio a Giulio Poli, patriarca tra i Mastri Distillatori del Trentino
Giulio Poli

Se n’è andato alla soglia della sua 87esima vendemmia. Un cultore della tradizione, viticola anzitutto. Curava i suoi vigneti con ritmi ancestrali, usando legare le viti con le ‘strope’, per rispettare l’habitat, per non disperdere la gestualità rurale e pure per non inquinare con qualche legaccio sintetico

di Nereo Pederzolli *

Ha raggiunto la quota suprema. Quella riservata agli angeli. Giulio Poli, patriarca tra i Mastri Distillatori del Trentino è salito lassù, tra quegli spiriti alcolici che evocano l’ebbrezza, gioia effimera, ma anche lungimiranza e devozione.

Ha lasciato alla sua famiglia, il figlio Mauro al comando, gestire la loro micro quanto suggestiva distilleria, nel cuore del borgo grappistico per eccellenza. Quella “Piccola Nizza de Trent” rinomata già ai tempi del Concilio, ameno enclave tra Castel Toblino, l’omonimo lago e le montagne che guardano la Paganella. Borgata alchemica per eccellenza. Dove il peccato “alto grado” dei contadini senza speranza è condiviso anzitutto da ben cinque distillerie, tutti con Poli nel nome. Una rarità, un modo d’interpretare l’evoluzione della vite e dimostrare l’autorevolezza distillatoria tra le Dolomiti, e non solo.

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Un ricordo di padre Giorgio Butterini
13 novembre 2010

(26 marzo 2020) Vi propongo un piccolo racconto a partire da questa immagine, in ricordo di padre Giorgio Butterini che poche ore fa ci ha lasciati, anche lui vittima di un virus che ci parla della nostra insostenibile normalità.

Una foto scattata dieci anni fa nell'area archeologica del Sass a Trento, dove si riconoscono Ali Rashid, Padre Giorgio Butterini, Aboulkheir Breigheche e Wajeeh Nuseibeh.

Il 12 e 13 novembre 2010 come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani invitammo a Trento il custode della Basilica del Santo Sepolcro Wajeeh Nuseibeh. Ultimo di una famiglia palestinese (e musulmana) che dal XIII secolo gestisce l'apertura e, con lo statu quo, la vita del luogo più sacro della cristianità ma insieme anche il più conteso dalle componenti religiose che vi si riconoscono.

Nell'ambito del percorso annuale dedicato al tema della “Cittadinanza Euromediterranea”, quell'invito assumeva un forte significato simbolico, l'incontro di civiltà che sono tali proprio perché in continuo dialogo e uno straordinario esempio di terzietà nella gestione nonviolenta dei conflitti.

 

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