"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Balcani. Una sfera di cristallo sulla post modernità. Il 9° itinerario...
Foto Mario Boccia

Viaggio nella solitudine della politica

Itinerario n.9 - Balcani. Una sfera di cristallo sulla post modernità.

10 – 16 agosto 2018

 

«Il palcoscenico costruito da Cervantes

era affollato da versioni diverse della domanda

se le cose possano mai essere quelle che sembrano,

che affermano di essere, che vogliamo che siano,

che ad altri occorre che siano»

Maria Rosa Menocal

Principi, poeti e visir

 

 

Se c'è un punto di osservazione interessante sulla post modernità, quello balcanico è davvero un caleidoscopio ineludibile. Strade e luoghi che negli anni sono diventati familiari. E persone, ognuna una storia, per il piacere dell'incontro e per il bisogno di capire.

Non per aiutare, ma per aiutarci. In primo luogo a comprendere quel che era accaduto e che stava accadendo: in fondo era questo il senso di tutto questo lavoro e di un progetto come Osservatorio Balcani Caucaso, uno sguardo capace di scavare in profondità, oltre ogni emergenza.

E ora questo nuovo viaggio, per il piacere di farlo con amici curiosi ma anche e soprattutto per capire che cosa rimane nell'animo e nel pensiero delle persone con i quali ho condiviso sguardi e progetti, per rimettere a fuoco ancora una volta lo specchio fra le sponde che si guardano e che continuano a non riconoscersi.

La tempesta Vaia. Appunti di viaggio.
Val Visdende

 

di Diego Cason *

Fare il punto sugli effetti della tempesta Vaia non è compito semplice ma è indispensabile una riflessione su questo evento straordinario mai avvenuto prima sulle Alpi orientali e, in particolare, nel territorio dolomitico. La prima considerazione da fare riguarda il significato di evento straordinario. Esso si inserisce, in modo anomalo, in una serie di eventi catastrofici di dimensione locale che normalmente si ripetono sulle Dolomiti come in tutte le altre aree alpine quando vi sono precipitazioni (piovose e nevose) rilevanti. Per questo motivo è necessario ribadire che il territorio montano è pericoloso ed esposto regolarmente ad eventi che producono danni ambientali e ai manufatti delle comunità. La tempesta Vaia si è sviluppata tra il 27 ottobre e il 2 novembre 2018 ha interessato un’area che va da Baltico al Mediterraneo. È stato il 29 ottobre che il vortice depressionario, rinforzato da venti di scirocco e libeccio ha raggiunto la sua massima intensità. Gli effetti sui boschi si sono concentrati nell’area che va dalla provincia di Sondrio alla provincia di Udine ma ha colpito anche aree circoscritte nelle Alpi marittime e a nord del Lago Maggiore. Le intese precipitazioni, superiori a quelle registrate nell’ultima alluvione del 1966, unite alla forza dei venti, hanno prodotto gravi danni agli edifici, alla viabilità, alle reti tecnologiche e alle opere idrauliche su quasi tutti i corsi d’acqua in particolare nel bellunese, in Trentino e in provincia di Udine. Limitandoci a valutare i danni sul patrimonio boschivo essi riguardano 41.491 ha in 473 comuni e hanno prodotto circa 8,7 milioni di metri cubi di legname schiantato, per un valore di circa 440 milioni di euro. La provincia che ha assorbito il danno assoluto maggiore è il Trentino con 18.300 ha devastanti e con 3,3 milioni di m3 di legname schiantato, segue il Veneto con 12.114 ha e 2,5 milioni di m3, l’85% dei quali in provincia di Belluno.

Questione meridionale o pensiero meridiano?
Calitri. Foto di Mauro Arnese

Interrogativi e riflessioni intorno al viaggio nelle “terre dell'osso” (maggio – giugno 2018)

di Michele Nardelli *

Nel corso del viaggio nelle “terre dell'osso”1 si è fatta largo nei miei (nostri) pensieri una domanda che è divenuta ancor più assillante dopo essere ritornati nelle asprezze di un profondo nord dove la natura non si può certo dire sia meno ostile rispetto a quella che abbiamo attraversato nel nostro itinerario fra Sannio, Irpinia e Lucania.

La domanda è la seguente: esiste (ed è mai esistita) una questione meridionale?

So bene quanto questo interrogativo possa essere insidioso, dopo che alcune delle menti più fervide del Novecento, da Gaetano Salvemini ad Antonio Gramsci, hanno fatto di tale “quistione” uno dei temi cruciali del loro agire politico.

Ma è proprio il cambio di sguardo che si propone questo nostro “Viaggio nella solitudine della politica”2, nel suo interrogarsi sui fondamentali, ad indurci domande cruciali che investono il presente, ovvero l'esito di quei paradigmi che hanno segnato il Novecento e con i quali ancora non abbiamo fatto i conti.

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Voci e sguardi fuori campo
Il ponte di Annibale

Diario di vaggio nelle "terre dell'osso".

30 maggio – 3 giugno 2018

 

di Micaela Bertoldi

 

 

Terre alte del Mezzogiorno

- Dove si situano queste terre che ci fanno sentire simili, dato che sappiamo di appartenere alle Terre alte dell’arco alpino? – mi domando. Andremo alla riscoperta di fratellanze montagnarde, dovute a secoli di vite solitarie in paesi di montagna, assai diversi per forma e condizioni, lingue, usanze e cultura.

- Forse è meglio ripescare nei libri di scuola qualche notizia: per avere consapevolezza delle distanze – nel tempo e nella geografia – in modo da poter entrare in punta di piedi in luoghi degni di ogni reverente attenzione.1

Regioni e cenni storici

La più antica ripartizione del territorio italiano risale all’imperatore romano Augusto quando, circa duemila anni fa, ripartì la penisola in undici regioni (più tre subregioni) situate nella parte continentale, e due province, la Sicilia e la Sardegna, amministrate a parte perché considerate “non romane”.

Le regioni erano numerate da I a XI, partendo ovviamente da Roma. Quindi Latium et Campania, I; Apulia et Calabria, II; Lucania et Bruttium, III; Samnium, IV; Picenum, V; Umbria, VI; Etruria, VII; Aemilia, VIII; Luguria, IX; Venetia, X; Transapadana, XI. 

Nelle terre dell'osso. Immagini.
Nel luogo dove sorgeva la Taverna Jacobelli a san Lupo, dove prese il via l'insurrezione del Matese guidata da Carlo Cafiero e Errico Malatesta

Dopo il prezioso diario di viaggio che ci ha proposto nei giorni scorsi Micaela Bertoldi (http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4126), un nuovo capitolo dell'ottavo itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica" dedicato alle terre alte del Mezzogiorno - fra Sannio, Irpinia e Lucania - ci viene proposto da Razi Mohebi e Soheila Javaheri con le suggestioni di un "corto" che ci riporta a quei giorni intensi. Seguirà a breve una riflessione sulla "questione meridionale" e su quel cambio di sguardo che, un secolo dopo Gramsci e Salvemini, il Mezzogiorno si meriterebbe.

Il corto lo potete vedere qui: https://youtu.be/KFssLz63N4I

Trento in Comune (?)
La prima di copertina del testo proposto da Federico

«Attendo cenni, domande, commenti, perplessità, stroncature. La risposta peggiore sarebbe il silenzio. Con la speranza che sia una lettura gradita e ci sia la voglia di discuterne e di vedersi preferibilmente di persona» scrive Federico. Una proposta che sento anche mia e che condivido.

di Federico Zappini

Per cominciare e per capirsi. Il mio augurio è che questo testo (Scarica in formato .pdf) sia in grado di far “perdere” un po’ di tempo a un numero sufficiente di persone, il più possibile diverse una dall’altra. Di tempo ne dovremmo, e dovremo, dedicare molto al tentativo di riqualificare la politica e per ridarle un senso. Un impegno dedicato allo stesso tempo ai linguaggi e alle pratiche, alle relazioni e all’elaborazione di pensiero, alla frequentazione del territorio e alla costruzione di nuove utopie collettive su scale più ampie.

E’ un testo – una sorta di instant book – frutto di diverse conversazioni e di fortunati incontri. Di un lungo periodo – almeno gli ultimi sei anni – di osservazione e sedimentazione di riflessioni, certamente parziali ma utili. Anni passati ai margini della politica praticata all’interno dei contenitori tradizionali (partiti, comitati, movimenti, associazioni), senza però mai perderla di vista e riconoscendone sempre la centralità che sta tutta dentro l’ambizione – troppo spesso dimenticata – di trasformare una situazione data in una situazione desiderata.

 

Nelle terre dell'osso. Un nuovo itinerario nell'ambito del Viaggio nella solitudine della politica
Irpinia, 1980

Dal 30 maggio al 3 giugno 2018 nelle «terre dell’osso», alla ricerca di suoni che diano speranza al Mezzogiorno.

Siamo giunti così all'ottava puntata di questo nostro "Viaggio nella solitudine della politica". Prenderà il via da L'Aquila il prossimo 30 maggio e ci porterà nei giorni successivi in quelle che Vinicio Capossela, nel suo "Il paese dei coppoloni", chiama le «terre dell’osso». Attraverso il Sannio, l'Irpinia e la Lucania per cinque giorni incontreremo le persone, le storie di vita, le riflessioni e le esperienze che cercano di dare speranza alle terre di mezzo di un Mezzogiorno profondo e vero ma anche spremuto, svuotato e vilipeso nel nome di un progresso senza futuro.

Il programma: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4106