"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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State scrivendo il Recovery Fund pensando agli anni '20. Ma del Novecento!
Ritorno al futuro

 

Le sette proposte di Friday For Future Italia al Governo Italiano relativo alla Next Generation EU

La crisi climatica è stata descritta come “una pandemia al rallentatore”. Entrambe infatti sono “invisibili” all’inizio. Entrambe riguardano l’intero pianeta e affliggono tutti, ma colpiscono le categorie più fragili con maggiore violenza. Per entrambe, le soluzioni coincidono con grandi cambiamenti su scala globale.

Ma la crisi climatica, oltre una certa soglia, è irreversibile. Se superiamo il punto di non ritorno non esisterà un “vaccino” in grado di salvarci. Ogni anno avremo perdite annuali del PIL italiano crescenti, che raggiungeranno l’8% nel 2100 (come spiega il rapporto del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici). Significa che rischieremo di avere ogni anno i danni economici che stiamo vivendo quest’anno a causa della pandemia!

Ci troviamo quindi di fronte ad un punto cruciale: non possiamo credere di risolverla continuando con il business as usual. Nonostante questo, i pacchetti di stimolo finora approvati dal nostro paese sono stati i peggiori in Europa dal punto di vista della transizione ecologica, e tra i quattro peggiori di tutto il G20 (insieme a USA, Giappone e Australia).

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Il tabù della patrimoniale
Povertà

di Roberto Pinter

(5 dicembre 2020) “Il Covid trascina 5 milioni e mezzo di italiani nel tunnel della povertà” che si aggiungeranno agli 8,8 milioni già certificati. A fronte di questa terribile notizia si registra anche, nell'ultimo anno, l'aumento di 125 miliardi dei depositi bancari!

Cosa vuol dire questo? Che le politiche redistributive e straordinarie attivate dopo il Covid non hanno avuto un effetto equo, visto che sono stati soldi anche a chi non ne aveva bisogno e troppo pochi a chi era in difficoltà. Che con l'epidemia aumentano i poveri e chi sta bene, non potendo spendere o preferendo non investire in questi tempi incerti, aumenta invece la propria ricchezza. Significativo che i grandi ricchi del pianeta abbiano visto in questi mesi un aumento vertiginoso del loro patrimonio finanziario.

Dunque la caduta economica colpisce in modo iniquo, impoverisce chi ha solo il lavoro e arricchisce chi ha i monopoli o vive di rendite.

 

 

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Il ritmo del contagio, così paurosamente simile a quello della ninfea
Effetti di Vaia (foto di Stefano Semenzato)

Considerazioni attorno al libro di Diego Cason e Michele Nardelli “Il monito della ninfea”

di Stefano Semenzato

Agli inizi di novembre era prevista a Porretta Terme (Bologna) la presentazione del libro di Cason e Nardelli. Il precipitare della situazione pandemica ha costretto al rinvio. Avevo preparato degli appunti per aprire il dibattito e interloquire con Michele. Li presento qui in forma leggermente rivista.

(19 novembre 2020) Non conosco Diego Cason, ma conosco a sufficienza Miche Nardelli. So che mi trovo di fronte ad un viaggiatore, spesso viaggiatore scontento, ma che non rinuncia a percorrere i territori della esperienza materiale e quelli immateriali della mente.

La sua vita di scorribande per i territori della politica romana prima, poi per quelli dei della ex-Jugoslavia, e poi ancora i viaggi di quella che è stata chiamata “solitudine della politica” lo stanno a testimoniare.

Anche questo libro è un viaggio. I giorni passati ad incontrare le comunità colpite da Vaia, gli incontri per dar conto dei tanti microprogetti messi in campo per ripartire, ma anche un viaggio nel mondo delle fiabe e in quello delle religioni. Il tutto intrecciato con analisi e approfondimenti sullo stato del pianeta. Da non perdere il bellissimo capitolo in cui – a proposito dei miti della montagna - si ripercorre lo scontro tra le teorie e pratiche animiste e la forzatura delle religioni monoteiste.

 

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L'altro 'Gigante dello Stretto'
Acquarello di Gianfranco Neri

(17 novembre 2020) Se riconosciamo questo tempo come cupo e interessante, non possono che accadere cose così, cupe e interessanti. Di quelle cupe (ahimè prevalenti) ne parliamo – più o meno a dovere – in ogni momento.

Oggi vi voglio parlare di una bella storia che mi riempie di gioia e che mi dice che malgrado le avversità ne vale la pena, che quel che si fa sul piano dell'impegno insieme esigente e disinteressato, così estraneo alle cose di questo mondo, può essere riconosciuto. Anche là dove forse meno te lo aspetti, considerato che si è sempre un po' stranieri in patria e che il rapporto fra società civile, politica e istituzioni è spesso segnato da condizionamenti di potere.

Il fatto è che la realtà talvolta ci sorprende, nella sua complessità e nella ricchezza di sfaccettature. E così può accadere che a Reggio Calabria vinca le elezioni comunali la coalizione guidata da Giuseppe Falcomatà e che nella formazione della Giunta comunale venga chiamato come vicesindaco una persona come il professor Tonino Perna, un amico con il quale ho condiviso idee, valori e una parte importante del nostro sguardo sul mondo.

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Il triplo tracciamento di cui abbiamo bisogno
da https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini *

(15 novembre 2020) Vi sarà capitato di dover attraversare una stanza al buio. Sapete quindi che prima di abituarvi all’assenza di luce il rischio di andare a sbattere è elevato. Da qualche mese a questa parte – esclusa l’illusoria parentesi estiva, in cui la luce calda del sole ci ha fatalmente abbagliati – ci troviamo a vivere una situazione di incertezza simile, ma riferita all’intera nostra esistenza.

E’ un’entità invisibile (il virus, e con lui la sua circolazione) a imporci l’oscurità. Il nostro sguardo verso il futuro è sfocato, la capacità predittiva insufficiente, l’analisi degli scenari parziale. Siamo ciechi e l’impegno che mettiamo in campo (pieno di limiti e contraddizioni, come conferma ogni giorni la pessima relazione tra i diversi livelli istituzionali) si concentra esclusivamente sul successivo passo, nel tentativo di non inciampare. Per non farsi troppo male, pur facendosene già abbastanza.

E’ in questo contesto che si protrae – indefinito – lo stato di eccezione a cui fa riferimento Simone Casalini in un suo recente editoriale. Il sistema sanitario boccheggia, la tenuta sociale vacilla, l’azione politica latita. Una mancanza, quest’ultima, che pesa in modo particolare di fronte al riproporsi della complessità del reale (che avevamo tentato di rimuovere) e della non linearità dei processi globali (randomici e scomposti come è l’andamento del contagio).

Nell’eccezionalità del momento possono dispiegarsi le dinamiche del controllo e del conformismo, o – al contrario – trovare terreno fertile le condizioni per il cambiamento, partendo dalla consapevolezza diffusa dell’urgenza di immaginare un modo nuovo di stare nel mondo, con o senza Covid19. A poco servono le mappe a colori delle regioni italiane se a diffondersi come osserva Ilvo Diamanti è un’omogenea “zona grigia” privata della socialità e del confronto, impaurita e stanca, solitaria e disarmata.

 

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Shooting in Sarajevo
La copertina del libro
«La strada che va dal ponte Skenderija al ponte Vrbanja, passando sulla sponda sinistra del fiume Miljacka, è la più breve via per raggiungere dal centro città il quartiere Grbavica. Percorrevo questa strada ogni giorno, tornando a casa, e continuavo a percorrerla nei primi giorni di guerra, nell’aprile 1992. La zona è aperta, soleggiata, a destra scorre il fiume Miljacka e a sinistra ci sono le falde del monte Trebevi con le basse case famigliari circondate dai giardini. All’inizio di aprile a Sarajevo ci furono le prime vittime. Così abbiamo saputo che i cecchini e l’artiglieria erano già posizionati sui monti intorno alla città. A mezzogiorno, per la paura, le vie della città si svuotavano, e tornando a casa incontravo poca gente, talvolta nessuno».

Azra Nuhefendic

 

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Oggi 12 novembre 2020 esce in libreria "Shooting in Sarajevo", un progetto che ha mosso i primi passi cinque anni fa con Luigi Ottani.

Grazie agli amici che con la loro sensibilità e professionalità hanno permesso alla nostra idea di prendere corpo: Azra Nuhefendic, Jovan Divjak, Gigi Riva, Mario Boccia, Carlo Saletti e all'editore Bottega Errante fatto di tante anime.

 

Preparare il tempo
Cammino

di Francesco Picciotto

(11 novembre 2020) Si approssima la stagione invernale. E per la prima volta nella mia vita ho la sensazione che questa possa rappresentare l'inverno del cuore e dell'anima ancora prima di essere l'inverno del corpo. Neanche l'apice solstiziale costituisce più una consolazione e una speranza di luce e apre semmai ad un tempo che non riusciamo a decifrare né a prefigurare e che per questo ci lascia spaventati ed attoniti.

In questo tempo senza precedenti in un'ottica generazionale veniamo spinti collettivamente al di sotto del livello di bisogni al quale la maggior parte di noi era abituata e questo ci catapulta in una nuova condizione in cui paure e certezze, gioie e dolori, nella loro contrapposizione agli estremi di una forbice molto più ampia, hanno un'intensità nuova. Non sono più impregnati da quel tepore proprio di un'umanità che si situa molto in alto nella piramide di Maslow, ma sono semmai caratterizzati da temperature estreme che ci sottraggono dalla fascia temperata del nostro pianeta e ci gettano, senza alcuna preparazione, in un angolo del nostro universo, stretti fra la temperatura di Plank e lo zero assoluto delle nostre nuove emozioni.

 

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