"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Federico Zappini
Se incontri lungo il sentiero un altro viandante
chiedigli dove è diretto e non da dove proviene.
Se sarai fortunato percorrerai un pezzo di strada con lui.
Si può sintetizzare così la crisi politica appena ricomposta. Va riconosciuto a PD, M5s e Leu il coraggio di concentrarsi su ciò che potrà essere (se lo si vorrà davvero…) piuttosto che su ciò che è stato. Il futuro che ha il sopravvento sul passato, che pure non si può cancellare. Due solo esempi. Da un lato la cultura ambientalista del Partito Democratico è tutt’altro che monolitica, scontando spesso l’attrazione nei per il cosiddetto “partito del PIL”, rivendicando con orgoglio la categoria – ambigua – del progressismo. Dall’altra la recente esperienza governativa del M5s e del Presidente Conte non si può slegare dalla deriva cattivista che ha trovato il suo principale interprete in Matteo Salvini. Le responsabilità sono di chi la proponeva senza vergogna così come di chi faceva poco, o nulla, per opporvisi.
Storia, culture, ibridazioni nello spazio mediterraneo
27 settembre - 8 ottobre 2019
Itinerario n.11 del Viaggio nella solitudine della politica
Venezia – Senj – Mostar – Sarajevo – Dubrovnik – Kotor – Salonicco – Istanbul – Nis – Belgrado
(27 settembre - 8 ottobre 2019)
Viviamo in un ingorgo che si fatica a decifrare. Una difficoltà che non è solo l'esito della complessità in un tempo sempre più interdipendente, ma del venire a galla dei grandi nodi che l'umanità aveva erroneamente affidato alle magnifiche sorti e progressive. Come nelle parole di Walter Benjamin sull'Angelus Novus, quando le macerie della prima guerra mondiale già lasciavano presagire quale sarebbe stato l'esito del Novecento, è il concetto di progresso ad essere in discussione, così come il nostro rapporto con la natura e il tema del limite nell'agire umano.
Nodi di carattere filosofico e religioso che lungo la storia hanno prodotto vere e proprie faglie, spaccature profonde mai sanate che hanno lastricato il cammino dell'umanità. Fra tutte, quella fra Oriente e Occidente, che investe fra l'altro il rapporto fra modernità e tradizione, stato di diritto e stato etico, libertà e sovranità.
Quello che ci si propone con l'undicesimo itinerario del “Viaggio nella solitudine della politica” è di scandagliare questa faglia, forse quella che ha conosciuto più cesure ma che più di altre ha generato straordinari sincretismi.
di Simone Casalini
L’omicidio di George Floyd, soffocato a Minneapolis da un poliziotto bianco, grano di un rosario di violenza «statale» senza fine, ha ridestato il mondo (Trento e Bolzano comprese, con partecipate manifestazioni di piazza) al tema del razzismo quando questo sembrava ormai sdoganato nella forma proteiforme e ambigua della politica contemporanea. Otto minuti e 46 secondi di filmato, il tempo dell’agonia di Floyd pressato dal ginocchio dell’agente Derek Chavin (con un pedigree di 18 denunce per violenza in 19 anni di servizio), reo di aver pagato con una banconota contestata da 20 dollari un pacchetto di sigarette, hanno segnato un principio di smottamento nella coscienza di un Paese, gli Stati Uniti, a cui non sono serviti due mandati del primo presidente afro-americano (Barak Obama) per rimuovere il razzismo di Stato, e più in generale nell’Occidente che ha malcelato le ombre sanguinarie della sua storia, che poi è la Storia. Addirittura scatenando un’ondata iconoclasta e una revisione di giudizio (non revisionismo) su alcuni personaggi di questa Storia universale, ampiamente compromessi dal fenomeno coloniale.
Il problema, però, è proprio questo. Schiavismo e colonialismo — la cui eredità s’incunea fino ai nostri lidi sociali — sono dispositivi che non hanno lasciato colpe né giudizi storici né memoriali e nemmeno statue per le vittime.
di Ugo Morelli e Federico Zappini
(19 agosto 2019) Da qualunque lato la si guardi quella che stiamo attraversando è una fase di grande disordine. L'entropia che satura questo tempo è insieme politica, sociale e culturale. Una confusione che crea spaesamento diffuso, che polarizza le posizioni ma allo stesso tempo le rimescola continuamente, ribaltando punti di vista, impedendo lo stabilizzarsi di un dibattito pubblico che si muove scompostamente. A questa generale sensazione di precarietà e insicurezza si è aggiunta nelle scorse ore anche l'apertura di una crisi che – se si prova a spostare la messa a fuoco oltre l'ingombrante volto di Matteo Salvini – non si può circoscrivere all'interno dei contorni dell'alleanza contrattizia tra Lega e M5s ma va allargata e fotografata a livello di sistema. È difficile, allora, cercare di trovare acqua potabile nel pozzo che abbiamo inquinato. Questo è quello che facciamo e si continua a fare, alla ricerca ansiogena di proposte originali, mestando e rimestando parole e slogan che durano un giorno, se va bene.
I passi conclusivi del “Viaggio nella solitudine della politica”
di Michele Nardelli
Due anni fa la proposta di un viaggio che indagasse la solitudine – ovvero la fatica e l'urgenza – della politica. Ne sono venuti sin qui un un prologo trentino che ci ha mostrato con un anno e mezzo di anticipo lo sfarinarsi del blocco sociale che aveva resa possibile l'anomalia politica di questa terra, dieci itinerari in altrettanti limes cruciali per mettere a fuoco l'interminabile transizione verso un “non ancora” che stenta a prendere corpo, occasioni di incontro nelle forme più svariate e non meno di quattrocento persone coinvolte, ma soprattutto immagini e pensieri che quotidianamente ci aiutano a fare i conti con una cassetta degli attrezzi sempre più inservibile e con inediti scenari nei quali urgono nuovi paradigmi.
La stessa presentazione di un libro come “Sicurezza” – sin qui più di trenta incontri con oltre ottocento partecipanti e una prima ristampa – che indaga uno dei tratti più complessi ed insidiosi del presente, è diventata parte di questo viaggio nel nostro tempo.
Sentirsi vicini. E dunque meno soli.
Grazie Vinicio.
«E ha visto che per l'uomo
Non può esserci unità
Non una cosa sola
Cattiva oppure buona»
Puoi vedere il video: https://youtu.be/IJMNgoyerak
§§§
Il povero Cristo
è sceso dalla croce
per prima cosa ha appreso
la condizione atroce
Amar la vita e viverla
ed essere felice
Amar la vita e vivere
sapendo di morire
Ma invece di un fratello
vedere nel suo simile
il primo da affogare
se appena è un po’ più debole
Consigli non richiesti per una nuova geografia e grammatica politica per Trento e il Trentino.
di Federico Zappini *
Sei vuoi andare veloce, corri da solo.
Se vuoi andare lontano, corri insieme a qualcuno.
Scrivo questo testo da una posizione di marginalità. Da solo. Una solitudine che non credo solo mia. Senza grandi elettori da spendere nella contesa elettorale.
Quella che sottopongo è una riflessione che nasce dalla fragilità e dai dubbi più che dalla forza e dalle certezze. È un pensiero frutto di un numero sufficientemente ampio di conversazioni a più voci. E’ il depositato di inquietudine e curiosità derivante dall’osservazione dell’evoluzione politica e sociale del territorio che vivo.
Non è un appello per costruire nuovi movimenti o soggetti politici. Non è la rivendicazione di un ruolo in quegli organi – penso al tavolo coalizionale che già in queste settimane comincia il suo lavoro di confronto – che avranno il compito di tirare le somme delle riflessioni all’interno delle forze politiche che esprimono una propria visione e organizzazione.