«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
Micaela Bertoldi
Intrecci. Stralci di narrazioni familiari sullo sfondo della "piccola" Europa
Fondazione Museo Storico del Trentino, 2014
Protagonisti di questo volume sono solo alcune della piccole "comparse" che hanno animato il grande scenario della storia del Novecento: donne e uomini confusi e dispersi nella grande folla dell'umanità, schiacciati e trasportati dagli eventi come un fiume in piena, ma al tempo stesso ricettori e trasmettitori attenti di quanto intorno a loro stava accadendo. Ed è quanto viene proposto dall'autrice che, in uno stile proprio più alla letteratura che alla storiografia, con un'attenta scelta di espressioni, citazioni e ricordi recupera e collega fra loro non solo i tasselli di tante "microstorie" familiari, ma i tratti fondamentali di quell'universo d'intense emozioni che si celano nel passato di tutta la "gente comune". Ne scaturisce una rappresentazione che, al pari di quella offerta da ben più illustri personaggi, appare il completamento di un mosaico altrimenti povero di sfumature.
Peter Manseau
Ballata per la figlia del macellaio
Fazi Editore, 2009
"Una fiaba ironica e lieve sul valore della vita e della letteratura"
«Ho capito che il fanatismo e la terra si nutrono a vicenda. Prima avevamo la Terra Promessa, la desideravamo ardentemente; quando la ottenemmo, lottammo per tenercela. Non avrei mai creduto che avrei detto una cosa simile, ma dopo aver combattuto per essa, e dopo averla lasciata, non credo che la desidererò più. Mi sembra quasi che starne lontani sia la cura per quella particolare forma di pazzia».
Ugo Morelli
Il conflitto generativo
Città nuova, 2014
Nel linguaggio di ogni giorno e non solo, quando si dice conflitto si intende guerra. Guerra e violenza, pertanto, restano egemoni su vari piani e in particolare nel linguaggio ordinario e nella narrazione storica. Sono proprio la parola “conflitto” e le fenomenologie che essa indica a non avere cittadinanza nel linguaggio e nella prassi. Il conflitto, infatti, è costantemente confuso con la guerra. Quando si dice conflitto, di solito, si intende guerra, indifferentemente.
Non emerge una domanda di conoscenza rispetto alla distinzione tra guerra e conflitto. Né si afferma ancora il bisogno di conoscere rispetto agli incontri tra differenze, culture, interessi, individuazioni e appartenenze diverse, orientamenti e spiegazioni del mondo. Tende anzi a prevalere la negazione. Eppure la conoscenza potrebbe essere la via per riconoscere la generatività del conflitto e la sua distinzione con l’antagonismo e la guerra, con le conseguenti opportunità per la creazione della cooperazione e della pace.
Guido Crainz
Il dolore e l'esilio
L'Istria e le memorie divise d'Europa
Donzelli editore, 2005
«Questo piccolo libro mescola realtà e immaginario, nella convinzione che la traccia di un sogno - o di un incubo - non sia meno reale di quella del solco di un aratro sulla terra. Il suo scopo non è di insegnare la verità, ma di porre domande: domande sul dolore degli altri».
Maurizio Maggiani
Il Romanzo della Nazione
Feltrinelli, 2015
«Vivere di sogni è un'utopia. Come facessero non lo so, ma era tutta gente che sognava mentre lavorava, e quello che avrebbero fatto con il loro lavoro era la loro utopia. E sono finiti all'Istituto Giuseppe Mazzini, impacchettati nei pannoloni, rincretiniti dal loro lavoro. E più in là del laghetto delle tartarughe non vedono nessuna nazione, non vedono niente perché non c'è niente. Semplicemente non c'è niente...».
Il romanzo di Maurizio Maggiani è la storia di una Italia scomparsa, che nel bene o nel male credeva in se stessa prima ancora di farsi e che ha smesso di essere tale ogni volta che è venuto meno il patto sociale e politico sul quale si reggeva. E che anche per questo fatica a pensarsi parte di un progetto europeo.
Simone Casalini
Lo spazio ibrido
Culture, frontiere, società in transizione
Meltemi, 2019
Quello che ci propone Simone Casalini è un viaggio nel tempo e nello spazio che – attraverso luoghi dimenticati di una cronaca priva di memoria e avara di curiosità – ci aiuta a ri-descrivere la nostra contemporaneità.
Un viaggio che tocca corde che sento vicine e che mi hanno portato negli ultimi anni a cercare lungo itinerari che si rivelano di volta in volta cruciali, le chiavi di un inedito discorso politico nella lunga notte seguita alla fine di una storia.
I luoghi scelti da Simone Casalini sono altrettanti limes, frontiere di nuove mutevoli geografie materiali ed immateriali che, proprio per il loro carattere complesso e spesso ambivalente, ci offrono strumenti interpretativi per abitare un tempo sempre più interdipendente, lo spazio ibrido.
Charles King
Il miraggio della libertà
Storia del Caucaso
Einaudi, 2014
«...sarà mai possibile pensare al Caucaso come parte dell'Europa? Concepire l'Europa come un luogo che non si fermi al fiume Oder e neppure al Bosforo, è diventato possibile allorché l'Europa si è ridisegnata come insieme di valori, smettendo di vedersi come insieme di confini ben definiti...»
«Montagne maestose e valli impervie che per oltre mille chilometri fanno da barriera tra le immense steppe asiatiche e gli aridi altipiani dell'Anatolia e dell'Iran, là dove si incontrano Europa, Russia e Oriente. Una terra di struggente bellezza e di quotidiana barbarie, che unisce in un inestricabile groviglio etnie, cultre e lingue diverse, tra Georgia, Armenia, Azerbajdzan, Cecenia, Ossezia e una miriade di altri piccoli Stati».