"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Filippo La Porta
Maestri irregolari
Una lezione per il nostro presente
Bollati Boringhieri, 2008
Parlare di maestri in questo nostro tempo, in cui l'esperienza è così accelerata e impoverita da non essere quasi più trasmissibile, e in cui sembra essersi compiuta la profezia di una società senza padri, suona paradossale. Sfidando l'inattualità, Filippo La Porta ci indica un pugno di figure esemplari: Nicola Chiaromonte, George Orwell, Simone Weil, Albert Camus, Ignazio Silone, Arthur Koestler, Carlo Levi, Hannah Arendt, Christopher Lasch, Pier Paolo Pasolini, Ivan Illich. La loro esemplarità non ha nulla di intimorente, non prevede adesioni dottrinarie, né appartenenze chiesastiche.
Non si tratta di padri, ma di fratelli maggiori, oggetto di un sentimento morale oggi caduto in discredito, l'ammirazione. Espulsi di fatto dal nostro orizzonte culturale, disinnescati da morti dopo essere stati scomodi o inassimilabili in vita, i loro ritratti lasciano affiorare più di una parentela ideale, al di là delle solidarietà contingenti, dei moti simpatetici che qualcuno ebbe per l'altro.
Dragan Velikic
Bonavia
Keller editore, 2019
«... Si stanno spegnendo gli anni Ottanta. Manca ancora poco perché si crei il ritmo, perché il meccanismo batta il tempo in maniera più veloce e forte, dopodiché tutti loro, poveri e inconsolabili, affonderanno nel tempo eterno della nazione. Si raduneranno sotto le bandiere, lì dove la sconfitta viene cantata come vittoria. Maggiore sarà la sconfitta individuale, maggiore sarà la vittoria per l'intera comunità. La giustizia storica è in arrivo, il tempo della resa dei conti. Una nuova versione della storia. …
L'intelligenza da bar si travasa rapidamente. Gocciola da tutte le parti. La terra si inzupperà di sangue. Finora solo parole vuote che minacciano di soffocare tutto. Siamo solo all'inizio. Incomprensione, confusione, paura. Poi follia. Poco importa se l'origine è nelle soffitte borghesi di Zagabria o nelle pietraie dell'Erzegovina. Quando il primitivismo, il male e la povertà acquistano voce, comincia lo sfacelo. Nulla è più importante. Diventano uguali sia il contadino sia l'inviata in prima linea sul fronte che appare sugli schermi tv con il suo ciuffo viola. E' l'odio che parla. Finalmente anche noi, scarti degli scarti, abbiamo preso la parola. Successivamente prenderemo gli appartamenti e le pensioni da veterani di guerra. Il momento del primo risveglio. Chi lo avverte in anticipo, chi riesce a intuire cosa cantano i cori notturni diventa l'eroe del nostro tempo. Noi, ladri di cadaveri. Insieme ai giornalisti che arrivano da tutto il mondo per una loro porzione di storia, per riempire le taniche di catarsi e consegnarla agli spettatori nei telegiornali di punta. Assoluzione per tutti.
Jacques Bouveresse
Il mito moderno del progresso
filosoficamente considerato
a partire dalla critica di Karl Kraus, Robert Musil, George Orwell, Ludwig Wittgenstein e Georg Henrik von Wright
Neri Pozza Editore, 2018
«Intrisa di pensiero postmoderno, la nostra epoca potrebbe essere caratterizzata dal più completo scetticismo nei confronti delle grandi narrazioni della modernità, se una nozione non continuasse a dominare imperterrita la scena: la nozione di progresso. Non vi è discorso pubblico di uomini politici, tecnocrati, economisti, imprenditori e finanzieri in cui la parola "progresso" non ricorra come una speranza, un compito, un obbligo cui attenersi. Il dovere di servire il progresso è, insomma, la vera e propria parola d'ordine del nostro tempo, la fede da fare propria per non incorrere nell'esclusione da ogni agire pubblico».
Javier Cercas
Soldati di Salamina
Guanda, 2004
Un libro che ti aiuta a riflettere sulla Spagna ma anche sul senso dell'agire umano (m.n.)
«Spagna, ultimi mesi della guerra civile. Durante la ritirata delle truppe repubblicane verso la frontiera francese, si decide di fucilare un gruppo di prigionieri franchisti. Tra loro si trova Rafael Sánchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange. Riuscito a scampare alla fucilazione di massa, Sánchez Mazas si nasconde in un bosco. Un miliziano lo raggiunge, lo riconosce, ma lo lascia fuggire, di fatto graziandolo. Nel 1994 un giornalista viene per caso a conoscenza di questa storia. La figura di Sánchez Mazas, scrittore e poeta, e il mistero del miliziano lo affascinano: è l'inizio di un'avventura fatta di ricerca delle fonti, momenti di sconforto e di speranza... Con una perfetta simbiosi tra realtà e finzione, Javier Cercas conduce il lettore verso un finale emozionante, riconfermando che la realtà è più sorprendente del romanzesco».
Mauro Cereghini – Michele Nardelli
Sicurezza
Edizioni Messaggero Padova, 2018
Il 12 luglio sarà presentato a Bolzano, il 13 luglio a Trento.
«Il Novecento è stato il secolo di Auschwitz e della violenza. Le guerre hanno contato milioni di morti, e l’umanità si è attrezzata per distruggere il pianeta che la ospita. Eppure nel secolo scorso la sicurezza non era quell’ossessione che oggi offusca lo sguardo. Ci siamo risvegliati dall’illusione del progresso e delle sue magnifiche sorti, scoprendoci aridi di pensiero e privi di futuro. Così l’incertezza si è tramutata in paura, e la paura in aggressività.
Per dare una nuova possibilità all’umanesimo occorre fare i conti con le grandi tragedie del Novecento. Elaborare il passato per promuovere un cambio di paradigma, capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. Occorre trasformare l’idea di sicurezza: non difesa dagli altri, ma cura dello stare assieme».
Esce in questi giorni un nuovo lavoro editoriale, come il precedente1 scritto a quattro mani da Mauro Cereghini e Michele Nardelli, su un tema che sembra avere effetti devastanti nella coscienza come nei comportamenti collettivi, la sicurezza.
Bruno Tomasiello
La Banda del Matese
1876 - 1878
I documenti, le testimonianze, la stampa dell'epoca
Galzerano Editore, 2009
«Spinto dagli ideali internazionalisti e fiducioso della "propaganda del fatto", il piccolo gruppo di rivoluzionari, dopo uno scontro a fuoco con i carabinieri a San Lupo, domenica 8 aprile 1877, a Letino e Gallo, sulle montagne del Matese, occupò il Municipio, bruciò gli archivi comunali, distrusse i contatori dei mulini e, in nome della Rivoluzione Sociale, dichiarò decaduto il re Vittorio Emanuele II».
A distanza di 130 anni la ricerca di Bruno Tomasiello fa riemergere dall'oblio episodi e testimonianze archivistiche e giornalistiche, opere e documenti interessantissimi, rendendoli vivi e comprensibili , contribuendo ad una maggiore conoscenza di questo episodio storico, troppo spesso dimenticato dalla storiografia ufficiale, che ha proiettato i piccoli comuni di San Lupo, Letino e Gallo nella storia dell'anarchia e del socialismo italiano e internazionale.
L'opera di uno dei padri del federalismo italiano ed europeo, un testo chiave nel mio percorso personale, riletto a distanza di molti anni, che mantiene intatta la forza del suo messaggio mentre sta fallendo inesorabilmente l'Europa degli Stati.