"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Cultura

Filìa. In ricordo di Paola Grott
La copertina di Filìa


Paola Grott

Filìa

Pensieri

Zell 40 - Edizioni d'Arte

 

 §§§

 

Riprendo dalla biblioteca questo prezioso lavoro curato nel 2013 da Paola Grott, sul tema dell'amicizia. Paola nei giorni scorsi ha concluso il suo viaggio terreno, ma di lei rimangono parole e opere che continueranno a regalarci emozioni. Come questa raccolta di pensieri sull'amicizia che Paola aveva accompagnato con i suoi dipinti e con un'incisione ad acquaforte.



«... Quando i suoni se ne vanno

il loro vibrare continua attraverso l'atmosfera

lasciando scie colorate che durano nel tempo,

non si sa dove vanno e forse sono ancora tutte qui le parole, tutte le note,

a noi non rimane che trovarle, assemblarle in diverse e nuove combinazioni

e sotto il silenzio l'arcano suono del tempo...»

Paola Grott

 

Genova, vent'anni dopo
Genova, 2001

 

Venerdì 7 maggio, alle ore 18.00, in diretta sulla pagina FB della Libreria due punti e sulle pagine di People e Arci del Trentino, presentazione del libro "Genova, vent'anni dopo". In dialogo con l'autore Giovanni Mari ci saranno Domenico Megu Chionetti e Franz Foti.

A vent’anni dal G8 di Genova, dai gravi fatti che hanno offuscato il summit e che lo hanno reso – questi sì – una svolta definitiva nella Storia d’Italia, Giovanni Mari, giornalista genovese e testimone, ripercorre i vari fallimenti che hanno connotato quell’esperienza, rendendola unica e irreversibile: il fallimento degli otto Grandi, del governo italiano, dell’intelligence, delle forze dell’ordine, della politica italiana tutta, e poi ancora della magistratura, dei mass media e, infine, anche del movimento noglobal. Una sconfitta che pesa su tutti.

Questo libro è un sincero e amaro giudizio di valore che, a distanza, parla del bisogno di una dolorosa rielaborazione che conduca passo passo a una verità difficile. Il contributo di Mari getta una luce diversa sulla lettura di quel terribile snodo che ha verosimilmente segnato la rappresentanza politica e le dinamiche di piazza di questo Paese nel nuovo Millennio.

 

Don Chisciotte della Mancia

Miguel de Cervantes

Don Chisciotte della Mancia

Einaudi Editore

 

«... Il Don Chisciotte del 1605, che è la prima parte dell'intero romanzo di Cervantes, fu scritto nella piena consapevolezza storica della vasta e complicata tragedia rappresentata dallo scenario toledano. Si allude al glorioso passato di Toledo (e della Spagna) come luogo di confluenza interreligiosa e impareggiabile centro di traduzioni per l'intera Europa attraverso la sua rovina, che all'alba del XVII secolo era una realtà fin troppo evidente. I manoscritti e i libri che un tempo erano stati il più prezioso degli immensi tesori di Toledo erano talmente svalutati che, se comparivano in strada, era solo al fine di venderli e trasformarli in stracci. Per di più questo era il destino dei libri ... sopravvissuti al fuoco. I roghi dei libri, iniziati nei primi anni del secolo precedente, dopo la capitolazione di Granada, vengono ricostruiti nel quinto capitolo dello straordinario romanzo di Cervantes in un'altra scena molto allusiva, la celebre "Inquisizione dei libri". Naturalmente, all'epoca di Cervantes non erano scomparsi soltanto i libri, ma anche la conoscenza delle lingue in cui erano scritti, l'arabo e l'ebraico: proprio le capacità che un tempo avevano permesso di acquisire e trasmettere il sapere e avevano fatto di Toledo il centro dell'universo per molti popoli civilizzati. ... Il palcoscenico costruito da Cervantes era affollato da versioni diverse della domanda se le cose possano mai essere quelle che sembrano, che affermano di essere, che vogliamo che siano, che ad altri occorre che siano...»

da "Principi, poeti e visir" di Maria Rosa Menocal. Il Saggiatore

 

Non c'è pace. Crisi ed evoluzione del movimento pacifista
La prima di copertina del libro

Mercoledì 14 aprile 2021, alle ore 18.00, presentazione del libro di Romina Perni e Roberto VicarPeopleetti Non c'è pace. Crisi ed evoluzione del movimento pacifista (People edizioni)

 

In un mondo ancora attraversato da violenze, conflitti, guerre spesso dimenticate o nascoste, il movimento pacifista fatica a trovare spazi. La stagione della grande mobilitazione d'inizio millennio appare lontana anni luce. Cosa è cambiato rispetto a quando il movimento arcobaleno era capace di riempire piazze e di spingere gli italiani a esporre la bandiera della pace alla finestra? Molto meno di vent'anni dopo, la cronaca descrive un paesaggio assai diverso. Il linguaggio della pace non è più pop. Eppure una mobilitazione, soprattutto tra i più giovani, sta crescendo: quella che impone l'ambientalismo come tema globale, irrinunciabile per l'agenda politica. E dalla crisi del movimento pacifista quale lezione può trarre chi oggi scende in piazza contro il cambiamento climatico? Insieme a professori, studiosi, attivisti, politici, abbiamo indagato le possibili cause esterne e interne che hanno contribuito alla "mutazione arcobaleno". Riflettere su questo potrebbe aiutarci anche a comprendere la portata della nuova ondata di partecipazione e, magari, a non commettere gli stessi errori del passato.

 

 

Astra e poi. Per un nuovo progetto culturale cittadino.
Bambini a teatro da https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini *

(3 aprile 2021) Trento ha nomea, non del tutto immotivata, di posto sonnolento.

E’ paesone di montagna per posizione geografica, clima non sempre mite e tratti antropologici dei suoi abitanti, me compreso. La cosa ha i suoi pregi (molti) e i suoi difetti (non pochi). È contesto culturale non troppo propenso alla sperimentazione, geloso delle tradizioni – anche oltre il valore assoluto delle tradizioni stesse - piuttosto abitudinario negli atteggiamenti e nella progettazione. Chi lascia la strada vecchia per la nuova … eccetera eccetera.

Le abitudini, lo sappiamo, ci aiutano a orientarci e a mantenere l’equilibrio. Ci mettono al riparo dalle temperie della complessità che ci circonda. Se si irrigidiscono troppo però rischiano di trasformarsi in conformismo, il sentimento meno generativo a cui ci si possa affidare. La creatività – al contrario – trova carburante vitale proprio nella rottura degli schemi, nelle espressioni meno concilianti della fantasia e del desiderio, nel curioso percorrere le strade meno battute. Per questo motivo diffida delle ripetizioni, dei vincoli, delle formule preconfezionate. Esercita – è questa la sua più grande ricchezza – la ricerca e l’innovazione. Lascia briglia sciolta all’immaginazione.

Il cinema Astra si inserisce (uso volutamente ancora il tempo presente) nella mappa, ricca ma non ricchissima, di esperienze che a questo modo di essere e fare cultura dedicano la propria attività quotidiana.

 

Il cavallo di Santiago
Plaza Dignidad

 

Plaza Dignidad - lettere dal Cile. La newsletter sul processo costituente cileno

di Federico Nastasi

(28 marzo 2021) È stato dipinto, bruciato, coperto di bandiere, incappucciato. Ripulito. E poi di nuovo dipinto e bruciato. E infine rimosso. Salutato con onori militari da alcuni, con un grido di liberazione da altri. Questa è la storia del cavallo di Santiago, simbolo della transizione tra un vecchio ordine che resiste e un nuovo che stenta a nascere. E qui siamo a Plaza Dignidad – Lettere dal Cile.

Il 2020 è stato l’anno delle statue buttate in acqua, decapitate, dipinte: negli USA con Black Lives Matter contro le statue di Colombo e degli schiavisti, con Francisco Franco a Barcelona, con Indro Montanelli a Milano. E anche in Cile, il processo costituente in corso non si limita a superare la Magna Charta imposta dalla dittatura militare, ma punta a cambiare i nomi ai luoghi, ai titoli dei libri che si leggono nelle scuole, ai colori delle bandiere. Di questo - e delle elezioni costituenti che si terranno tra due settimane - ho parlato con Arelis Uribe, una «delle eccellenze della nuova generazione di scrittrici cilene» secondo El País.

Statue ed alberi

L’anno scorso, nel sud del paese, a Temuco, regione ad alta concentrazione mapuche - il popolo originario più grande del paese - è stata decapitata la statuta di Pedro de Valdivia, conquistatore spagnolo che guidò le campagne militari contro gli indigeni. La sua testa è stata poi messa in mano ad un’altra statua, quella di Caupolicán, capo militare mapuche, eroe della resistenza contro gli spagnoli.

I sommersi e i salvati
La prima di copertina del libro

Primo Levi

I sommersi e i salvati

Einaudi, 1986



Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario,

perché ciò che è accaduto può ritornare,

le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate:

anche le nostre.

Primo Levi