"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Cultura

Marianella Sclavi, un consiglio di lettura su Amazon
La copertina del libro

Una breve ed efficace recensione di "Sicurezza" quella che Marianella Sclavi* ha scritto per Amazon:

«Questo di Cereghini e Nardelli è un piccolo libro prezioso perché riesce ad affrontare con chiarezza le questioni fondamentali del nostro disagio. I nodi fondamentali della nostra incapacità ad affrontare la complessità attuale risalgono al non aver fatto fino in fondo i conti col Novecento, secolo di Auschwitz e della violenza. Si trattava allora e si tratta oggi di costruire una democrazia partecipativa, capace di trasformare le diversità e i conflitti in risorse e in co-progettualità sociale. E' un ragionare pieno di esempi, di casi concreti illustrativi di come si possa uscirne in positivo e con una preziosa scelta dei riferimenti bibliografici davvero essenziali. Un libretto prezioso per chi vuole occuparsi dei problemi veri senza perder tempo a parlare a vanvera».
 
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Grazie Marianella.

Sicurezza. Il nuovo libro di Mauro Cereghini e Michele Nardelli
La copertina del libro

Mauro Cereghini – Michele Nardelli

Sicurezza

Edizioni Messaggero Padova, 2018

Il 12 luglio sarà presentato a Bolzano, il 13 luglio a Trento.

 

«Il Novecento è stato il secolo di Auschwitz e della violenza. Le guerre hanno contato milioni di morti, e l’umanità si è attrezzata per distruggere il pianeta che la ospita. Eppure nel secolo scorso la sicurezza non era quell’ossessione che oggi offusca lo sguardo. Ci siamo risvegliati dall’illusione del progresso e delle sue magnifiche sorti, scoprendoci aridi di pensiero e privi di futuro. Così l’incertezza si è tramutata in paura, e la paura in aggressività.

Per dare una nuova possibilità all’umanesimo occorre fare i conti con le grandi tragedie del Novecento. Elaborare il passato per promuovere un cambio di paradigma, capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. Occorre trasformare l’idea di sicurezza: non difesa dagli altri, ma cura dello stare assieme».

Esce in questi giorni un nuovo lavoro editoriale, come il precedente1 scritto a quattro mani da Mauro Cereghini e Michele Nardelli, su un tema che sembra avere effetti devastanti nella coscienza come nei comportamenti collettivi, la sicurezza.

 

Un'ora di scuola per strada.
Trento, Via San Martino 78

Cinquanta minuti di lezione una volta al mese in uno spiazzo per riprendere a formarci, informarci e confrontarci. In allegato qualche parola in più per descrivere l'idea. La prima campanella suona il 23 marzo alle 11.00 e l'appuntamento è in via San Martino 78 (o alla Bookique, in caso di pioggia).

Il professore che incontreremo per questo primo incontro sarà Marco Revelli, storico, politologo e giornalista. Per le prossime lezioni decidiamo insieme chi ci piacerebbe avere come insegnante.

Vieni? Passaparola.

La scuola degli spiazzi. Sabato 23 marzo al via un'esperienza originale
La copertina dell'ultimo libro di Marco Revelli

(19 marzo 2019) Esperienze di formazione politica ne abbiamo conosciute molte. Da quelle tradizionali di cui si dotavano i corpi intermedi (partiti in primis) per formare la propria classe dirigente, a quelle più moderne ed estemporanee, funzionali a coprire il vuoto di amministratori da parte di soggetti sempre più liquidi e rarefatti.

Eppure quella che prende il via sabato prossimo 23 marzo (ore 11.00) a Trento nel quartire di San Martino non rientra certamente nel "già visto". In primo luogo perché non si tratta di una scuola riconducibile ad un soggetto politico organizzato (peraltro, chi può dire oggi di avere una visione del mondo?), perché prova a mettere a confronto approcci e visioni diverse nello spirito della ricerca aperta, perché non è rivolta alla formazione di una elite selezionata, perché nel tempo della "politica senza politica" la formazione assume i contorni dell'azione politica per eccellenza. Perché, infine, prova a rompere lo schema di un mondo a parte facendo propria la sfida di abitare i luoghi di vita quotidiani in maniera esigente, laddove le forme attraverso le quali ci si orienta (politicamente e non solo) sono delegate ai talk show ed una rete che pulsa con gli umori (e con gli algoritmi) di chi cerca consenso e potere.

E non si tratta "semplicemente" di trasmettere conoscenza: di fronte a processi di trasformazione sempre più veloci e non facili da decifrare, dovremmo indagare gli strumenti interpretativi e definire nuovi paradigmi attraverso i quali immaginare il futuro. In assenza dei quali il presente rischia il cortocircuito fra il "non più" che ancora incombe e un "non ancora" che fatica ad emergere.

Una riflessione politica sulla sicurezza
Charles Clyde Ebbets. Pausa pranzo, New York

Una nuova recensione di "Sicurezza" viene da Firenze, città dove prossimamente il libro sarà presentato. A proporla oggi sul suo blog (https://filosopolis.wordpress.com) è Neri Pollastri, consulente filosofico ed esponente di una scuola di pensiero che va sotto il nome di Pratica filosofica.

 

di Neri Pollastri

Che la sicurezza, a torto o a ragione, sia oggi un tema centrale della politica ce lo mostra quotidianamente l’attuale Ministro degli Interni, ma è evidente da mille altri segnali, per esempio dal libro dell’ex Ministro ed esponente del PD Carlo Calenda, Orizzonti selvaggi: capire la paura e ritrovare il coraggio, nel quale essa gioca fin dal titolo un ruolo anche troppo importante. Ma quello della sicurezza è un tema complesso e scivoloso, non foss’altro perché, com’è noto, mentre la percezione di insicurezza cresce, i reati diminuiscono costantemente. Fenomeno, quest’ultimo, in prima approssimazione sorprendente e che richiederebbe una lettura più attenta per essere compreso nel suo significato reale, ma che invece viene liquidato o dando valore alla sola percezione, in modo da cavalcarla politicamente, oppure considerandola mero segno di ignoranza, lasciandosi così sfuggire le ragioni di chi comunque la prova.

In realtà, ridurre la sicurezza all’ordine pubblico è un’imperdonabile semplificazione: si può essere insicuri perché crescentemente minacciati dalla criminalità, ma anche perché si teme la perdita del lavoro, di ricevere una pensione da fame quando non si potrà più lavorare, di ammalarsi e perdersi nei meandri di un sistema sanitario pubblico sempre meno affidabile, oppure perché il legame sociale si allenta sempre più e ci fa sentire soli, o ancora perché – come ricordato nei giorni scorsi da chi manifestava per il clima – l’ambiente si degrada sempre più e mette a rischio il nostro futuro. Questi e altri fattori, ben diversi dalla criminalità e dalla presenza di “stranieri” sentiti come minacce, entrano a produrre quella percezione di insicurezza che, non analizzata, stricto sensu non corrisponde alla realtà. Ed è proprio la complessa interazione di questi fattori che Michele Nardelli e Mauro Cereghini, nel loro breve ma denso libro Sicurezza (Edizioni Messaggero, Padova 2018, 102 pagine, 10 euro), prendono in esame per affrontare tale tema, ma anche e soprattutto quello più generale della politica e delle sue prospettive future.

Il fiore di Jovan (6)
Srebrenica, luglio 2017 (© ToskanaINC/shutterstock)

 

di Michele Nardelli

 

«Noi ci domanderemo se il perdono

non cominci laddove esso sembra finire,

laddove esso sembra im-possibile …

il perdono, se ce n'è,

deve e può perdonare solo l'imperdonabile...»

Jacques Derrida



C'è un incubo in cui sono finiti i popoli di quel paese che un tempo si chiamava Jugoslava dal quale è necessario uscire. Ne ho parlato in un mio precedente racconto. La “guerra dei dieci anni” si è conclusa da più di un quarto di secolo ma è proprio quell'incubo a covare sotto la cenere e a paralizzarne il futuro. E nel quale, paradossalmente, ci si può accomodare. L'adrenalina e il rancore possono fornire ragioni di vita. Un incubo che ciascuno si coltiva chiuso dentro la propria narrazione, il dolore, il rancore, il silenzio. O, semmai, dentro la propria nostalgia verso un passato mitizzato che quasi mai viene associato a ciò che è avvenuto in seguito.

No. Non credo ci sarà alcun processo significativo di elaborazione di quanto accaduto nell'ultimo decennio del secolo scorso nel cuore balcanico dell'Europa. E temo che questo non avverrà nemmeno quando il tempo avrà creato una certa distanza da quei tragici avvenimenti.

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Rileggere il presente
L'ultimo numero de La nuova ecologia

Il numero di marzo de "La nuova ecologia", rivista mensile di Legambiente che quest'anno celebra il suo quarantesimo compleanno eessendo nata nell'ormai lontano 1979, dedica una pagina alla recensione del libro "Sicurezza". Fabio Dessì inizia così la sua presentazione titolata "Rileggere il presente":

«Cominciamo con due notizie: una buona, l’altra cattiva. Quella “cattiva” è che per leggere il libro oggetto di queste righe serve essere motivati. Non lo troverete nella vostra libreria di fiducia né sugli scaffali di qualche Feltrinelli o Mondadori. Bisogna ordinarlo. La notizia buona è che vale davvero la pena leggerselo. E magari partecipare a una delle serate di presentazione, un’occasione autentica di confronto fra lettori e autori...»

A Fabio Dessì e alla redazione tutta, un forte ringraziamento e ... buon compleanno.