"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Porta tenda, materassino, cuscino e coperta. I libri li mettiamo noi.
Nel 2011 Occupy Wall Street e il movimento degli Indignados ci hanno ricordato come le strade e le piazze siano i luoghi dove i corpi di uomini e donne si uniscono e mettono in scena la pratica del conflitto. Le strade e le piazze uniscono e parlano con una sola voce.
"Una strada di libri" rispetto a quelle esperienze è certamente qualcosa di molto piccolo ma - per quanto possibile - intende esprimere un modo diverso di utilizzare quotidianamente lo spazio pubblico, riportandolo al suo ruolo di aggregazione e socialità.
Anche di notte, quando le città (Trento soprattutto) si svuotano e faticano a essere vissute e attraversate.
L'acampada letteraria che proponiamo è un piccolo esperimento di sovversione dei tempi di vita dello spazio urbano.
George Orwell
La fattoria degli animali
Mondadori, 1947
Il più grande e ironico racconto sullo stalinismo e sul totalitarismo. Un antidoto all'idiozia del potere. Un gioco sulla vita che accompagna la nostra amicizia con gli animali dell'Animal Farm di Oaxaca (Messico)
«... Oltre la discussione del mulino, vi era la questione della difesa della fattoria. Sapevano bene che gli uomini, sebbene fossero stati sconfitti nella Battaglia del Chiuso delle Vacche, avrebbero potuto fare un altro e più deciso tentativo per riconquistare la fattoria e restaurarvi Jones. Come sempre, Palla di Neve e Napoleon erano in disaccordo. Secondo Napoleonn, ciò che gli animali dovevano fare era procurarsi armi da fuoco e addestrarsi al loro uso. Palla di Neve era invece del parere che si dovessero spedire stormi di piccioni a suscitare la Rivoluzione fra gli animali delle altre fattorie. L'uno argomentava che se non avessero saputo difendersi da soli erano destinati ad essere vinti; l'altro ragionava che, se la Rivoluzione fosse scoppiata dappertutto, essi non avrebbero più avuto bisogno di difendersi...»
All'interno di un programma più vasto dal titolo Balcani d'Europa - lo specchio di noi (un'idea di elaborazione di pensiero che parte dai vent'anni dal debutto del monologo su Srebrenica di Roberta Biagiarelli, vedi allegato), un dibattito sui legami mafiosi fra Italia e Balcani. La serata di svilupperà attraverso un dialogo fra Pierluigi Senatore e Michele Nardelli.
«Tempi interessanti» (81)
... Sto parlando di Scicli, antico borgo barocco in provincia di Ragusa, noto negli ultimi anni per aver ospitato lo sceneggiato del Commissario Montalbano. Ma soprattutto per la sua storia infinita fatta di “passaggi” che ne hanno forgiato il carattere e i luoghi, dai greci ai cartaginesi, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli aragonesi. E “Passaggi” è anche il titolo della mostra di opere d'arte fotografica che Carlo ha realizzato ritraendo i segni che il tempo ha fatto ai volti delle case, crepe apparentemente anonime che parlano di questa città più di tante banali promozioni turistiche e che nessuno sa più ascoltare...
Martedì 8 maggio 2018, alle ore 17.00 presso la Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale a Trento, presentazione del libro "Bora. Istria, il vento dell'esilio" con l'autrice Anna Maria mori e gli interventi di Alessandro Andreatta, Giuseppe Ferrandi e Roberto De Bernardis.
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Mentre gli spettri dell’esilio e dell’intolleranza sembrano incombere nuovamente sull’Europa e sul mondo intero, appare più che mai necessario fare i conti con questa storia e con gli interrogativi che ancora la accompagnano, perché, scrive Guido Crainz nella prefazione, «ci parla anche (e talvolta soprattutto) dell’Italia.
Sabato 19 maggio, dalle ore 15.00 alle ore 20.00 all'interno di IL FIUME CHE NON C'E' 2018 - Festa Artistica di Quartiere, la libreria che non c'è (ancora) sarà per la prima volta aperta, vuota, attraversabile. La libreria due punti aprirà definitivamente le sue due belle porte a settembre, ma prima di allora sarà attivamente presente alle manifestazioni primaverili ed estive di quartiere, proponendo l'integrazione tra le realtà già esistenti in San Martino e interagendo con gli abitanti.
Il nuovo libro di Luca Rastello. Un romanzo, ma anche una denuncia sull'insostenibilità e sull'ipocrisia del mondo no profit. Una dura critica alla bontà che genera potere, seguito da molte polemiche per i nomi che lascia intendere. Una recensione.
di Mauro Cereghini
(maggio 2014) Avrei voluto scrivere de "I buoni", l'ultimo libro di Luca Rastello, come di un romanzo. E dire della sua capacità di catturarti, di avvolgerti nella lettura pur prendendoti a schiaffi quasi ad ogni pagina. Dalle fogne di Bucarest alle fabbriche abbandonate delle nostre periferie urbane, ti getta addosso il fango di un'umanità scartata. La fatica di tante anime fragili, dello psicologo in bilico sulla sua identità sessuale, della ragazza madre dagli occhi sempre tristi, dei bambini rumeni malati di aids. Eppure persone vive, sguardi veri.
E poi parlare del racconto di chi li aiuta, del lato oscuro dei buoni per professione, dei volontari e degli operatori sociali. Anche loro ritratti nella nuda concretezza, fatta di quotidiani compromessi più che di nobiltà e princìpi. Un'immagine lontana dalle riviste patinate, con le rubriche fisse sul sociale-equo-solidale che fa tanto chic. E libera dalle retoriche politicamente corrette delle "operazioni bontà" e delle "partite del cuore", versioni televisive della carità più pelosa. Quella che lava con qualche avanzo di portafoglio le cattive coscienze, permettendo loro di continuare a farsi i fatti propri.