"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Michele Nardelli
(ottobre 2020) Ha preso il via nei giorni scorsi la tredicesima edizione di Terra Madre, l'appuntamento biennale di Slow Food nel quale s'incontrano le comunità dei produttori di tutto il mondo accomunati dall'idea del buono, pulito, giusto e per tutti.
Fra le grandi kermesse globali, quella di Terra Madre si distingue nettamente nel rappresentare un punto di vista diverso e critico verso le leggi non scritte del mercato e della finanza che governano il pianeta.
Terra Madre in quasi trent'anni ha rappresentato un racconto altro, fatto di agricoltori, di filiere produttive, di consumatori e di comunità che si impegnano quotidianamente nella difesa delle biodiversità naturali e culturali, per far crescere un rapporto con il cibo fatto di qualità e di piacevolezza, di tutela della salubrità e dell'ambiente, di rispetto delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori e la cui accessibilità sia alla portata di ogni essere umano.
di Federico Zappini
Dire che la pandemia da Covid19 ha sconvolto le nostre abitudini è allo stesso tempo una banalità e una (mezza) bugia. Può sembrare una contraddizione, ma è proprio così.
Da un lato sono venute meno alcune nostre certezze. Le mani non si toccano, gli abbracci si negano. I tempi di vita (al lavoro, in casa e a scuola, nella socialità e negli affetti) si trasformano. Lo spazio – che avevamo immaginato ospitale e senza limiti – si restringe. Il respiro si fa affannoso, anche senza contrarre la malattia. D’altro canto – un po’ per la conformazione del nostro cervello e un po’ per comodità – la tentazione è quella di riannodare, così com’erano, i fili strappati all’inizio della primavera di quest’anno.
Lo ammetto. Capita anche a me. Di mattina quando apro due punti e la attraverso da porta a porta immagino di rivederla invasa di corpi che la animano nell’interazione promiscua e vitale di sguardi e carezze, di discorsi e domande, di sudore e sospiri, di curiosità e condivisione. Per il momento non può essere così.
di Gianfranco Bettin *
Mentre il nord subiva i flagelli di un clima mutante e fuori controllo, tra morti e dispersi, esondazioni, frane, crolli, smottamenti, bombe d’acqua e venti furiosi, Venezia, città fra le più esposte all’inclemenza del tempo «fuori di sesto», ha vissuto ieri una giornata di sollievo.
Non come nei giorni della tempesta Vaia e di altri disastri, in cui era stata investita in pieno (la drammatica e non occasionale sincronia è ben documentata in un libro recente, Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite, di Diego Cason e Michele Nardelli, Bertelli Editori), il maltempo l’ha solo sfiorata e la stessa marea, attesa in forma eccezionale, sopra il metro e 30 sul medio mare, si è tenuta un po’ al di sotto.
«Tempi interessanti» (108)
... Domenica voterò no. Perché prevale in me il giudizio di merito (la democrazia non è un costo), perché siamo ben lontani da una riforma in senso federalista ed europeo di uno Stato che dovrebbe devolvere i propri poteri verso il basso (le autonomie locali) e verso l'alto (l'Europa politica). E, non da ultimo, perché la logica che sottostà alla proposta di ridurre il numero dei parlamentari è quella che predilige il potere esecutivo...
... Esprimersi per il no, almeno nel mio modo di vedere, non significa affatto considerare intoccabile la Costituzione italiana. Che invece andrebbe ripensata alla luce dei profondi cambiamenti che segnano questo passaggio di tempo nel quale gli assetti di potere reali, l'interdipendenza, il prendere corpo di nuove geografie, la cultura della complessità, una nuova coscienza ecologica, la consapevolezza del limite, la rivoluzione digitale... renderebbero urgenti nuove regole di convivenza ed una vera e propria nuova fase costituente...
Impressioni (di settembre)
di Federico Zappini
Siamo molto fortunati. Ci è consentito di gestire contemporaneamente diverse emozioni, tra loro magari anche molto diverse. Addirittura contrastanti.
La gioia per la vittoria – necessaria, indispensabile – di Franco Ianeselli e con lui di un pezzo ampio e diffuso della comunità cittadina, rappresentato dalle varie sfumature della coalizione #SìAmoTrento.
La (piacevole) sorpresa per alcuni risultati importanti nella prospettiva amministrativa e politica della città.
Penso a Paolo Zanella – cui auguro un assessorato ampio e innovativo, che superi la classica formula delle pari opportunità – e ad Andreas Fernandez, il cui compito non è “solo” quello di rappresentare i Verdi ma di immaginare – insieme a tanti e tante – le caratteristiche di una politica ambientalista ambiziosa e coinvolgente, tanto nei valori quanto nella pratica.
Penso a Luca Filosi (non solo per il futuro del Pd), Alberto Pedrotti (perché non di sola tradizione vive il Patt), Francesca Fiori (quale spazio c’è per la società civile in questo complicato periodo storico?).
Penso a tanti amici e amiche non eletti, o da oggi impegnati nell'altrettanto importante ruolo di rappresentanza circoscrizionale. Compito di ognuno sarà far venire a galla e rendere riconoscibile quel NOI di cui da mesi parliamo.
di Federizo Zappini
Quando martedì scorso il voto a favore di Franco Ianeselli si andava consolidando in tanti e tante abbiamo sorriso, convintamente. 54% la percentuale finale. Più di 31.000 i voti. Due risultati sensibilmente migliori rispetto a cinque anni prima. Frutto di una tripla scommessa vinta.
Tenere insieme. Da sinistra fino agli autonomisti, allargando al centro con l’aggiunta della lista civica trainata dal candidato sindaco. Mettere ogni componente della coalizione nella condizione di fare il miglior risultato possibile, partendo dal rinsaldamento delle specifiche identità. Far sì che a valle di queste due pre-condizioni tornasse al voto una parte dei delusi delle ultime tornate elettorali. Di qui la vittoria.
Ha tenuto, ed è un primo dato che deve fare riflettere, la città dei “mondi”. La somma di parzialità (elettorali e sociali) ha garantito il raggiungimento della maggioranza al primo turno, scongiurando un pericoloso secondo atto. Scacciando la paura.
di Federico Zappini *
Spiazzato, perchè privato di un luogo di socialità. Spezzato, vista la presenza divisiva di via Brennero. Sfruttato, data la ridondanza di grandi spazi commerciali lungo lo stesso asse viario.
Il comitato 3.0 – Solteri – Magnete e Centochiavi in un documento, rivolto ai candidati e alle candidate, descrive il proprio quartiere attraverso questi tre aggettivi. Ne aggiunge poi un quarto, particolarmente importante.
Il quartiere è vivo. Capace di tenere accese relazioni e di valorizzarne le specificità.
Proprio della migliore vivibilità dello spazio urbano si dovrà occupare la prossima amministrazione comunale. Predisponendo luoghi adeguati alla con-vivenza e alla con-divisione. Ricucendo brani interrotti di città, decretando la prevalenza di una funzione (servizi per la coesione sociale? il verde urbano? la mobilità pedonale e ciclabile?) rispetto ad altre (le auto? i loro parcheggi? nuova edilizia abitativa? ulteriore Grande Distribuzione Organizzata?). Ponendo al centro della quotidianità democratica metodi dialogici e processi di co-progettazione, da attivare con cittadini e cittadine.
Immaginando insieme una città che ancora non c’è.