"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Editoriali

Marmolada, la nostra negazione del limite nella società della performance
Il ghiacciaio della Marmolada

di Giulio Costa *

Azzurro è il colore del vuoto. Esordisce così, durante una seduta di psicoterapia, una mia paziente riferendosi al proprio lutto e al proprio vuoto personale per la recente perdita di un familiare: un dolore che ha visto rispecchiarsi nella voragine di ghiaccio azzurro lasciata dal drammatico distacco del seracco della Marmolada.

Al pari della siccità che da mesi sta colpendo il nostro territorio, la tragedia della Marmolada è diventata nuovo simbolo dell’evidente cambiamento climatico.

Tuttavia, lo sguardo diverso della mia paziente alle fotografie che da giorni riempiono quotidiani, telegiornali e social, mi hanno rivelato come quella voragine rappresenti il nostro umano e contemporaneo rapporto con il limite e la fragilità.

Un baratro fisico, naturale, ma al contempo psichico e sociale. A partire dal Secondo Dopoguerra, abbiamo via via soffocato ogni discorso sulla fragilità, sul dolore e sul senso del limite.

 

Non ci saranno vincitori e vinti, ma soltanto vinti
Mauro Ceruti

L'intervista a Mauro Ceruti a Repubblica

"L'emergenza climatica, la pandemia, e oggi la guerra in Ucraina. Sembra che l'umanità stia affogando, ma non dobbiamo abbandonare la speranza. La storia umana è piena di svolte imprevedibili". Nella sua ricca vita accademica Mauro Ceruti, 68 anni, ha spaziato dalla filosofia della scienza alla psicologia e alla sociologia, nel solco di Geymonat e Piaget, fino all'incontro e all'amicizia con Edgar Morin. Per la sua riflessione interdisciplinare sul tema della complessità è stato insignito ieri del premio Nonino a "Un maestro del nostro tempo".  Qui riflette sulla specificità del conflitto che oggi insanguina Kiev, sul ruolo dell'Europa e sulla via per assicurare un futuro a homo sapiens.

I suoi studi si soffermano sul concetto di complessità. Quella del presente che specificità ha?

"Le grandi crisi globali di oggi sono insieme sociali, sanitarie, politiche, economiche e riguardano sia il rapporto delle popolazioni tra di loro sia il rapporto dell'uomo con la Terra. Complessità è una parola che ultimamente viene usata a sproposito. Ma ricordiamo che deriva dal latino complexus, ossia stretto, intrecciato insieme: significa che le varie dimensioni non possono essere separate: nella vita quotidiana di milioni di persone ciò implica l'impossibilità di semplificare queste interconnessioni. Dobbiamo pensarci come in un'opera di Escher, seguendo la lezione di Calvino sul compito di rappresentare il mondo come un groviglio, senza attenuarne l'inestricabile complessità, ossia la presenza simultanea di elementi eterogenei che concorrono a determinarlo. L'unica soluzione per affrontare la complessità è ciò che io chiamo umanesimo planetario, la consapevolezza che le sfide del presente si possono affrontare soltanto uniti, come specie".

Lettera a Papa Francesco: «Mandi un'ambasceria»
Lettera scritta a mano

 

«Noi sentiamo che per uscirne ci vorrebbe una grande conversione di culture e di politiche che coinvolgesse grandi moltitudini, ma siamo pure convinti che, grazie alla infinita dignità e alle potenzialità di ogni singolo essere umano, anche una sola persona, in date circostanze, può essere lo strumento perché il mondo sia salvato».

Una lettera aperta proposta da Raniero La Valle e condivisa da centinaia di esponenti della società civile, della cultura e della politica

 

(3 maggio 2022) Santità, Papa e Pastore, Padre e Fratello nostro Francesco o come ognuno di noi preferisce chiamarla da diverse sponde culturali e religiose,

conoscendo i suoi strenui sforzi per la pace e uniti all’ansia di milioni di persone che anelano a costruire un mondo di giustizia concordia e diritto, desideriamo esprimerle la nostra angoscia per la cattiva e letale forma di convivenza che si sta stabilendo a livello globale, non solo per la guerra in corso, contro le speranze di un mondo più prospero e sicuro che erano nate sul finire del secolo scorso. Metà di quel secolo lo abbiamo vissuto col terrore della bomba atomica e delle sue ulteriori degenerazioni, ma se il terrore era un cattivo sentimento il suo effetto positivo è stato di prevenire e impedire una guerra nucleare, essendo diventata cultura comune la novità enunciata dal suo predecessore Giovanni XXIII che la guerra stessa, per questa ragione, fosse diventata del tutto irragionevole. Tuttavia la ragione non è l’unico movente dell’agire umano, e talvolta fallisce o può essere tradita, sicché oggi quell’impedimento alla guerra, e tanto più alla guerra totale, sembra non più cogente e affidabile. Una guerra in più, oltre alle molte già patite, si è oggi scatenata con effetti imprevisti e gravissimi, e se provoca un inedito spavento, suscita il pianto alla vista di ogni singola persona o casa o opera travolta dalla devastazione e dalla morte.

Il sentimento impellente è che il mondo debba essere salvato, ma nonostante le buone volontà che pure sono presenti, non sembra che ve ne siano oggi le premesse, anzi il pericolo per la condizione umana va di giorno in giorno crescendo. Noi sentiamo che per uscirne ci vorrebbe una grande conversione di culture e di politiche che coinvolgesse grandi moltitudini, ma siamo pure convinti che, grazie alla infinita dignità e alle potenzialità di ogni singolo essere umano, anche una sola persona, in date circostanze, può essere lo strumento perché il mondo sia salvato. Le chiediamo di essere Lei a prendere l’iniziativa di un tale tentativo. 

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Zan, Zendeghi, Azadi - Donna, Vita, Libertà
Autobus Rosso, Londra

 

#MahsaAmini

Viaggio con l'autobus. Ho bisogno della sua lentezza, ferma in tanti luoghi, alcuni scendono, altri salgono, ma l’autobus - questa presenza costante, rossa e gigante - rimane la stessa e scorre in città, una presenza stabile, umile e rossa. Salgo le scale e mi siedo di fronte ad una finestra immensa che si apre verso la città: sono in prima fila e vedo come scorre con il suo ritmo quotidiano, indifferente, ma che indifferente non è, cambia costantemente e la mia mente continua a sentire la canzone di Shervin:

Per…

Per ballare per strada

Per avere paura quando baci l’amato

Per mia sorella

Tua sorella,

Le nostre sorelle

 

Immersi nel Novecento
Piazza Tienanmen. Pechino, 1989

Dialogo attorno alla guerra in Ucraina fra Michele Nardelli e Francesco Prezzi: una sua ultima testimonianza sulle cose del mondo. Francesco ha vissuto questa ennesima tragedia dal letto di un ospedale e fino all'ultimo non ha mai smesso di ragionare sulla società, sul senso della Storia e sul valore del pensiero politico. Poi ha preso il volo.


(8 marzo 2022) Immersi nel Novecento. Questo siamo.

Lo sferragliare dei carri armati e il rumore sordo dei bombardamenti. I vecchi palazzoni sovietici sventrati e anneriti dal fuoco. Gli occhi impietriti di un'umanità costretta ad abbandonare le proprie case, a rifugiarsi negli spazi sotterranei delle metropolitane o ad ingrossare le fila del libro dell'esodo1. I miliziani nazionalisti, sempre più protagonisti delle nuove guerre, padroni delle strade e delle macerie. A prescindere dalle loro bandiere e da come andrà a finire, saranno loro a vincere.

E ancora. L'aria e l'acqua avvelenate, il sudiciume di ogni guerra. Le palizzate di eternit prese a calci, come ad essere senza futuro. La paranoia dei signori della guerra, sempre uguale. L'ipocrisia dei potenti che non hanno mai smesso di produrre e vendere armi. Sullo sfondo il riecheggiare del moto latino “vis pacem, para bellum”, che ha armato il pianeta tanto da poterlo distruggere.

Infine l'incubo nucleare, che da quelle parti conoscono bene e con il quale – malgrado la tragedia di Chernobyl – hanno continuato a convivere, quello delle centrali mai dismesse e in questi giorni sfiorate dalle cannonate, e quello delle testate atomiche allertate in un follia che vorrebbe reclutarci e che militarizza anche il confronto politico.

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Tangentopoli, trent'anni dopo.
Zampine pulite

«Tempi interessanti» (121)

Non amo gli anniversari, carichi come sono sono di retorica e di ritualità. Spesso diventano l'occasione per riscrivere pagine di storia all'insegna dell'aria che tira, come è avvenuto in questi giorni con la diffusa riduzione della stagione di “Mani Pulite” al tintinnar delle manette.

Eppure... se i trent'anni dall'arresto dell'allora presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano Mario Chiesa possono servire a riflettere sul passaggio di tempo che segnò la fine della prima Repubblica e del sistema politico che aveva retto il paese nel secondo dopoguerra, allora potrebbe valer la pena di parlarne e di scriverne. Anche perché il nostro presente è, almeno in una certa misura, figlio di quel tempo. E di quel gattopardismo, quando la caduta degli dei assunse un segno ben diverso da quello che avremmo auspicato.

Non eravamo fra quelli che tiravano monetine. Ci mettemmo tempo, pazienza, pensiero... altro che populismo. Scrivo queste righe solo perché mi fa incazzare una descrizione manichea secondo la quale o eri per un giustizialismo sommario oppure dalla parte del sistema dei partiti che avevano qualche problema di autofinanziamento. ...

 

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Accettare il senso del limite
Jasenovac

L'editoriale apparso dell'edizione di ieri sul Corriere del Trentino

di Ugo Morelli

(9 marzo 2022) Il grande maestro di scuola Mario Lodi aveva scritto nel 1963 un libro che fece epoca sulle possibilità dell’educazione: «C’è speranza se questo accade al Vho». Il Vho è una piccola località vicino a Piadena, dove Lodi insegnava. In quel luogo l’educazione riusciva a creare anno dopo anno cambiamento ed emancipazione, libertà e civiltà.

Vuoi vedere che un’intera epoca dopo e in un mondo totalmente cambiato, forse non in meglio, si apre una speranza, ancora una volta in un luogo? A leggere la lista dei firmatari e sostenitori del documento: «Un Green deal per le foreste dolomitiche. Vaia da sciagura a opportunità», c’è da rimanere positivamente pieni di stupore e speranza per il numero di firmatari e per la loro rappresentatività. Lo stupore è giustificato ancor più dall’importanza, dalla chiarezza e dalla forza del contenuto del documento. Attivato da Michele Nardelli e Walter Nicoletti, il documento assume i luoghi come fondamento per un cambiamento epocale, il cui riferimento non sono solo i luoghi stessi, ma il pianeta su cui viviamo e la nostra vivibilità.

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