"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Lettere

Ieri sera, a Torino
Nanni Salio

di Silvia Nejrotti

(4 febbraio 2016) Nella Sala Poli del Centro Studi S. Regis, con una commemorazione sentita e spontanea, ieri sera a Torino abbiamo in tanti salutato Giovanni Salio, figura rilevante della nonviolenza italiana. Per tutti, Nanni. Se n’è andato, ha preso la curva della strada (Fernando Pessoa) il 1 febbraio, a 72 anni.

Pareva non avere età, Nanni. Ad accompagnare le parole commosse, incespicanti, affettuose dei presenti, scorrono su un grande video fotografie della sua vita, privata e pubblica. Nanni giovane dallo sguardo tenace, appoggiato ad un parapetto sulle rive del Po; Nanni a processo per vilipendio delle Forze Armate ed istigazione alla disobbedienza civile, nei primi anni ’70 a Torino; Nanni appassionato camminatore in montagna; Nanni felicemente sommerso dalle carte, nel suo ufficio al Centro Studi S. Regis, di cui nel 1982 è stato fondatore; e poi, instancabile relatore in innumerevoli conferenze pubbliche e protagonista di altrettanto innumerevoli campagne nonviolente…

Grazie ad Alberto e Luciana
Venezia, 24 novembre 2015

 

Credo dovremmo tutti ringraziare il papà e la mamma di Valeria Solesin per come hanno vissuto il loro dolore fino all'ultimo saluto dato oggi in piazza San Marco. Grazie a loro la risposta a questa tragedia è stata una grande dimostrazione di civiltà e di unità, oltre ogni bandiera ed appartenenza, che non era niente affatto scontata nel clima di paura e di odio che sta attraversando l'Europa e il mondo intero. Grazie ad Alberto e Luciana. Ed un pensiero a Valeria e a tutte le persone vittime del terrorismo e della guerra.

 

Politica, economia e ambiente nel pensiero di Papa Francesco
San Francesco

di Raniero La Valle

(dal https://www.facebook.com/ranierolavalle)


Ci mettiamo nel contesto di quello che sta accadendo per capire in che modo le cose di cui parliamo hanno rilevanza rispetto alla situazione in cui ci troviamo. Cito due contesti per la nostra riunione di stasera.

Il primo contesto: la perdita della Costituzione

Ieri l’Italia ha perduto la sua Costituzione. L’ha perduta, con il voto del Senato del 13 ottobre che ha approvato in prima lettura la nuova Carta Dico che l’ha perduta perché il tema della riforma non era affatto quello di cui unicamente si è parlato, cioè la questione del Senato. Il tema era il rapporto della democrazia con il potere. La modifica che è stata introdotta consiste nella sostituzione della Costituzione del ’47 con una nuova Costituzione. Infatti sostituire tutta la seconda parte della Carta vuol dire che la Costituzione del ‘47 finisce qui. Ci sarà un’altra Costituzione che è ispirata a dei principi ben identificabili e molto precisi. Essi corrispondono alla richiesta che è venuta alla nostra democrazia di modificare i principi, di abolire le conquiste, gli ideali che hanno animato le Costituzioni del dopoguerra: quelle Costituzioni cioè che sono state scritte dopo l’esperienza terribile del fascismo e del nazismo. La nuova Costituzione è fatta per dare più poteri al potere.

Acqua, una battaglia di lunga durata
Acqua del rubinetto

L'8 settembre scorso Il Parlamento Europeo, con 363 voti favorevoli, 96 contrari e 231 astenuti ha approvato la risoluzione proposta dall'eurodepuata irlandese del Sinn Fein Lynn Boylan che ha dato seguito alla petizione di iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto"  (Right2Water). La risoluzione, che potete trovare in allegato, è un importante risultato a fronte di un processo di privatizzazione dei servizi idrici sempre più pericoloso e diffuso e che, nonostante l'esito referendario, investe anche l'Italia. Le considerazioni che seguono sono dell'amico Emilio Molinari proprio attorno all'approvazione da parte del Parlamento Europeo di questa risoluzione e al ruolo dei movimenti e della politica.

di Emilio Molinari

(15 settembre 2015) In questi giorni il PE ha votato una risoluzione sul diritto all’acqua che considero in netta controtendenza alle leggi del governo Renzi e sul piano internazionale al TTIP (Trattato transatlantico USA – UE). Non c’è stato nessun grido di vittoria e non so spiegarmi il perché. Pongo perciò una riflessione.

Viviamo tempi in cui sembra impossibile opporsi alla potenza dei poteri economici. Tempi nei quali la gente si sente schiacciata dall’enormità dei problemi e dalla forza di quel 1% che detta le regole nel mondo, in cui si finisce con il non credere alla possibilità di resistere.

Spesso però, siamo anche noi, parte attiva della società civile, che alimentiamo questo senso d’impotenza, non valorizzando i risultati e le vittorie che produciamo. Spesso non ne cogliamo la portata politica e quindi non seminiamo la consapevolezza dei risultati. Sul referendum dell’acqua, continuiamo a sostenere che non ha spostato di una sola virgola la realtà di questo paese e per certi versi anche noi alimentiamo la frustrazione nel popolo. Misuriamo i risultati attraverso le nostre aspettative, non valorizziamo la realtà e cioè che il referendum ha bloccato l’ingresso dei privati nelle gestioni dei servizi idrici e questo, è un elemento di resistenza che oggi viene messa continuamente in discussione dal governo.

Teoria gender, differenza tra sesso e cultura
Libertà di amare

 

Riprendo dalla rubrica "opinioni" del sito http://trentinocorrierealpi.gelocal.it questa riflessione dell'amico Gianfranco Bettin su un tema di particolare attualità anche in Trentino. 

Dietro le cialtronate e le vere e proprie menzogne a freddo seminate sul tema, c’è quell’arcaica, autoritaria volontà di ricondurre la libertà di amare e di essere se stessi nel proprio corpo all’interno di un disciplinare precostituito

di Gianfranco Bettin

(17 settembre 2015) Uno spettro si aggira per l’Italia, avvolto in un lenzuolo. Il lenzuolo è la cosiddetta teoria “gender”. Lo spettro è il solito vecchio oggetto dell’astio dei sessuofobi: il sesso liberamente e consapevolmente vissuto. Dietro le incredibili polemiche contro “the gender”, dietro le cialtronate e le vere e proprie menzogne a freddo seminate sul tema, c’è quell’arcaica, autoritaria volontà di ricondurre la libertà di amare e di essere se stessi nel proprio corpo all’interno di un disciplinare precostituito, prodotto di rapporti di potere (che è anche, sempre, potere sui corpi) sia nella microfisica delle relazioni sia nella legislazione, qualcosa, cioè, che valga per tutti, pena uno stigma o una concreta sanzione.

Nel tempo in cui lo stigma, cioè il disdoro sociale e culturale, è reso più debole o addirittura viene dissolto dall’affermarsi di una pluralità di orientamenti reciprocamente rispettosi (o almeno tolleranti), le fazioni militanti dell’omologazione ricorrono all’arma della politica per impedire l’acquisizione di diritti perfino elementari a chi, per libera scelta personale che a nessun altro intende comunque imporre, a quella omologazione sfugga. È un modello che si ripete ogni volta.

Anomalie positive, anche dall'alto
Segni di speranza

Edoardo Benuzzi interloquisce con alcuni degli interventi pubblicati su questo sito nei giorni scorsi, indicando un approccio che tenga conto anche di anomalie positive che vengono della società ma anche e forse prevalentemente dall'alto.

di Edoardo Benuzzi

(13 agosto 2015) Quadro desolante. Potrebbe essere disperante se non provassimo a vedere e trovare delle anomalie positive, che contrastano, più o meno forte, con questa corsa minacciosa verso l'incattivimento. (Ma non evocherei la guerra).

Ci sono contenuti di razionalità che emergono, prendi l'accordo sul nucleare con l'Iran, prendi la regolarizzazione di 5 milioni di immigrati irregolari decisa da Obama, prendi l'esperienza di Mare Nostrum – anche Triton, nonostante tutto, sta agendo più o meno nello stesso modo - il soccorso e il salvataggio di più di centomila persone in mare è ben diverso dal trattarle come “sciame” da snidare con i cani come minacciato da Camerun. Anche i nazisti usavano i cani per snidare.

Ancora, c'è una Sicilia che accoglie e assiste migliaia di profughi, come altre regioni del Sud peraltro, senza erigere barricate. “Si tratta di responsabilità e di misure di buon senso”, ha dichiarato il presidente americano presentando il suo decreto. Responsabilità e buon senso attengono alla razionalità politica prima ancora che allo spirito umanitario, che giustamente si oppone alla “retorica dell'inumano” esibita dalla Lega – e non solo – nelle piazze di Del Debbio e nello stesso Parlamento.

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Valdastico, progetto vecchio e inutile per l'autonomia
autonomia in svendita

di Alberto Sommadossi *

(4 luglio 2015) Le aperture della Provincia autonoma di Trento nei confronti della Regione Veneto, in tema di autostrada della Valdastico, oltre che un grave danno all’economia e alla salute della popolazione, rischiano di provocare una breccia mortale nei confronti del sistema autonomistico trentino.
In gioco non è solo la realizzazione o meno di un tratto di galleria – peraltro dai costi insostenibili visto siamo in tempi di grave crisi – ma il futuro dell’intero “sistema autonomistico trentino”.

L’opzione che si prospetta è quella fra due modelli incompatibili: quello dello sviluppo legato al trasporto su gomma, ormai abbandonato da anni in tutta Europa, e quello dello sviluppo del trasporto su rotaia che rappresenta una priorità per il delicato ecosistema alpino.

 

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