«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Lettere

Anomalie positive, anche dall'alto
Segni di speranza

Edoardo Benuzzi interloquisce con alcuni degli interventi pubblicati su questo sito nei giorni scorsi, indicando un approccio che tenga conto anche di anomalie positive che vengono della società ma anche e forse prevalentemente dall'alto.

di Edoardo Benuzzi

(13 agosto 2015) Quadro desolante. Potrebbe essere disperante se non provassimo a vedere e trovare delle anomalie positive, che contrastano, più o meno forte, con questa corsa minacciosa verso l'incattivimento. (Ma non evocherei la guerra).

Ci sono contenuti di razionalità che emergono, prendi l'accordo sul nucleare con l'Iran, prendi la regolarizzazione di 5 milioni di immigrati irregolari decisa da Obama, prendi l'esperienza di Mare Nostrum – anche Triton, nonostante tutto, sta agendo più o meno nello stesso modo - il soccorso e il salvataggio di più di centomila persone in mare è ben diverso dal trattarle come “sciame” da snidare con i cani come minacciato da Camerun. Anche i nazisti usavano i cani per snidare.

Ancora, c'è una Sicilia che accoglie e assiste migliaia di profughi, come altre regioni del Sud peraltro, senza erigere barricate. “Si tratta di responsabilità e di misure di buon senso”, ha dichiarato il presidente americano presentando il suo decreto. Responsabilità e buon senso attengono alla razionalità politica prima ancora che allo spirito umanitario, che giustamente si oppone alla “retorica dell'inumano” esibita dalla Lega – e non solo – nelle piazze di Del Debbio e nello stesso Parlamento.

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Valdastico, progetto vecchio e inutile per l'autonomia
autonomia in svendita

di Alberto Sommadossi *

(4 luglio 2015) Le aperture della Provincia autonoma di Trento nei confronti della Regione Veneto, in tema di autostrada della Valdastico, oltre che un grave danno all’economia e alla salute della popolazione, rischiano di provocare una breccia mortale nei confronti del sistema autonomistico trentino.
In gioco non è solo la realizzazione o meno di un tratto di galleria – peraltro dai costi insostenibili visto siamo in tempi di grave crisi – ma il futuro dell’intero “sistema autonomistico trentino”.

L’opzione che si prospetta è quella fra due modelli incompatibili: quello dello sviluppo legato al trasporto su gomma, ormai abbandonato da anni in tutta Europa, e quello dello sviluppo del trasporto su rotaia che rappresenta una priorità per il delicato ecosistema alpino.

 

Ciao Mursel
Mursel in una delle visite nei luoghi dove sorse il campo di Omerska

Nei giorni scorsi nell'ospedale di Banja Luka è morto a 68 anni Muharem Murselović, esponente della comunità bosniaco-mussulmana di Prijedor. Un ricordo

di Michele Nardelli

(15 giugno 2015) Se non ricordo male ho conosciuto Muharem Murselović nel 1998, ma non a Prijedor. Lui nella sua città non poteva farsi vivo perché gli effetti della pulizia etnica erano tutto intorno a noi (un anno prima, a guerra ormai finita da tempo, vennero fatte saltare decine di case appena ricostruite affinché i legittimi proprietari si dissuadessero a rientrare) e perché alla testa dell'amministrazione comunale c'erano ancora gli esponenti del Comitato di crisi che sei anni prima avevano organizzato il pogrom contro i “non serbi”, ovvero la maggioranza degli abitanti di Prijedor.

Perché Mursel (così veniva chiamato da tutti) era uno dei rappresentanti della comunità bosniaco-mussulmana che nei quasi quattro anni di guerra finì nei campi di concentramento, assassinata, stuprata, fatta sparire, espropriata di ogni cosa (le case incendiate, le abitazioni confiscate, i conti correnti spariti...) e infine cacciata. Un po' di persone, nelle ore tragiche della distruzione di Kozarac e della Ljeva Obala (la riva sinistra del fiume Sana), erano riuscite a scappare... Nei racconti dei superstiti il dramma di quei giorni della fine di aprile del 1992, il dolore delle vite e delle famiglie spezzate, la violenza del fazzoletto bianco di riconoscimento dei “balija” (come venivano chiamati dai serbi i bosgnacchi) e della cancellazione di una particolare storia europea facendo saltare con la dinamite in una notte quattordici moschee e tutto quel che poteva avere a che fare con i “non serbi”.

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La lettera di rinuncia di Luca Sommadossi
Il pane della Valle dei Laghi, uno dei progetti di rinascita della comunità

Luca Sommadossi è stato negli ultimi cinque anni presidente della Comunità della Valle dei Laghi. Mi permetto di dire un ottimo presidente di una Comunità che in questo tempo ha iniziato a darsi un proprio percorso di riconoscibilità e di autogoverno, attraverso le idee e la capacità di fare comunità, nel coinvolgimento di soggetti sociali che sono diventati i protagonisti di un significativo progetto di rinascita. La sua rinuncia (forzosa) alla ricandidatura rappresenta non solo un fatto negativo che lascia incompleto questo percorso, ma anche il segno di come quella che è stata una delle principali riforme istituzionali in questa terra e che avrebbe potuto dare nuovi poteri ai territori stia venendo affossata. (mn)

 

«Carissimi, la vita è bella perché non è mai scontata e perché si presenta sempre con strade nuove e inedite da percorrere.

Sapete tutti che stavo lavorando alla formazione di una lista a sostegno della mia candidatura per un nuovo mandato da presidente della Comunità della Valle dei Laghi. Una lista che fosse al contempo espressione delle amministrazioni comunali e rappresentativa della società civile con cui avevamo lavorato in questi 5 anni.

Eravamo ormai giunti alle soglie della presentazione (ringrazio tutti quelli che avevano dato la loro disponibilità). Le amministrazioni comunali non hanno sostenuto questa linea e hanno scelto una strada diversa con una nuova lista e un nuovo candidato presidente. Viste le nuove modalità di elezione indiretta tramite i rappresentanti dei consigli comunali introdotte dalla riforma del novembre scorso era chiaro che questo rendeva praticamente pari a 0 la possibilità di continuare in ulteriori 5 anni di mandato e una mia candidatura non avrebbe fatto altro che creare divisione all'interno della Valle senza alcun risvolto positivo.

 

Export di armi: è ora di tornare alle buone prassi di Andreotti
Mostra mercato armamenti

 

di Giorgio Beretta *

Il 30 marzo scorso, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio ha inviato alle competenti Commissioni di Camera e Senato la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riferita all'anno 2014. Il documento, che non è ancora disponibile sui siti delle Camere (quando lo sarà, lo si troverà in queste sezioni del Senato e della Camera), è rilevante non solo per i suoi contenuti ma soprattutto perché è la prima Relazione di cui il Governo Renzi ha piena e totale competenza e titolarità.

La precedente Relazione inviata alle Camere lo scorso giugno, pur essendo stata firmata dal Sottosegretario Delrio, riportava infatti le operazioni autorizzate e svolte nel 2013, cioè le operazioni di cui erano stati titolari i governi Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) e Letta (in carica dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014). Delrio inviò alle Camere quella Relazione relativa all’anno 2013, con un certo ritardo (fu consegnata a giugno del 2014) e nel periodo intercorso il governo Renzi avrebbe potuto apportare delle modifiche al testo: ma alla luce dei fatti – la principale relazione del Ministero degli Esteri riporta la firma del precedente Ministro degli Esteri, Emma Bonino – si può chiaramente dedurre che le modifiche siano state marginali.

 

Forza Tonino
Tonino Perna

L'amico Tonino Perna, compagno di tanta strada di impegno civile, colpito da un infarto. Ora va un po' meglio.

(21 maggio 2015) Leggo una notizia di agenzia che mi lascia senza fiato. «Infarto per l’assessore al Comune di Messina Tonino Perna. La notte scorsa è stato colpito da un attacco di cuore mentre si trovava nella sua abitazione di Reggio Calabria. Trasportato d’urgenza all’ospedale “Bianchi-Melacrino-Morelli”, è stato sottoposto a un intervento in cui gli è stato applicato uno stent coronario. Si trova adesso ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dello stesso nosocomio. Le sue condizioni sono in miglioramento e non è in pericolo di vita. Nei prossimi giorni dovrebbe essere trasportato in un centro specializzato a Milano per un secondo intervento, con l’applicazione di un bypass. Dal 2009 Tonino Perna è Professore Ordinario di Sociologia Economica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Messina e di Istituzioni di Economia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel novembre 2013 è stato nominato assessore della giunta comunale messinese guidata da Renato Accorinti con le deleghe alla Cultura, Sviluppo Economico e Turismo, Politiche Giovanili e Decentramento».

Tonino è per me qualcosa di più che un amico. Lui di Reggio Calabria, io di Trento, le nostre frequentazioni erano quelle del comune sguardo inquieto ed esigente sul nostro presente, di una cooperazione internazionale da ripensare, di una guerra di là del mare. Un giorno – era il giugno del 1999 – ci siamo incontrati in un bar della Giudecca, a Venezia, e ci siamo detti che non se ne poteva più di un approccio emergenziale verso quella parte di Europa che era nei nostri cuori e abbiamo deciso così di costruire l'Osservatorio sui Balcani. Qualche matto come noi ci ha dato retta e ne è nata una delle cose più belle delle nostre vite.

Ciao Enrico, amico fragile
Enrico Levati

(10 maggio 2015) Enrico se n'é andato nei giorni scorsi. Con Enrico Levati non ho mai avuto modo di coltivare l'amicizia, né di costruire insieme un particolare sodalizio, se non qualche breve percorso balcanico insieme agli amici di Ivrea o per l'attenzione verso l'amata Palestina. Anche nel tragitto comune di ICS (il Consorzio Italiano di Solidarietà), la mia frequentazione più intensa iniziò quando Enrico, per alcuni anni presidente, si era fatto da parte.

Eppure verso Enrico provavo una particolare tenerezza. Nelle ore seguite alla notizia della sua morte, mi sono chiesto da dove venisse questo sentimento, trovando forse qualche risposta. In primo luogo la sua fragilità, o almeno quella che io avvertivo come tale. Nel suo accostarsi ai problemi, nella curisosità con la quale si avvicinava ad un bicchiere di vino che non conosceva, nello stupore che provava di fronte ad una bella idea, c'era sempre in Enrico una particolare delicatezza che ora voglio associare alla bellezza delle cose fragili.

Quella stessa delicatezza con la quale Enrico si rapportava alle persone. Nelle poche occasioni che abbiamo avuto di stare insieme ho avvertito un'attenzione non comune. Non so se questo aveva a che fare con il suo lavoro che lo portava a stare in mezzo alle disgrazie degli altri, ma il suo chiederti “come va” non era mai di circostanza. Enrico ti scrutava, senza per questo metterti a disagio. Come a voler farsi carico, forse per trovare reciprocità.

A pensarci bene non so che cosa mi porta a scrivere queste parole, le nostre frequentazioni così rare, il nostro modo di essere così diverso, le nostre storie così dissonanti. Semplicemente voglio rendere omaggio ad una persona bella, che di rado incontri nel tuo cammino.

Michele

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