"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Mondo

L’espansione della Nato comprata per 94 milioni di dollari
Presenza Nato in Europa

È quanto hanno speso le industrie delle armi USA per ottenere l’allargamento della NATO fino ai confini della Russia. Un documento dell’altra America

Questo documento è apparso il 16 maggio 2023 sul New York Times, promosso dall'Eisenhower Media Network, un’organizzazione di esperti ex militari e funzionari civili della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti che cerca di raggiungere l’opinione pubblica americana “la quale – dicono – sempre più si accorge che la politica estera degli Stati Uniti non rende il Paese e il mondo più sicuri». Il titolo del documento reca: “Gli Stati Uniti dovrebbero essere una forza per la pace nel mondo”. Credo sia utile riportarlo per avere un quadro completo della guerra e dell'escalation in corso senza per questo nulla togliere alle responsabilità della Russia di Putin nell'aggressione verso l'Ucraina.

 

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La guerra Russia-Ucraina è stata un disastro assoluto. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise o ferite. Milioni di persone sono sfollate. La distruzione ambientale ed economica è stata incalcolabile. La devastazione futura potrebbe essere esponenzialmente maggiore man mano che le Potenze nucleari si avvicinano sempre più alla guerra aperta. Deploriamo la violenza, i crimini di guerra, gli attacchi missilistici indiscriminati, il terrorismo e altre atrocità che fanno parte di questa guerra. La soluzione a questa violenza sconvolgente non è “più armi” o “più guerra”, che garantiscono ulteriori morti e distruzioni.

Come americani ed esperti della Sicurezza Nazionale, esortiamo il presidente Biden e il Congresso a usare la pienezza del loro potere per porre fine rapidamente alla guerra Russia-Ucraina attraverso la diplomazia, soprattutto in considerazione dei gravi pericoli di un’escalation militare che potrebbe innestare una spirale fuori controllo. 

Il mondo e il compito dell’Europa. Via dalla spirale dei massacri
Guerra in Ucraina e armi italiane

di Mauro Magatti *

Se a livello privato si osserva l’indebolimento dell’empatia, sul piano politico-istituzionale questo tempo segna il ritorno in grande stile del conflitto armato per risolvere le controversie che si moltiplicano nel mondo globalizzato. L’invasione dell’Ucraina ha fatto da evento catalizzatore di processi già avviati negli anni precedenti che adesso stanno però acquisendo natura sistemica. Sono tre le tendenze principali che si vanno rafforzando reciprocamente. Secondo l’ultimo Rapporto disponibile del Stockholm International Peace Research Institute già nel 2021 - cioè prima dell’invasione Ucraina - la spesa militare complessiva a livello mondiale aveva superato (per la prima volta dal 1949) i 2.000 miliardi di dollari annui.

Un’ascesa cominciata nel 2015 e alimentata da cinque Paesi: i due terzi delle spese militari globali sono infatti effettuati da Usa, Cina, Russia, India e Regno Unito. Gli Stati della Ue, più indietro, dopo i fatti ucraini hanno cominciato la rincorsa: la Francia ha annunciato un programma per la difesa di oltre 400 miliardi di euro nei prossimi 7 anni. La Polonia ha annunciato che porterà al 4% del Pil le proprie spese militari e la Germania le raddoppierà sino oltre i 100 miliardi annui. D’altra parte, la guerra in Ucraina proclama che, per “vincere” o almeno non perdere lo scontro bellico, servono armi sempre più sofisticate: in un mondo tecnologico anche la guerra diventa tecnica (anche se a morire sono poi uomini e donne in carne e ossa, a centinaia di migliaia).

Il secondo trend è la costruzione di muri. Anche in questo caso la tendenza è cominciata a ben prima dell’attacco all’Ucraina. Muri e recinzioni costruiti per cercare di separare ciò che in realtà è strutturalmente unito sono ormai diffusi in tutti i continenti. A oggi si contano circa 80 muri per quasi 50.000 km, l’equivalente della circonferenza dell’intero  pianeta. A fine del 2022 sui confini europei si contavano 2.048 chilometri di barriere, quando nel 2014 erano 315 e zero nel 1990. A seguito dell’invasione dell’Ucraina, anche la Finlandia ha cominciato a costruire un muro sulla lunga frontiera con la Russia. E per fronteggiare la questione migratoria qualche mese fa dodici Stati membri (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) hanno chiesto alla Commissione finanziamenti per la costruzione di barriere fisiche di difesa.

 

Uno sguardo critico sulla cooperazione internazionale
La prima di copertina di

Incontro con i ragazzi del progetto "Generazione Cooperazione". Una conversazione sul tema della cooperazione internazionale, a partire da uno sguardo critico su un mondo appiattito sull'emergenza e dalle esperienze della cooperazione di comunità nell'Europa balcanica, nel Mediterraneo e nelle relazioni verso altre parti del mondo.

L'incontro si svolge presso l'aula rossa del Centro per la Cooperazione Internazionale venerdì 10 marzo 2023. Il mio intervento è previsto alle 18.30.

 

Frontiera Ucraina
La prima di copertina del libro

«In un mondo segnato da aspiranti potenze impegnate nella competizione per l'egemonia, vale la pena tornare a interrogarci, oggi, sui meccanismi di ridefinizione violenta diconfini, sfere di interesse e influenza, gerarchie postcoloniali e retaggi imperiali»

Sabato prossimo 4 marzo 2023, alle ore 10.30, presso la Bookique, via Torre D'Augusto a Trento per iniziativa della Libreria due punti ci sarà la presentazione di un libro che, se si ha voglia di capire quel che accade nello scenario globale attorno alla guerra in Ucraina, va proprio letto.

Si tratta di "Frontiera Ucraina" di Francesco Strazzari (il Mulino, 2022).

Con le donne e i giovani che lottano in forma nonviolenta contro l'autoritarismo e per la libertà
Manifestazione donne iraniane

Cgil Cisl e Uil del Trentino vi invitano a partecipare al presidio che si svolgerà venerdì 28 ottobre 2022, alle ore 18.00 in Piazza d'Arogno a Trento

Dopo la morte, durante un fermo di polizia, di Mahsa Amini accusata di non indossare adeguatamente il velo, le proteste di giovani e donne da alcune settimane stanno infiammando diverse città iraniane contro le autorità del regime degli Ayatollah.

Dal 16 settembre ad oggi le prime stime parlano di quasi 250 morti e di oltre 12.000 arresti come conseguenza degli scontri tra manifestanti e forze di polizia iraniane. Intanto varie forme di ribellione alle leggi più oscurantiste, in particolare nelle Università del paese, proseguono nonostante i tentativi del regime di soffocare le proteste.

Per testimoniare la solidarietà della popolazione trentina verso i giovani, le donne e coloro che protestano a Teheran e in tutte le città del paese, per reclamare la fine delle violenze sui cittadini inermi e per chiedere la liberazione della giovane italiana Alessia Piperno ancora in arresto in Iran, ci vediamo venerdì alle 18.00 in Piazza d'Arogno (dietro il Duomo) a Trento.

Imprevedibilità e cultura del limite
Marmolada

«La maledizione di vivere tempi interessanti» (125)

Ormai quasi nessuno nega che quanto sta accadendo attorno a noi sia l'esito della crisi climatica generata dall'aumento delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas climalteranti nell'atmosfera. Crisi che, peraltro, si intreccia con altre, generando interazioni di natura pandemica e gravi rotture di equilibri ecosistemici. Ciò nonostante ogni evento estremo ci coglie di sorpresa, nel territorio dell'imprevedibilità. E si insiste su questa parola, imprevedibilità, come se questa in qualche modo attenuasse le nostre responsabilità.

Certo, nessuno può sapere in anticipo il minuto, l'ora e il giorno in cui una massa di ghiaccio e roccia, fango e detriti, si stacca dalla montagna trascinando con sé e devastando ogni cosa e persona che incontra sul suo cammino. Eppure dovremmo imparare che gli eventi estremi avranno sempre più caratteristiche inedite e una frequenza esponenziale che – come abbiamo scritto – ci ricorda il monito della ninfea...

L’Italia non può disertare la conferenza di Vienna
Hiroshima. Ombre umane dopo l'esplosione

 L’Italia non può disertare la conferenza di Vienna sul trattato per l’abolizione delle armi nucleari. Il rischio della guerra nucleare è più vicino che mai. È difficile comprendere perciò la scelta dell’Italia di non partecipare, neanche come Paese Osservatore, al contrario di Germania e Olanda, alla Conferenza di Vienna dei Paesi che hanno ratificato il “Trattato per l’abolizione delle armi nucleari”

(19 giugno 2022) Un forte appello a Governo e Parlamento dai Presidenti e dai Responsabili nazionali di Acli, Azione Cattolica italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, Fraternità di Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Sermig, Gruppo Abele, Libera, Agesci, Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), Argomenti 2000, Rondine-Cittadella della Pace, Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori), Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Città dell’Uomo, Amici di Raoul Follerau, Associazione Teologica Italiana, Coordinamento delle Teologhe Italiane, Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario),Centro Internazionale Hélder Câmara, Centro Italiano Femminile, Csi (Centro Sportivo Italiano), La Rosa Bianca, Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani), Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Ernesto Balducci, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione Don Lorenzo Milani, Comitato per una Civiltà dell’Amore, Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, Federazione Stampa Missionaria Italiana, Rete Viandanti, Noi Siamo Chiesa, Beati i Costruttori di Pace, Fraternità francescana frate Jacopa, Comunità Cristiane di Base, Associazione delle Famiglie Italiane, SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Confcooperative, C3dem, MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano) AIDU (Associazione Italiana Docenti Universitari cattolici), Arca di Lanza Del Vasto, Fondazione Magis.


L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari

Il 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica, il “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato.

Questo Trattato, che era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi, rende ora illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari.

Il nostro Paese non ha né firmato il Trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato. Tra i primi firmatari di questo Trattato vi è invece la Santa Sede.

 

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