«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
L'importanza di farsi carico di altri luoghi e altre storie e acquisire consapevolezza di sé e del contesto globale
Ne parlano
Michele Nardelli, scrittore e promotore di iniziative di cooperazione comunitaria tra il Trentino, l'Europa e il Mediterraneo,
e i candidati nella lista del Partito Democratico per il Comune di Trento
Vincenzo Calì, Annalisa Tomasi e Federico Zappini
Lunedì 28 aprile 2025, ore 17.30
Trento, Parco Duca d'Aosta (laterale di via Veneto)
Sabrina Provenzani intervista Amos Goldberg*, studioso dell’olocausto **
“Quello che Israele sta commettendo a Gaza è un genocidio”. Amos Goldberg è professore di Storia dell’Olocausto presso il Dipartimento di Storia Ebraica e Studi Contemporanei dell’Università Ebraica di Gerusalemme. “Mi sono avvicinato allo studio del genocidio perché credo che, studiandolo, possiamo comprendere meglio i pericoli e le minacce che affrontiamo come individui, società e culture. Mettiamo da parte l’Olocausto per un momento: quasi sempre i genocidi, per chi li perpetra, sono reazioni di autodifesa rispetto a una minaccia reale o immaginaria. Ora, ed è molto importante sottolinearlo: il 7 ottobre è stata una catastrofe. Un trauma profondo, un crimine atroce, che ha colpito persone a me molto vicine. Siamo rimasti tutti scioccati; l’abbiamo vissuta come una minaccia esistenziale. Non abbiamo nemmeno potuto elaborare il lutto. Ma anche quel crimine deve essere compreso – non giustificato – nel suo contesto: la Nakba, l’occupazione, l’assedio, l’apartheid… La risposta di Israele è stata completamente sproporzionata, e nessun crimine, per quanto atroce come quello del 7 ottobre, giustifica un genocidio.
(23 aprile 2025) Immagino che in molti, nell'assistere a quell'ultima apparizione in piazza San Pietro nel giorno di Pasqua, abbiamo pensato che quello avrebbe potuto rappresentare un ultimo saluto. Se la sentiva, papa Francesco, che non sarebbe durato a lungo e penso che la scelta di stare fino all'ultimo respiro vicino alla propria gente sia stata coerente con il suo Magistero.
Coerenti nelle proprie vite non lo si è mai. La coerenza è una ricerca continua, che ci mette alla prova quotidianamente, dalla quale usciamo il più delle volte sconfitti. Semplicemente perché nessuno di noi è sovrano. Ma nel suo percorso Francesco ha saputo interpretare un tempo particolarmente complesso, nel quale l'intreccio delle crisi richiedeva una riconsiderazione, ad un tempo più umile e più ricca, del nostro posto nella natura.
Un percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita ben lontano dalle logiche con le quali i potenti della Terra esercitano il proprio dominio, senza comprendere che in un contesto interdipendente non ci si può salvare da soli. E dunque inviso, nel corso del quale abbiamo toccato con mano la grande solitudine di papa Francesco. Quegli stessi potenti che ora, di fronte al concludersi del tragitto terreno di quest'uomo, danno l'ennesima prova di ipocrisia.
Nei messaggi di condoglianze gli aggettivi rituali si sprecano, ma ben pochi s'interrogano sul valore e la pregnanza di un papato che ha indicato l'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo, evidenziandone – in occasione dell'Esortazione Apostolica “Laudate Deum” del 4 ottobre 2023 – il carattere di peccato strutturale.
Franco Farinelli
Il paesaggio che ci riguarda
Un progetto collettivo, un metodo sovversivo
Touring Club Italiano
Il Touring Club Italiano, in collaborazione con il Muse, Università di Trento, TSM - Scuola per il governo del territorio e del paesaggio, Italia Nostra, Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Trento, Slow Food Trentino, Nutrire Trento, promuove la presentazione dell'ultimo libro di Franco Farinelli
"Il paesaggio che ci riguarda"
A discuterne con l'autore ci sarà Michele Nardelli
Lunedì 14 aprile 2025, ore 18.00, presso la Sala del Muse, Corso del lavoro e della scienza 3 a Trento.
In allegato l'intervista in vista della serata del 14 aprile a Franco Farinelli pubblicata oggi, venerdì, sul quotidiano "Il T" a cura di Tommaso Martini.
Tavola rotonda
L’Italia e la Mediazione Internazionale: il Ruolo degli Enti Locali
Le esperienze di dialogo promosse dalle regioni, province e comuni italiani in relazione a crisi internazionali
Firenze, Aula Magna del Rettorato, Piazza San Marco
Giovedì 10 Aprile 2025 ore 11.30-16.30
Evento in presenza
La tavola rotonda “L’Italia e la Mediazione Internazionale: il Ruolo degli Enti Locali” si propone di presentare e discutere le esperienze di dialogo e mediazione promosse dagli enti locali italiani su scala internazionale, evidenziandone punti di forza e le criticità, così da delineare prospettive future per la valorizzazione e sistematizzazione a livello nazionale dei medesimi sforzi.
di Federico Zappini
(27 marzo 20225) Le ultime settimane sono state in larga parte dedicate a discutere dello stato di salute dell’Unione Europea, delle sue priorità di fronte a un Mondo in fibrillazione e di alcuni dei contenuti del Manifesto di Ventotene.
In particolare l’attenzione si è concentrata sull’ipotesi di superamento degli Stati nazionali – in chiave federalista e antinazionalista – e sul pilastro sociale a essa collegato, in nome della solidarietà e dell’uguaglianza tra i popoli e in opposizione ad ogni ipotesi di dominio militare, politico o economico dei pochi (o pochissimi, visto il vento che tira) sui molti.
Ce ne siamo occupati anche scendendo in piazza, in quanto abitanti dello spazio urbano e insieme del Mondo intero. Lo abbiamo fatto perché preoccupati della torsione illiberale di cui siamo testimoni e vittime a diverse latitudini (dal sud America al sud-est asiatico, dalla Russia di Putin agli Stati Uniti di Trump, mai come oggi accomunati da interessi e stile, quasi alleati) ma anche perché convinti che esista una specificità europea nell’offrire garanzie allo stato di diritto, nel riconoscimento per tutti e tutte di diritti sociali e civili, nella propensione a modelli di governo democratici, plurali e nonviolenti.
di Giorgio Cavallo
(27 gennaio 2025) Sta rapidamente scemando l’interesse della pubblica opinione per il caso del generale libico ricercato dalla Corte Penale internazionale e riportato in patria dal governo italiano con un volo dedicato.
In uno stato di diritto come riteniamo sia l’Italia, ma anche in altre democrazie come ad es. Israele, siamo ormai abituati, quando serve qualcosa di particolare in termini di interpretazione di comportamenti “disumani”, a produrre normative che lo permettano. Sarà poi il sistema giudiziario e la verifica costituzionale a impedirne l’applicazione qualora si superino determinati limiti. In Italia il continuo tira e molla della legislazione (e della stessa regolamentazione) in materia di immigrazione ne è un esempio palese. Nessuno può mettere in dubbio che trasportare migranti in un porto lontano dall’area di ritrovamento è un atto “criminale” poiché diminuisce la quantità di ulteriori salvataggi di emergenza, ma fintanto che la norma non è contestata da una qualche magistratura abilitata, un dipendente pubblico pare costretto ad applicarla. E nessuno dubita che la norma esista (e probabilmente sia “valida”) perché c’è un popolo che democraticamente la sostiene in un quadro dove la “lotta alla immigrazione”, formalmente a quella clandestina ma di fatto in tutti i possibili campi di applicazione, è un elemento “identitario” della maggioranza eletta che governa l’Italia.