"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Diego Cason
Nella storia umana la pace è transitoria, una fortunata contingenza, prodotta e protetta da una solida barriera di iniquità, figlie del predominio. Lo sapeva già Esiodo 2800 anni fa:
O Perse, ascolta tu la Giustizia, né mai favorire
la Prepotenza: ch’è male pel debole; e il forte, ancor esso
non la sostien leggera, ma sotto il suo peso s’aggrava,
quand’ei nella Follia della colpa s’imbatte. Assai meglio
vale seguir l’altra via, che guida a Giustizia: Giustizia
sempre alla fine trionfa, lo stolido impara a sue spese.
La pace è un’aspirazione utopica che, come il fuoco, deve essere quotidianamente alimentata. Se la fiamma dell’utopia langue o si estingue l’armonia è perduta e con essa la pace. Anche Pindaro tre secoli dopo, a proposito di Atene, scrive:
Quivi abita, insieme con Ordine e Giustizia sua suora, per cui
in pie’ le città restan salde, e Pace, datrice di beni,
figlie auree di Tètide dal savio consiglio.
Tracotanza, ch’è madre superba
dell’Odio, sanno esse respinger lontano.
Pindaro associa, come è necessario, per avere un’armonia duratura, le tre figlie di Tètide. La loro madre ebbe anche un figlio maschio, Achille, simbolo della prepotenza, condannato alla perenne guerra alla quale si adattò, credendosi immortale, perché ambiva la gloria. Il conflitto e il violento massacro dei fratelli stanno scritti nella natura ferina dell'uomo. Per ottenere la pace è necessario rifiutare il destino e desiderare qualcosa di meglio da condividere con gli altri.
"Un secolo così progredito
che perfino gli era toccato in sorte
di essere l'ultimo"
Vladimir Solov'ëv
Nella barbarie che dilania in queste ore la Palestina storica, nella guerra che da diciannove mesi devasta con l'Ucraina un pezzo della nostra Europa, nel silenzio che si è steso sulla tragedia che da dieci anni semina morte e distruzione in Siria, nell'interessata ipocrisia che ha messo subito a tacere la pulizia etnica in corso nel Nagorno Karabah, nel cinismo con il quale si assiste quotidianamente al dolore che si consuma nel Mediterraneo ... si erge la voce solitaria e inascoltata di Papa Francesco.
L'Esortazione Apostolica "Laudate Deum" ha la forza di un monito rivolto all'intera umanità, affinché si metta fine alla guerra più devastante di ogni altra, quella che si svolge contro la Madre Terra che ci ospita.
«Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti...»
E' oggi mercoledì 2 agosto l’Earth Overshoot day 2023: la giornata in cui il Pianeta va in riserva e inizia a estrarre risorse naturali “in debito”. Quest’anno arriva qualche giorno dopo rispetto ai precedenti se pensiamo che nel 2022 è arrivato il 28 luglio.
Una buona notizia, ma meno di quanto potrebbe sembrare, anche perché si conferma il dato che per stare in equilibrio avremmo bisogno di 1,7 Pianeti Terra.
L’arrivo dell’Earth Overshoot Day 2023 il 2 agosto si deve infatti soltanto in piccola parte ai progressi fatti sul fronte della sostenibilità: un giorno soltanto dei 5 di ritardi è imputabile alle condotte più virtuose messe in campo mediamente dai 180 Paesi monitorati dal National Footprint e dal Biocapacity Accounts.
#luttouniversale
Da stamani sono listati a nero i profili social delle Ong impegnate con navi di soccorso nel mar Mediterraneo: Sea-Watch, Open Arms, Medici Senza Frontiere, Emergency, Mediterranea Saving Humans, ResQ, Sos Mediterranee. Tutte hanno proclamato “Lutto universale per i morti in mare”.
L’iniziativa giunge dopo l’ultimo, tragico naufragio di migranti nei pressi di pylos, a poche miglia dalla Grecia, dove le morti accertate sono 78 ma i dispersi potrebbero persino superare i 500.
La richiesta di una missione europea
In una nota congiunta, le ong scrivono: “La tragedia avvenuta pochi giorni fa a poche miglia dalla Grecia è una dellepiù gravi della storia recente delle migrazioni. Per noi questi sono giorni di #luttouniversale. Mettiamo a lutto i nostri profili e vi invitiamo a fare lo stesso. Lo facciamo per chiedere una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Per fermare le morti sulla frontiera più letale del mondo”.
Il 15 maggio è stato l'Italy Overshoot Day per il 2023, il giorno in cui questo paese ha superato nei suoi consumi quanto gli ecosistemi sono in grado di produrre. In altre parole, l'Overshoot Day misura l'impronta ecologica di un paese, tanto più pesante quanto prima sopraggiunge nel calendario annuale.
E se quello globale nel 2023 sarà (salvo aggiornamenti dovuti all'incrocio di dati fin qui indisponibili) il 27 luglio, significa che l'impronta ecologica dell'Italia è maggiore della media globale, laddove la classifica dell'insostenibilità vede ai primi posti il Qatar (10 febbraio), il Lussemburgo (14 febbraio), gli Stati Uniti d'America, Canada e Emirati Arabi (13 marzo) mentre agli ultimi (cioè le posizioni più virtuose) la Giamaica (20 dicembre) e i paesi che consumano meno di quanto sono in grado di generare i loro ecosistemi come ad esempioil Burkina Faso o il Madagascar. ...
È quanto hanno speso le industrie delle armi USA per ottenere l’allargamento della NATO fino ai confini della Russia. Un documento dell’altra America
Questo documento è apparso il 16 maggio 2023 sul New York Times, promosso dall'Eisenhower Media Network, un’organizzazione di esperti ex militari e funzionari civili della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti che cerca di raggiungere l’opinione pubblica americana “la quale – dicono – sempre più si accorge che la politica estera degli Stati Uniti non rende il Paese e il mondo più sicuri». Il titolo del documento reca: “Gli Stati Uniti dovrebbero essere una forza per la pace nel mondo”. Credo sia utile riportarlo per avere un quadro completo della guerra e dell'escalation in corso senza per questo nulla togliere alle responsabilità della Russia di Putin nell'aggressione verso l'Ucraina.
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La guerra Russia-Ucraina è stata un disastro assoluto. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise o ferite. Milioni di persone sono sfollate. La distruzione ambientale ed economica è stata incalcolabile. La devastazione futura potrebbe essere esponenzialmente maggiore man mano che le Potenze nucleari si avvicinano sempre più alla guerra aperta. Deploriamo la violenza, i crimini di guerra, gli attacchi missilistici indiscriminati, il terrorismo e altre atrocità che fanno parte di questa guerra. La soluzione a questa violenza sconvolgente non è “più armi” o “più guerra”, che garantiscono ulteriori morti e distruzioni.
Come americani ed esperti della Sicurezza Nazionale, esortiamo il presidente Biden e il Congresso a usare la pienezza del loro potere per porre fine rapidamente alla guerra Russia-Ucraina attraverso la diplomazia, soprattutto in considerazione dei gravi pericoli di un’escalation militare che potrebbe innestare una spirale fuori controllo.
di Mauro Magatti *
Se a livello privato si osserva l’indebolimento dell’empatia, sul piano politico-istituzionale questo tempo segna il ritorno in grande stile del conflitto armato per risolvere le controversie che si moltiplicano nel mondo globalizzato. L’invasione dell’Ucraina ha fatto da evento catalizzatore di processi già avviati negli anni precedenti che adesso stanno però acquisendo natura sistemica. Sono tre le tendenze principali che si vanno rafforzando reciprocamente. Secondo l’ultimo Rapporto disponibile del Stockholm International Peace Research Institute già nel 2021 - cioè prima dell’invasione Ucraina - la spesa militare complessiva a livello mondiale aveva superato (per la prima volta dal 1949) i 2.000 miliardi di dollari annui.
Un’ascesa cominciata nel 2015 e alimentata da cinque Paesi: i due terzi delle spese militari globali sono infatti effettuati da Usa, Cina, Russia, India e Regno Unito. Gli Stati della Ue, più indietro, dopo i fatti ucraini hanno cominciato la rincorsa: la Francia ha annunciato un programma per la difesa di oltre 400 miliardi di euro nei prossimi 7 anni. La Polonia ha annunciato che porterà al 4% del Pil le proprie spese militari e la Germania le raddoppierà sino oltre i 100 miliardi annui. D’altra parte, la guerra in Ucraina proclama che, per “vincere” o almeno non perdere lo scontro bellico, servono armi sempre più sofisticate: in un mondo tecnologico anche la guerra diventa tecnica (anche se a morire sono poi uomini e donne in carne e ossa, a centinaia di migliaia).
Il secondo trend è la costruzione di muri. Anche in questo caso la tendenza è cominciata a ben prima dell’attacco all’Ucraina. Muri e recinzioni costruiti per cercare di separare ciò che in realtà è strutturalmente unito sono ormai diffusi in tutti i continenti. A oggi si contano circa 80 muri per quasi 50.000 km, l’equivalente della circonferenza dell’intero pianeta. A fine del 2022 sui confini europei si contavano 2.048 chilometri di barriere, quando nel 2014 erano 315 e zero nel 1990. A seguito dell’invasione dell’Ucraina, anche la Finlandia ha cominciato a costruire un muro sulla lunga frontiera con la Russia. E per fronteggiare la questione migratoria qualche mese fa dodici Stati membri (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) hanno chiesto alla Commissione finanziamenti per la costruzione di barriere fisiche di difesa.