"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Considerazioni a margine dell’incontro Anolf-Iscos Toscana, Firenze 22 ottobre 2018
(23 ottobre 2018) Si è tenuta ieri a Firenze una conferenza sulla cooperazione internazionale a partire dall'esperienza di co-sviluppo realizzata fra la Toscana e il Perù nel progetto Alpaca. Riporto qui le interessanti riflessioni di Francesco Lauria, responsabile formazione e progettazione europea della Cisl. A seguire, nei prossimi giorni, qualche mia considerazione sul convegno e lo stato dela cooperazione internazionale. (m.n.)
di Francesco Lauria *
1. L’illusione umanitaria. 2. “Darsi il tempo”. 3. Globali e solidali? 4. Cooperazione sindacale internazionale e sindacalismo glo-cale
L’illusione umanitaria
C’è una bella frase di Albert Camus che recita: “Il male che c’è nel mondo deriva sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della malevolenza, se mancano di discernimento.”. A queste parole si possono affiancare quelle di Saint Just: “Nulla somiglia tanto alla virtù quanto un grande delitto”. Entrambe queste citazioni sono contenute in un libro collettivo che è stato molto importante e per un’intera generazione di attivisti, cooperanti, ricercatori impegnati nel sociale. Si tratta del libro: “L’illusione umanitaria”, curato da Marco Deriu, opera collettiva di un gruppo denominato “AlfazetaObserver”, edito all’inizio del 2001 dalla EMI, l’Editrice Missionaria Italiana di Bologna.
Gennaio 2001 rappresenta, nei tempi super turbo veloci di oggi, un’era geologica lontana: dovevano ancora accadere Genova e l’attentato alle Torri Gemelle, le guerre “umanitarie” in Afghanistan e in Iraq, mentre eravamo appena usciti dagli interventi Nato nei Balcani, successivi al disastro europeo e globale del 1992-1995 nella ex Jugoslavia. La cooperazione internazionale aveva vissuto la crisi negli anni novanta dovuta alle inchieste giudiziarie e alla riduzione delle risorse pubbliche e il conseguente allargamento del campo dell’attività delle organizzazioni non governative.
Arriva anche in Trentino il Festival internazionale di cortometraggi palestinesi “NAZRA”. Gli appuntamenti a Trento e Rovereto il 13 e il 14 ottobre.
Il festival itinerante Nazra è nato con la volontà di sostenere registi palestinesi ed internazionali dando spazio ai loro sguardi che raccontano in maniera inedita la condizione attuale della Palestina, le difficoltà della vita in territori occupati militarmente e la volontà di emersione delle donne e dei giovani in situazioni di conflitto e di violazione dei diritti umani.
Nazra in arabo significa ‘sguardo’, e sono molti i punti di vista pronti a incrociarsi durante questo festival, diversi per origine, stile e temi proposti. Lo sguardo non è solo quello degli autori, ma anche quello degli spettatori, spesso raggiunti dalle notizie di cronaca estera sul Medio Oriente senza avere reali possibilità di incontro e conoscenza culturale di questo mondo. Attraverso questa rassegna sarà possibile conoscere meglio la realtà palestinese, sollevare domande, fare breccia nel silenzio o nella disinformazione che gravano sulla condizione attuale di questo popolo e questa terra.
Nelle città di Trento e Rovereto verrà proposta la visione, alla presenza di alcuni registi vincitori, di una selezione delle 18 opere in concorso, la metà delle quali realizzata da registe donne. Sarà un’occasione di riflessione su tematiche come la libertà, la pace e la memoria: la rassegna Nazra si propone infatti di stimolare il dialogo e la conoscenza reciproca tra le due sponde del Mediterraneo.
Il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani promuove nel tardo pomeriggio di venerdì 12 ottobre 2018 (ore 18.00) un momento di riflessione sul tema: "Il vicino oriente e il ruolo cruciale dell'Iran", un interessante confronto sulla situazione in medio oriente con Modjtaba Sadria, filosofo di origine iraniana, teorico socioculturale e specialista di sviluppo della politica sociale internazionale. Modera Michele Nardelli, già presidente del Forum trentino per la pace e i dirittii umani. Introduce Massimiliano Pilati, attuale presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani
Modjtaba Sadria, professore, ha una particolare competenza nelle relazioni interculturali e negli studi dell'Asia orientale. Ha pubblicato oltre 50 libri e articoli, tra cui: "Società civile globale ed etica: trovare terreno comune" (Tokyo, 2003), "Le persone che vivono ai margini del mondo" (Tokyo, 2002), "Realismo: Trappola di Relazioni internazionali "(1994, in giapponese) e "Preghiera per oggetti perduti: un approccio non-weberiano alla nascita della società moderna "(2003, in persiano). È stato a capo della Think Tank for Knowledge Excellence dal 2009, a Teheran, in Iran. È stato consulente scientifico in Danimarca Nomad Academy, dall'estate 2011.
Richiamo qui un articolo del gennaio scorso che ho pubblicato su questo blog:http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4051
L’iniziativa, “Esodo e confini”, giunta alla sua terza edizione è promossa dal Centro per la Pace e la Caritas della diocesi di Bolzano-Bressanone ed è curata dal sociologo Adel Jabbar. Proiezioni e dibattiti intendono sensibilizzare società e istituzioni, al fine di acquisire maggiore consapevolezza rispetto ai temi posti dai movimenti migratori.
“Esodo e Confini” rappresenta quindi un’opportunità per riflettere sui temi dei conflitti nel mondo e dell’immigrazione partendo da spunti offerti dalla più recente produzione cinematografica e prevedono anche alcuni interventi di operatori e osservatori nell’ambito dell’immigrazione e della geopolitica.
Focus dell’edizione 2018 è un approfondimento della situazione in Siria, con particolare attenzione ad alcuni aspetti che riguardano il contesto della politica internazionale e la competizione tra i molteplici attori nel teatro della guerra siriana. Da anni a livello mondiale si susseguono grandi trasformazioni in vari ambiti, come quello economico e quello ambientale, con serie conseguenze dal punto di vista culturale, sociale ed organizzativo dei singoli territori.
A Trento, come in altre 75 città europee, il 31 maggio prossimo si ricorderà la tragedia della pulizia etnica in Bosnia Erzegovina
Il prossimo 31 maggio, alle 17.30, a Trento, si manifesterà per la "Giornata internazionale delle fasce bianche". Sarà una manifestazione per ricordare una pace che non c’è ancora, quella in Bosnia Erzegovina. Sarà una manifestazione per ricordare le troppe volte in cui una guerra è terminata, senza però portare la pace. Sarà una manifestazione per ricordare che l’assenza di pace “Ci riguarda” sempre, perché dove non c’è pace non ci sono diritti, giustizia, equità economica, democrazia. Lo si farà indossando delle fasce bianche, così come faranno quel giorno e più o meno a quell’ora a Prijedor, città nel nord della Bosnia Erzegovina, e in altre 75 città europee.
Per capire la ragione, dobbiamo conoscere una storia. Il 31 maggio di qualche anno fa un ragazzo giovane, Emir Hodi, si legò al braccio una fascia bianca e si mise solo, in piedi, nella piazza del municipio. Non disse nulla. Rimase zitto. Voleva protestare contro l’assordante silenzio delle autorità di Prijedor. Voleva si condividesse il ricordo di quello che era accaduto vent’anni prima, il 31 maggio 1992. Quel giorno, a Prijedor, le autorità serbe di Prijedor, obbligarono tutti i cittadini non-serbi a mettere uno straccio o un lenzuolo bianco alle finestre di casa. Per essere riconoscibili anche fuori, in strada, furono obbligati a mettere una fascia bianca al braccio. Così, iniziò la tragedia. In pochi mesi 31.000 civili di Prijedor, tutti rigorosamente non serbo–ortodossi vennero rinchiusi nei lager. 53.000 persone furono vittime di persecuzione e deportazione. Quelli uccisi furono 3.173. 102 erano bambini.
L'appuntamento, a Trento, è a Palazzo Thun, il 31 maggio alle 17.30.
Riprendo da www.ilpost.it questa interessante riflessione di Lorenzo Ferrari attorno all'adunata degli alpini che si è svolta nei giorni scorsi a Trento.
di Lorenzo Ferrari
Non avevo mai visto tante bandiere italiane, neanche la volta che abbiamo vinto i Mondiali. Migliaia di bandiere tricolori, su quasi ogni edificio della città. Nell’anno del centenario del passaggio all’Italia, lo scorso finesettimana Trento ha ospitato l’adunata nazionale degli Alpini. Con l’anniversario di mezzo, le memorie ancora combattute, l’Alto Adige qui di fianco, una tale celebrazione dell’italianità è stata un affare delicato – ma anche un’ottima occasione per vedere come si combinano localismi, patriottismo ed europeismo in questi tempi complicati.
Ancora una volta, l’adunata degli Alpini ha mostrato che sono poche le distanze politiche che non possono essere colmate da dosi massicce di grappa. In Trentino la bandiera italiana sventola poco pure quando c’è l’Italia che gioca ai Mondiali, ma lo scorso finesettimana sembrava possibile essere allo stesso tempo dei convinti autonomisti e dei patriottici ferventi, e di passaggio rimpiangere pure un po’ gli Asburgo e lasciare un pensiero per l’Europa pacificata. Un processo di ricomposizione e sovrapposizione delle identità è attualmente in corso anche nel resto d’Italia e d’Europa, con esiti apparentemente contraddittori.
Forse l’esempio più chiaro di questo processo sta nella svolta “sovranista” della Lega di Matteo Salvini: da varie parti è stata fatta notare la contraddizione tra lo storico messaggio settentrionalista (o al più localista, con le felpe del leader che di volta in volta aderiscono a una singola città) del partito e il suo recente messaggio nazionalista. In realtà le identità multiple che la Lega di Salvini va di volta in volta ad attivare non sono in contraddizione tra loro – o meglio, vengono attivate in modo selettivo secondo una logica lineare.
Ad un anno di distanza dalla presentazione, il progetto “Prayer for Peace” finalmente vedrà la luce e sarà nel vento. La creazione di una grande “bandiera di preghiera” buddista (Lung-Ta) con opere di artisti di tutto il mondo è una realtà e l'opera collettiva verrà presentata per la prima volta al pubblico a Trento, il prossimo 3 maggio 2018 nell'ambito del Film Festival della Montagna, alla presenza di rappresentanti del Mart e del CAI- Club Alpino Italiano che ne hanno sostenuto l'idea.
E' un progetto emozionante, che ha ricevuto poche settimane fa l'approvazione ufficiale del Dalai Lama.
Il progetto “Prayer For Peace” ha avuto una vasta eco: le bandiere di preghiera tibetane (lung-ta) diffuse in Tibet e in tutto il mondo, sono ormai conosciute e viste da tutti come simbolo universale di pace e rispetto dell'ambiente.
Per questo l'Associazione "Trentino For Tibet" (la quale oltre a promuovere la solidarietà nei confronti del popolo tibetano è impegnata nella diffusione del messaggio spirituale di pace e nonviolenza del Dalai Lama) ha abbracciato con gioia la collaborazione con il “Bosco dei Poeti” e l'artista Lome Lorenzo Menguzzato. Da qui è nato il progetto culturale “Prayer for Peace”, per portare nel vento la speranza di pace nel mondo.