"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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«Dove troverai con il pane al sole la tavola imbandita»
Marettimo

L'incontro inaugurale del Collettivo di scrittura nato attorno a “Inverno liquido”

(Marettimo, 5 – 8 ottobre 2023)

 

di Michele Nardelli


Le Dolomiti, nel mare

Marettimo è di una bellezza che ti avvolge ma soprattutto è un'isola vera, che non ti liscia il pelo. Una montagna di settecento metri di altitudine che esce dal mare, pareti dolomitiche che vi si rispecchiano e che si modellano con le maree disegnando una morfologia unica e spettacolare.

Non aspettatevi negozi o fronzoli per i turisti, qui non si viene per lo struscio o per ostentare vanità. Un'infinità di barche invece, eredità di quando questo luogo era abitato quasi esclusivamente da famiglie di pescatori. Ce ne sono ancora di pescatori, ma quei pochi che sono rimasti integrano questa attività con l'accompagnamento in barca di chi vuol visitare Marettimo nei suoi meandri altrimenti raggiungibili solo a piedi. Qui, del resto, di strade ce n'è una sola, che collega il borgo al cimitero. Il resto sono sentieri per chi ama camminare.

La più piccola e lontana isola delle Egadi nel corso degli ultimi cinquant'anni ha perso buona parte delle persone che l'abitavano. Sono rimasti in meno di duecento. Difficile viverci per l'intero arco dell'anno: una scuola elementare con un'unica pluriclasse di nemmeno dieci bambini, la scuola media chiusa da tempo. La stessa cosa si può dire per i servizi sanitari e così, quando qualcuno sta proprio male, non resta che chiamare l'elisoccorso.

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Una piccola comunità di pensiero s'incontra a Marettimo
Marettimo

Dal 5 all'8 ottobre 2023 il collettivo di pensiero e di scrittura nato attorno a “Inverno liquido” s'incontra a Marettimo, nelle Isole Egadi

Chi di voi ha letto “Inverno liquido” o seguito con un po' di attenzione questo blog sa che attorno alla realizzazione del libro ha preso corpo un collettivo di pensiero/scrittura che via via si è arricchito di nuove adesioni. In "Inverno liquido", a pagina 26, lo abbiamo annunciato così:

«Non ci si salva da soli. Occorre incrociare gli sguardi, condividere le conoscenze, tessere le trame di alleanze ampie e plurali, dando vita a sempre più strutturate comunità di pensiero e azione. Per essere interpreti di un cambio di paradigma non più rimandabile. Per pensare insieme il mondo a venire. Questo libro va inteso come un numero zero, il primo passo di un collettivo di scrittura attorno ai nodi del passaggio epocale che stiamo attraversando».

 

Un appello alle comunità. Un impegno comune per il Trentino.
dal blog Ponti di vista

di Federico Zappini

Il tempo. I luoghi. Le persone. Sono questi i tre elementi che Francesco Valduga – e con lui l’alleanza che lo sostiene – dovrà saper miscelare facendoli diventare gli ingredienti della campagna elettorale e, in prospettiva, di una strategia di governo. Un esercizio che richiede misura e pazienza, capacità di immaginazione e coinvolgimento e che risulta particolarmente difficile per almeno due motivi in questo momento storico.

Da un lato perchè il funzionamento della partecipazione democratica è inceppato, segnato da tassi di abbandono elevatissimi (quasi il 50% della popolazione non esercita il suo diritto al voto) e da un senso di sfiducia generalizzato rispetto alla possibilità della Politica di incidere, e di incidere positivamente, sui destini delle persone.

Dall’altro – in questo tornano utili le riflessioni di Franco Cassano – perché la sinistra, nella sua interpretazione estensiva, si muove oggi nell’epoca del cambiamento radicale e scomposto del Mondo “senza il vento della storia nelle vele”. All’esaurimento della spinta (dell’illusione?) progressista che ha caratterizzato la seconda parte del Novecento non è corrisposta un’ipotesi alternativa e comprensibile – un orizzonte, si sarebbe detto – ma si allunga pericolosamente l’interregno che sta tra la nostalgia di ciò che è stato e non tornerà e l’incertezza di un futuro che si fatica, tra una crisi e l’altra, a mettere a fuoco.

 

 

Il nostro futuro è una storia da scrivere insieme…
da https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini

Il tempo che stiamo vivendo chiede un surplus di desiderio che attivi energie e fantasia dentro la comunità. Lo stato di un panorama partitico impegnato a difendere ipotetiche rendite di posizione e incapace di essere avanguardia nel governo delle grandi trasformazioni in atto genera però frustrazione e sfiducia, confermati anche dal crollo dell’affluenza al voto nelle recenti elezioni regionali.

È faticoso stare in questo incrocio di emozioni perché da un lato non posso chiamarmi fuori – come consigliere comunale e attivista di Futura – da questa crisi di sistema. Se siamo ancora in questa condizione di fragilità significa che i tentativi messi in atto fin qui non hanno saputo toccare le corde giuste, non hanno cambiato lo scenario, non hanno prodotto l’emersione di nuova classe dirigente.

Dall’altro lato, sarebbe troppo facile accodarsi all’attacco generico alla Politica come unica colpevole. Un esercizio che va per la maggiore senza offrire però un’alternativa credibile (dentro e fuori le istituzioni) per elaborare pensiero e azione politica, per rispondere ai bisogni e ai desideri di ciascuno, per elaborare strategie in grado di resistere e reagire alle tensioni che il mondo contemporaneo subisce.

 

 

Lo specchio del mondo
Mediterraneo

 

Il discorso di Papa Francesco in occasione dei “Rencontres Méditerranéennes”

Marsiglia, 23 settembre 2023

 

Signor Presidente della Repubblica,
cari fratelli Vescovi,
illustri Sindaci e Autorità che rappresentate città e territori bagnati dal Mar Mediterraneo,
amiche e amici tutti!

Vi saluto cordialmente, grato a ciascuno di voi per aver accolto l’invito del Cardinal Aveline a partecipare a questi incontri. Grazie per il vostro lavoro e per le preziose riflessioni che avete condiviso. Dopo Bari e Firenze, il cammino al servizio dei popoli mediterranei progredisce: anche qui, responsabili ecclesiastici e civili sono insieme non per trattare reciproci interessi, ma animati dal desiderio di prendersi cura dell’uomo; grazie perché lo fate con i giovani, presente e futuro della Chiesa e della società.

La città di Marsiglia è molto antica. Fondata da navigatori greci venuti dall’Asia Minore, il mito la fa risalire alla storia d’amore tra un marinaio emigrato e una principessa nativa. Fin dalle origini essa presenta un carattere composito e cosmopolita: accoglie le ricchezze del mare e dona una patria a chi non l’ha più. Marsiglia ci dice che, nonostante le difficoltà, la convivialità è possibile ed è fonte di gioia. Sulla carta geografica, tra Nizza e Montpellier, sembra quasi disegnare un sorriso; e mi piace pensarla così: Marsiglia è “il sorriso del Mediterraneo”. Vorrei dunque proporvi alcuni pensieri attorno a tre realtà che caratterizzano Marsiglia: il mare, il porto e il faro. Sono tre simboli.

1. Il mare. Una marea di popoli ha fatto di questa città un mosaico di speranza, con la sua grande tradizione multietnica e multiculturale, rappresentata dai più di 60 Consolati presenti sul suo territorio. Marsiglia è città al tempo stesso plurale e singolare, in quanto è la sua pluralità, frutto di incontro con il mondo, a renderne singolare la storia. Spesso oggi si sente ripetere che la storia mediterranea sarebbe un intreccio di conflitti tra civiltà, religioni e visioni differenti. Non ignoriamo i problemi – ce ne sono! –, ma non lasciamoci ingannare: gli scambi intercorsi tra i popoli hanno reso il Mediterraneo culla di civiltà, mare straripante di tesori, al punto che, come scrisse un grande storico francese, esso non è «un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma una successione di mari»; «da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia» (F. Braudel, La Méditerranée, Paris 1985, 16). Il mare nostrum è spazio di incontro: tra le religioni abramitiche; tra il pensiero greco, latino e arabo; tra la scienza, la filosofia e il diritto, e tra molte altre realtà. Ha veicolato nel mondo l’alto valore dell’essere umano, dotato di libertà, aperto alla verità e bisognoso di salvezza, che vede il mondo come una meraviglia da scoprire e un giardino da abitare, nel segno di un Dio che stringe alleanze con gli uomini.

 

L’Unità nazionale e l’autonomia differenziata
bandiere

di Giorgio Cavallo *

(8 febbraio 2023) La vittoria elettorale di FdI ha portato ad un curioso scambio lessicale: il presidente del Consiglio Meloni non usa più il termine “stato” (e ancor meno quello di Repubblica) ormai sostituito da quello di “nazione”. La cadenza gutturale romana poi acuisce ulteriormente l’importanza del termine. Il concetto di nazione come comunità politica è una visione della modernità che si è affermata negli ultimi duecento anni e che oggi deve essere interpretato alla luce delle trasformazioni globali che politicamente coinvolgono il XXI secolo. Lo stato-nazione è la realizzazione storica del Leviatano di Hobbes il cui compito di protezione del cittadino rispetto alle avversità è ancora oggi alla base del successo di molte proposte politiche cosiddette neo sovraniste. Il testo di Paolo Gerbaudo “Controllare e proteggere – il ritorno dello stato”, ed. Nottetempo, Milano 2022, descrive molto bene quello che chiama “Stato di necessità” e rimette in campo proprio la sua nuova centralità, vista sia da destra che da sinistra.

 

La rapidità dei cambiamenti ci precipita nell'inedito
Paul Klee

Il settimanale diocesano Vita Trentina a voluto celebrare il decennale del pontificato di Jorge Mario Bergoglio attraverso dieci parole: ambiente, Chiesa, denaro, famiglia, genere, gioia, giovani, povertà, preghiera, vita. Mi è stato chiesto di scrivere un pensiero attorno alla parola “ambiente” a partire da questa frase dell'Enciclica “Laudato si'”:

«Questa sorella [la "casa comune", cioè la Terra] protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso che i beni che Dio ha posto in lei. [...] Per questo, tra i poveri più abbandonati e mal trattati c'è la nostra oppressa e devastata terra che «geme e soffre le doglie del parto (Rm 8, 22)»


di Michele Nardelli

«Quello che sta accadendo alla nostra casa». Chiederselo è d'obbligo, descriverlo è doveroso. Francesco nella sua “Laudato si'” pone significativamente queste parole come titolo del primo capitolo. Un interrogarsi difficile, doloroso, inquietante. Ed è comprensibile che si possa preferire girare lo sguardo altrove. Ma ineludibile, anzi urgente. Non per trovare un colpevole. Ma per cambiare in profondità il nostro modo di pensare e di vivere.

In parole povere, potremmo dire così. Il pensiero moderno è figlio del positivismo. Le sue principali declinazioni, il pensiero liberale e quello di origine marxista, pur nella loro opposizione, avevano come cornice la società dell'abbondanza.

 

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