«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
«Tempi interessanti» (83)
Il dibattito, meglio sarebbe dire le grida, sul tema delle migrazioni sta occupando la cronaca politica in tutto l'Occidente. Di per sé potrebbe essere positivo, se almeno questo comportasse la volontà di farsi carico della vita di tante persone e insieme di comprendere le ragioni di un esodo che almeno in queste forme non ha precedenti. Ma purtroppo così non è, tanto è vero che il problema per le cancellerie è in genere come evitarne l'approdo dentro i propri confini nazionali e di come all'interno di questi cavalcare il mantra della sicurezza per trarne consenso. Lo scopo di questa nota non è quello di trattare la questione, ma più semplicemente di mettere in evidenza la sostanza del problema e l'ipocrisia con la quale lo si affronta.
«Tempi interessanti» (82)
Non so se fossero diecimila le persone che hanno partecipato al Dolomiti Pride, ma erano davvero tante, gioiose, colorate... giovanissime ma anche con i capelli bianchi. Una società in trasformazione oltre gli stereotipi di un tempo che non c'è più... Certamente con una idea di famiglia che ha ben poco a che vedere con la patria delle bandiere tricolori che ancora segnano le strade di Trento. O con quella di un dio oppressivo ad immagine e somiglianza di religioni ostili al cambiamento nel modo di vivere delle persone.
Che cos'è la patria nel tempo dell'interdipendenza e della globalizzazione? Che cosa sono le religioni che impugnano i loro simboli come armi di divisione, che non s'interrogano sulla sostenibilità del pianeta e sul dio denaro? E che cos'è la famiglia che fa finta di non vedere la violenza quotidiana e il femminicidio che in essa si consuma? ...
«Tempi interessanti» (81)
... Sto parlando di Scicli, antico borgo barocco in provincia di Ragusa, noto negli ultimi anni per aver ospitato lo sceneggiato del Commissario Montalbano. Ma soprattutto per la sua storia infinita fatta di “passaggi” che ne hanno forgiato il carattere e i luoghi, dai greci ai cartaginesi, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli aragonesi. E “Passaggi” è anche il titolo della mostra di opere d'arte fotografica che Carlo ha realizzato ritraendo i segni che il tempo ha fatto ai volti delle case, crepe apparentemente anonime che parlano di questa città più di tante banali promozioni turistiche e che nessuno sa più ascoltare...
«Tempi interessanti» (80)
Primo maggio 1968. Primo maggio 2018. Mezzo secolo, nel quale sono scorse le nostre vite, fra aspettative che ti toglievano il fiato, trasformazioni importanti delle quali ci siamo sentiti protagonisti, ma anche disincanto e sconfitte.
Con il coraggio delle proprie idee che ti portavano a navigare controcorrente, la fatica forse ancora maggiore di abitare spazi più ampi nei quali cercare di dare cittadinanza ad un pensiero laterale quando la politica diventava strumento per l'affermazione personale, il senso di solitudine quando ci si è resi conto che quel modo di intendere la politica faceva breccia anche fra chi non aveva nulla o quasi da difendere. Perché la povertà non è santa.
«Tempi interessanti» (79)
Amo il buon vino, ma non “Vinitaly”. Ogni volta che ci ho messo piede dopo un po' avevo solo voglia di venir via da questo luogo che sa intensamente di finto, di denaro e di potere. E di tante altre cose volgari. Perché è forse proprio la volgarità, oggi, il genius loci di questa manifestazione.
Non frequento gli expo e, da quel che mi dicono, è ormai ovunque così. E ciò nonostante mi chiedo perché mai la presentazione di un vino non possa sapere solo della terra e del sole che la natura e la maestria sanno trasferire in un bicchiere.
Penso al clima completamente diverso che si respira a Terra Madre, laddove i contadini provenienti da ogni parte del pianeta ti fanno amare la loro unicità e al tempo stesso sentire cittadino del mondo.
«Tempi interessanti» (78)
(9 aprile 2018) Verrebbe da dire “fatemi scendere”. A scorrere gli avvenimenti di cui parlano le cronache quotidiane c'è di che ritrarsi inorriditi di fronte all'ordinaria stupidità con la quale improvvisate classi dirigenti e vecchi poteri affrontano gli esiti di un passato che incombe e di un presente che delinea i tratti di un'inquietante postmodernità ... E' proprio in questa incapacità di comprendere il mondo che alberga lo smarrimento del presente, la fatica di mettere a fuoco gli avvenimenti, l'opacità nel decifrare i segni del tempo. Tanto che ogni cosa si consuma nel susseguirsi di continue emergenze che, come ho avuto modo di scrivere recentemente su questa rubrica), peraltro non sono tali. Provo dunque a mettere in fila una serie di vicende annotate che sono scomparse dalla cronaca con la stessa velocità con cui si sono imposte per qualche ora. E qualche considerazione...
«Tempi interessanti» (77)
(23 febbraio 2018) Sono passati quasi dieci anni dall'uscita di “Darsi il tempo”, saggio nel quale con Mauro Cereghini ponemmo il tema di un cambio profondo nell'intendere la cooperazione internazionale. La tesi che ponevamo con quel pamphlet era, in buona sostanza, che nella globalizzazione la tradizionale divisione fra paesi sviluppati e sottosviluppati (o in via di sviluppo) era ormai obsoleta, che i luoghi di massima deregolazione (la guerra in primo luogo) rappresentavano il terreno più funzionale alla finanziarizzazione dell'economia, che nel tempo dell'interdipendenza tali processi entravano nella nostra quotidianità a prescindere dalla nostra collocazione geografica, che – infine – la costruzione di relazioni (e non l'aiuto allo sviluppo) avrebbe dovuto rappresentare la nuova frontiera di una cooperazione fra comunità parte – loro malgrado – di un destino terrestre.