"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
«Pubblicato nella collana "Paole allo specchio" per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova, il volumento appare agile, ma è invece, come l'ha definito con sintesi efficace Paul Renner, "un librone, un libro pesante". Perché propone un cambio di paradigma, un nuovo umanesimo capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza».
Così scrive il settimanale "Vita Trentina" del libro "Sicurezza" nell'ampia cronaca della presentazione di venerdì scorso a Trento e che dedica agli autori Mauro Cereghini e Michele Nardelli un'intervista dal titolo "Impariamo a riprendere in mano le parole".
Il libro uscito la scorsa settimana - scrive il settimanale diocesiano - "arriva salutare", uno scossone in una società che "ha demandato la sicurezza nelle nostre città alle telecamere".
Viaggio nella solitudine della politica
Itinerario n.9 - Balcani. Una sfera di cristallo sulla post modernità.
10 – 16 agosto 2018
«Il palcoscenico costruito da Cervantes
era affollato da versioni diverse della domanda
se le cose possano mai essere quelle che sembrano,
che affermano di essere, che vogliamo che siano,
che ad altri occorre che siano»
Maria Rosa Menocal
Principi, poeti e visir
Se c'è un punto di osservazione interessante sulla post modernità, quello balcanico è davvero un caleidoscopio ineludibile. Strade e luoghi che negli anni sono diventati familiari. E persone, ognuna una storia, per il piacere dell'incontro e per il bisogno di capire.
Non per aiutare, ma per aiutarci. In primo luogo a comprendere quel che era accaduto e che stava accadendo: in fondo era questo il senso di tutto questo lavoro e di un progetto come Osservatorio Balcani Caucaso, uno sguardo capace di scavare in profondità, oltre ogni emergenza.
E ora questo nuovo viaggio, per il piacere di farlo con amici curiosi ma anche e soprattutto per capire che cosa rimane nell'animo e nel pensiero delle persone con i quali ho condiviso sguardi e progetti, per rimettere a fuoco ancora una volta lo specchio fra le sponde che si guardano e che continuano a non riconoscersi.
di Silvano Falocco
(24 luglio 2018) Non cambieremo il nostro stile di vita. Ruota attorno a questa affermazione l’ultimo libro di Mauro Cereghini e Michele Nardelli, “Sicurezza”. La frase viene citata sia nella sua versione prepotente e imperialista di George Bush, che invocava una sua “non negoziabilità”, che in quella dei sopravvissuti agli attentati che vogliono resistere, con la vita, alla morte.
Sembra un collegamento improprio ma, a ben pensare, mostra una sua profondità. Lo stile di vita – quello che non vogliamo mutare – determina, nello stesso momento, progresso sociale e distruzione del pianeta, benessere e guerre.
L'intervento di Antonio Rapanà alla bella serata di presentazione del libro “Sicurezza” a Trento
di Antonio Rapanà
(14 luglio 2018) Permettetemi, innanzitutto, di ringraziare Michele e Mauro, per aver offerto a me e a tante altre persone l’opportunità di uscire dall’indignazione individuale, dall’afasia generata dal nostro sgomento, per farne un momento collettivo, sia pure embrionale, di riflessione. Li ringrazio, in particolare, per non averci comunicato pensieri e parole semplicistici e rassicuranti, tipo “a da passà ‘a nuttata”. Michele e Mauro ci sollecitano, piuttosto, a rivedere i ragionamenti, le modalità e le relazioni dell’accogliere.
Come tanti ho avvertito scoramento e spaesamento di fronte alla ferocia e all’aggressività della nuova classe politica e di un’opinione pubblica impoverita ed impaurita. Ho vissuto anch’io la paura e avverto il bisogno che essa sia capita e rispettata; ho imparato, quindi, a capire e rispettare le paure degli altri. Le paure degli stranieri in primo luogo ma, anche, le paure dei miei connazionali. La mia grande paura è che questa fase tormentata e confusa possa inghiottire anche il futuro.
L'intervento di Antonio Rapanà alla bella serata di presentazione del libro “Sicurezza” a Trento
di Antonio Rapanà
(14 luglio 2018) Permettetemi, innanzitutto, di ringraziare Michele e Mauro, per aver offerto a me e a tante altre persone l’opportunità di uscire dall’indignazione individuale, dall’afasia generata dal nostro sgomento, per farne un momento collettivo, sia pure embrionale, di riflessione. Li ringrazio, in particolare, per non averci comunicato pensieri e parole semplicistici e rassicuranti, tipo “a da passà ‘a nuttata”. Michele e Mauro ci sollecitano, piuttosto, a rivedere i ragionamenti, le modalità e le relazioni dell’accogliere.
Come tanti ho avvertito scoramento e spaesamento di fronte alla ferocia e all’aggressività della nuova classe politica e di un’opinione pubblica impoverita ed impaurita. Ho vissuto anch’io la paura e avverto il bisogno che essa sia capita e rispettata; ho imparato, quindi, a capire e rispettare le paure degli altri. Le paure degli stranieri in primo luogo ma, anche, le paure dei miei connazionali. La mia grande paura è che questa fase tormentata e confusa possa inghiottire anche il futuro.
Le parate di Danijel Subaši hanno portato la Croazia alle semifinali del Campionato del mondo. E smontato inesorabilmente le logiche e la retorica nazionalista. Un editoriale
Gli uomini delle Alpi Dinariche. Sono loro ad averci rovinati, ogni nostra disgrazia è dovuta a loro: padri emotivamente bloccati da impietosi sentimenti per ciò che è appropriato o meno, sempre attenti a ciò che la gente dirà, nella permanente paura che qualcuno al bar o alle partite si metta a ridere. Succede di tanto in tanto che capiti un pazzo figlio omossessuale o che la figlia si innamori di un serbo e che il padre - quel figlio o quella figlia - lo sbatta fuori di casa e, come si dice, ci metta per sempre una croce sopra. E anche se in seguito di solito tutto prosegue al meglio e quel figlio omosessuale diventa un riconosciuto medico o un famoso musicista, o il genero serbo risulti essere persona di valore e responsabile, marito fedele e padre gentile di tre meravigliosi bambini, il vecchio comunque continua a non parlare con loro. L'animale tace e soffre per il suo terribile fardello. Un immenso e duro ammasso d’iroso, ostinato, triste e vacillante, disperato amore gli grava sul petto come un’enorme pietra. Per anni gli ha compresso le costole e alla fine l’ha schiacciato del tutto. Muore quell’uomo di stupidità, solo con se stesso, senza nessuno dei suoi accanto, solo perché ha avuto paura dell’altrui cattiveria e scherno.
Più che un nuovo saggio sul tema, questo libricino (o "librone", come l'ha definito ieri sera Paul Renner nel corso della presentazione a Bolzano) è un "discorso politico" nella sua accezione più genuina, ovvero la trattazione politica di un argomento di particolare attualità, nel tentativo di sottrarre questa parola a chi la sta usando per incutere paura e di declinarla invece in maniera diversa, nel senso del "prendersi cura" delle tante facce dell'insicurezza.
A parlarne con gli autori questa sera saranno Lucia Fronza Crepaz e Antonio Rapanà, figure che con il loro impegono sociale e politico hanno testimoniato nel tempo la gioia e la fatica del prendersi cura.