"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Hannah Arendt
Le origini del totalitarismo
Edizioni di Comunità, 1999
«Lo Stato-nazione in realtà per la Arendt ospita già al proprio interno una logica contraddittoria, il cui motore è la tensione tra i suoi due elementi costitutivi ... se lo Stato è, almeno in via teorica, quella struttura volta a garantire i diritti di tutti, la nazione si regge invece sul presupposto di una comunità escludente...»
Nell’analisi del totalitarismo le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell’etica e delle filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere in termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità, ma richiede una spiegazione “innovativa”, che Hannah Arendt tratteggia in questo classico della filosofia politica.
Uscito per la prima volta nel 1951, questo capolavoro di Hannah Arendt mantiene intatta la sua straordinaria attualità e rappresenta un testo chiave per l'elaborazione del Novecento.
Raffaello Cortina Editore, 1999
Ritrovare l’immagine dello specchio per descrivere il rapporto fra l’Europa (o meglio, quel mezzo continente che così si è autodefinito) e i Balcani (ovvero il sud est Europa) negli scritti di Rada Ivekovic, è stato emozionante. Una metafora che ho cominciato ad usare qualche anno fa, nei primi accenni di riflessione dopo l’immersione in quella moderna tragedia, e con l’andare del tempo questa immagine è divenuta via via sempre più nitida, quand’anche incompresa dai molti che hanno continuato a mantene-re verso ciò che stava avvenendo oltre l’uscio di casa un atteggiamento di rimozione oppure (o insieme) di natura emergenziale, tanto nell’intervento (diplomatico e militare) quanto nell’azione umanitaria. “Autopsia dei Balcani”, un saggio di psico-politica come lo definisce l’autrice, è un ritratto geniale del nostro tempo, di noi e del nostro rapporto con l’altro, quando ci rispecchiamo nel nostro contrario, in questo caso da una parte all’altra del mare Adriatico.
Presentazione del romanzo di Ugo Morelli, "Erba cedra e segreti amori" (Zandonai, 2014)
L'Irpinia e il terremoto. "Cambiò le persone dentro, oltre che il mondo fuori". Un gesto di amore, un grido di dolore, un atto di accusa verso una terra che non è più stata la stessa.
La presentazione del romanzo di Ugo Morelli sarà martedì 10 giugno, alle ore 17.30 alla libreria Einaudi di Trento. Intervengono Raffaele Mauro e Michele Nardelli. Coordina Fausta Slanzi. Letture di Ester D’Amato. Sarà presentel’autore.
(agosto 2014) Dal mio ultimo viaggio balcanico è passato grosso modo un anno. Non più di tanto dunque, ma nell'agosto scorso fu una veloce apparizione in occasione della conferenza sul significato del “buono, pulito e giusto” nel valorizzare l'unicità di questo pezzo d'Europa nel corso della prima navigazione danubiana di "Viaggiare i Balcani". C'era stato nel 2012, è vero, un viaggio del turismo responsabile con alcuni amici, ma in realtà sono via da queste terre che nel passato avevo tanto frequentato da un sacco di tempo.
Non è questione di nostalgia, la cosa che mi è mancata è stato soprattutto lo sguardo strabico che la precedente frequentazione mi aveva aiutato ad avere, quella lettura dell'Europa che mi faceva comprendere con maggiore nitidezza i processi della modernità che l'hanno attraversata negli anni cruciali seguiti alla caduta del muro di Berlino. Era questa, del resto, la mia risposta a quanti in passato mi chiedevano ragione di questa particolare attenzione verso i Balcani. Come spesso vado dicendo attorno al centenario dell'inizio della prima guerra mondiale, non è affatto un caso che il Novecento, il “secolo degli assassini” che ancora non abbiamo sufficientemente elaborato, sia iniziato e si sia concluso in quel di Sarajevo.
Passa da qui la costruzione dell'Europa politica. Passano da qui le forme più acute della post modernità seguita al fallimento della sperimentazione politica e sociale che è stato il comunismo reale. Passano da qui le forme più aggressive della deregolazione che poi si riverberano nel resto d'Europa nei modi più svariati, dallo sfruttamento della persona alla criminalità organizzata. Passa da qui quel processo culturale di imbarbarimento che permette di vivere tutto questo come naturale, spesso suffragato dalla più o meno consapevole adesione ideologica al turbocapitalismo.
Ecco, in questo racconto di viaggio, attraverso le immagini e le parole raccolte, vi parlerò di tutto questo.
Quinto Antonelli
Storia intima della grande guerra
Lettere, diari e memorie dei soldati al fronte
Donzelli Editore, 2014
Con il dvd del film di Enrico Verra "Scemi di guerra"
Questo libro non è per noi. Siamo degli intrusi noi che oggi sbirciamo tra le lettere e i diari dei soldati. I loro testi erano infatti parte di una comunicazione intima, chiusa all'interno della cerchia famigliare. Se gli ufficiali colti, quando scrivono alla famiglia, scrivono un po' anche per i posteri, chi scrive queste pagine è per lo più un soldato subalterno (che prima di essere chiamato alla guerra faceva l'operaio, il contadino, l'artigiano), con l'unica ambizione di rivolgersi ai suoi famigliari, per difendere quel ponte comunicativo che il conflitto rischia di interrmpere: «Ti raccomando di scrivermi presto onde potermi rallegrare un poco, perché la mia vita di trincea è peggiore a quella dei nostri porci».
Si tratta di una ricchissima documentazione (che quasi sempre si sttrae alle norme ortografiche e sintattiche, e per questo può sembrare ingovernabile) raccolta presso il Museo storico del Trentino, e a lungo esclusa dal racconto nazionale, in quanto considerata marginale, se non conflittuale: gli autori sono infatti "tutti" gli italiani, anche quelli che un secolo fa erano sudditi dell'Austria: trentini, giuliani, triestini.
MARSIGLIA PLURALE
Comunità, città, culture
Un documentario di Federico Zappini (60 min. / 2014)
Mercoledì 22 maggio 2014, ore 20.30 presso lo Studio fotografico Matteo De Stefano, in Via della Predara 25, quartiere S.Martino,Trento
Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere.
La sua bellezza non si fotografa. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi.
Essere per, essere contro. Essere, violentemente.
Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere.
E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma.
Un dramma atipico dove l'eroe è la morte.
A Marsiglia, anche per perdere, bisogna sapersi battere.
Jean-Claude Izzo
"Total Khéops"
In allegato la pagina del Corriere del Trentino che Simone Casalini ha dedicato all'evento.
Europa degli stati o Europa delle regioni? Nell'immaginare l'Europa politica, gli esponenti di "Giustizia e Libertà" pensavano ad un progetto sovranazionale verso il quale vi fosse una progressiva cessione di sovranità da parte degli stati nazionali e, nel contempo, di una devoluzione di poteri verso le autonomie locali, un sistema insieme istituzionale e sociale fondato su una diffusa assunzione di responsabilità.
Il federalismo corrispondeva ad un cambio di paradigma culturale e politico che si proponeva non solo il superamento dello stato nazionale ma anche una diversa organizzazione dei poteri. Era quello che scriveva dal suo esilio in Francia Silvio Trentin in “Federare e liberare”, quando indicava il federalismo come “l'ordine delle autonomie”.