«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
Com'è possibile che l'idea di umanità, tipica dell'Illuminismo, trovi collocazione nei "tempi bui" brechtiani, in cui le guerre mondiali, i totalitarismi, la Shoah hanno decretato il fallimento dell'eredità umanistica europea? Questa domanda attraversa l'intera opera di Hannah Arendt e diventa occasione per una riflessione sul modo in cui storia personale, passione per la verità e relazioni di dialogo e di amicizia, possono fornire l'autentico contesto della politica.
Predrag Matvejevic
L'altra Venezia
Garzanti, 2003
«Una Venezia fatta di scrittura che diventa materia e sensazione, materia e sensazione che ci restituiscono quelle che riceviamo da Venezia, sensazioni di umido, di acqua, di marcio, di tempo, di bellezza, di passato, di malinconia, di miraggio, di marmo, di sabbia, di fango, di oro, di sfumato, di splendente, di torbido, di Venezia insomma, dell’indicibile Venezia».
Vincenzo Consolo
Mediterraneo
Viaggiatori e migranti
Edizioni dell'Asino, 2016
«E buttò il bastone ed ivi si fermò, come fa il viaggiatore che si consola del ritorno. Sono le eterne e sempre attuali parole, in questo nostro tempo soprattutto, in questo nostro Mediterraneo di conflitti, di spoliazioni territoriali, di negazioni d'identità, di migrazioni e di diaspore, di ognuno che, esule per desiderio di conoscenza o per costrizione, ritrova la sua terra, il suo cielo, la sua casa».
Capovolgimenti e storie sovrapposte
«... l'immigrazone dei lavoratori italiani in Tunisia continuò sempre più massiccia. Ci furono vari episodi di naufragi, di perdite di vite umane nell'attraversamento del Canale su mezzi di fortuna. La reggenza francese, di fronte a quel continuo affluire di diseredati, ricorse ai rimpatri. Nei primi cinque anni del Novecento ben 13.000 furono rimpatriati...»
Martin Pollak
Paesaggi contaminati
Per una nuova mappa della memoria in Europa
Keller editore, 2016
«Modellare il paesaggio era la motivazione, la giustificazione per il genocidio»
Quando i paesaggi idilliaci celano oscuri segreti.
Gigi Riva
L'ultimo rigore di Faruk
Una storia di calcio e di guerra
Sellerio, 2016
«Sono quasi le 7,30 della sera a Firenze. Nessuna brezza è arrivata a dare un briciolo di refrigerio. Ai calci di rigore di consuma il destino di quella che sarà l'ultima Jugoslavia alla fase finale di una competizione mondiale».
«... Si è definito il Novecento come il secolo di Sarajevo. I cicli se ne infischiano delle cifre tonde, del tempo così come lo scandiscono gli umani. Un'epoca si esaurisce quando deve e non rispetta le date. Convenzionalmente il Novecento lo si afferma aperto il 28 giugno 1914, con gli spari di Gavrilo Prinzip all'arciduca. Nei libri di storia il rapporto causa-effetto è repentino. Gavrilo preme il grilletto e scoppia la prima guerra mondiale, muoiono quasi dieci milioni di soldati e sei milioni di civili, compreso quelli uccisi dai "danni collaterai", epidemie, carestie, fame. Altrettanto convenzionalmente il secolo si chiude a Sarajevo, emblema di tutte le guerre balcaniche degli anni Novanta. Naturalmente nessuno azzarda la semplificazione: Faruk sbagliò il rigore e la guerra fu. Suonerebbe blasfemo...»
Forse un po' "jugonostalgico" ma bello il libro che il giornalista Gigi Riva ha dedicato a Faruk Hadzibegic, il terzino e capitano dell'ultima nazionale jugoslava di calcio.
Un modo diverso per seguire gli europei
https://ultimoeuropeo.wordpress.com/
«La vita che ci circonda è priva di concetti ordinatori. I fatti del passato, i fatti delle singole scienze, i fatti della vita ci sovrastano disordinatamente. La filosofia comune e le discussioni giornaliere o si accontentano di frasette liberali di una fede infondata nella ragione e nel progresso oppure si inventano il famoso feticismo dell’epoca, della nazione, della razza, del cattolicesimo, dell’uomo d’intuito, il cui comune elemento negativo è una critica emotiva contro l’intelletto e l’elemento comune positivo è il bisogno di un supporto, di gigantesche ossature fantomatiche, a cui si possono appendere le impressioni, l’unica cosa di cui siamo ancora costituiti».
Robert Musil, “Europa inerme”, 1921
di Federico Zappini
E’ dentro uno scenario paragonabile a quello che Robert Musil descriveva all’inizio del secolo scorso che ci stiamo muovendo. “E’ come nuotare sott’acqua in un mare di realismo, trattenendo il respiro, ostinatamente, ancora un po’ più a lungo: semplicemente con il pericolo che il nuotatore non riemerga più.” Non abbiamo alle spalle una guerra mondiale (anche se scenari di guerra non mancano a ogni latitudine) ma siamo in una fase storica di transizione caotica e spesso violenta.