«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani». "Manifesto di Ventotene"
L’EUROPA IN GUERRA. TRACCE DEL SECOLO BREVE
Conversazione–dibattito
Giovedì 29 gennaio 2015, ore 18.00
Magazzino delle idee, sala conferenze
Intervengono
Laura Dal Prà, direttrice Castello del Buon Consiglio, Trento; Gianni Torrenti, assessore alla cultura Regione Friuli Venezia Giulia; Tiziano Mellarini, assessore alla cultura Provincia Autonoma di Trento; Isabella Reale, conservatrice, direttore dei Musei di Pordenone; Luciano Rivi, storico dell’arte, docente; Giuseppe Ferrandi, direttore Fondazione Museo Storico del Trentino; Sergio Germani, giornalista, critico cinematografico; Michele Nardelli, ricercatore sui temi della pace ed esperto dell'area balcanica; Franco Rotelli, consigliere regionale; Stefania Grimaldi, cooperativa La Collina
«La storia dell’arte italiana del Novecento non ha presenze consapevoli e/o apertamente contro la guerra. Se si esclude Giuseppe Scalarini e, a fine conflitto, Alberto Helios Gagliardo, non c’è un’arte della rappresentazione della guerra contro la guerra. Eppure la Grande guerra è il big-bang del secolo, lo sturm che spazza via generazioni di giovani, scardina assetti sociali, induce il crollo di quattro imperi, apre a due grandi rivoluzioni sociali.
Paolo Rumiz
Came cavalli che dormono in piedi
Feltrinelli, 20014
«Perché proprio qui e ora,
in viaggio verso l'alba,
inseguito dalla notte di novembre,
alla vigilia dei giorni dei Morti,
ritrovo la pienezza del mito di Europa,
la terra del tramonto dove i popoli
si ammassano e non esiste alternativa
fra il massacro e la coabitazione?»
Franco La Cecla
Contro l'urbanistica
Einaudi, 2015
L'urbanistica è diventata una disciplina sempre più inadeguata alla realtà delle città e del loro quotidiano farsi e disfarsi. I processi umani, economici, etnici e ambientali che si manifestano nei centri urbani sfuggono sistematicamente a piani e progetti, a mappe e logiche immobiliari. In più, l'urbanistica continua ad essere anacronisticamente legata all'architettura, con le sue ossessioni formalistiche e spettacolari. Le città, nel frattempo, crescono per spinte interne, non solo negli slums e nelle favelas, ma nel ritorno ad una richiesta di spazio pubblico che si manifesta nei grandi eventi di piazza, da Gezi Park ad Occupy Wall Street. Mai come oggi, la democrazia si gioca nello spazio pubblico, nelle strade, sui marciapiedi. Urbanistica e pianificazione sono invece ancora prigioniere di una visione anni '80, che mitizza la passività a scapito delle esigenze e tendenze del reale. Quello che serve oggi, argomenta La Cecla, è nuova scienza delle città, capace di garantire, in prima battuta, una vita dignitosa e decorosa per tutti. Un'urbanistica da rifondare, per rispondere al diritto ad una quotidianità ancora del tutto ignorata.
Iman Mahmoud, pittrice e calligrafa irachena, sarà accompagnata dalla musica di Helmi Mhadhbi. Presentazione di Adel Jabbar.
(5 gennaio 2015) Se qualcuno mi chiedesse in quale città andrei a vivere dopo quella in cui sono nato direi senza dubbio Napoli. Non ci ho mai vissuto e, nonostante ci sia andato molte volte, posso dire di conoscerla appena. Eppure così la vivo, come una seconda città, chissà perché? Forse perché Napoli è la mia squadra del cuore fin dai tempi di Omar Sivori, quando ragazzino fra quelle bianconere o nerazzurre la mia prima maglietta era quella azzurra. Forse perché amo il teatro di Eduardo, le canzoni di Roberto Murolo, la scrittura di Ermanno Rea, il cinema di Massimo Troisi, la pastiera, la smorfia napoletana... Ebbene sì, guardo volentieri anche "Un posto al sole". Per questo oggi mi sento più solo. Pino Daniele era tutto questo ed altro ancora. Un abbraccio, Pino. E grazie per le emozioni che ci hai saputo dare.
Napul'è
Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu
E tu sai ca nun si sule
Napule è nu sole amaro Napule è addore e mare
Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa
E ognuno aspetta a 'ciorta
Napule è na' camminata, inte e viche miezo all'ato
Napule è tutto nu' suonno e a sape tutto 'o munno
Ma nun sann' a verità
Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è nu sole amaro, Napule è addore è mare
Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa
Napule è na' camminata inte viche miezo all'ato
Napule è tutto nu suonno e a sape tutto o' munno
Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è nu sole amaro, Napule è addore è Mare...
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=OdR7Na1QFDQ
Massimo Cacciari a "la Repubblica": la necessità di ragionare alla grande. Parole sensate fra le tante (troppe) a vanvera (e periolose) in queste ore difficili
(8 gennaio 2015)"I fatti orrendi di Parigi dovrebbero imporre a tutti noi di ragionare alla grande, ma in questo clima sono in pochi a ragionare, soprattutto in Italia. Il livello del dibattito è deprimente". Lo dice il filosofo Massimo Cacciari.
E quale sarebbe, professore, la prima riflessione da fare?
"Negli ultimi venti-trent'anni abbiamo vissuto tutti nell'illusione che la storia potesse in qualche modo cancellare la propria dimensione tragica. Che la nostra Penisola potesse restare fuori dalle trasformazioni epocali che hanno rivoluzionato la geopolitica e prodotto una serie di conflitti (Afghanistan, Iraq, la questione irrisolta dei rapporti tra Israele e palestinesi) che anche per colpa dell'Occidente restano pesantemente irrisolti".
Risultato?
"Vedo un rischio terribile e concreto. Il rischio di una guerra civile in Europa. Mi spiego: dobbiamo tenere presente che nel 2050 la metà della popolazione del nostro continente sarà di origine extracomunitaria, quindi è impensabile ritenerci in guerra, noi europei, con l'altra parte, con il mondo islamico. Per questo dico che bisogna ragionare alla grande. Il problema è con chi".
Fabio Bonafè
Il rabbi molesto
Sul lato antipatico di Gesù
Italic, 2014
E' così offensivo e inaudito chiedersi se nell'immagine di Gesù, come ci viene offerta nei racconti canonici, non vi sia già un tratto intollerante e fanatico? Se non vi sia già nella sua personalità, in certi momenti del suo parlare e del suo agire, una impazienza prevaricatrice, una rigidità che configura scontri e condanne e, in fondo, anticipa soltanto una lunga storia di intolleranze e di violenze?
Ho trovato questo libro di Fabio Bonafè, che pure affronta un tema difficile e che potrebbe apparire irritante, non solo coraggioso ma anche espressione di una profonda religiosità. Ponendo domande scandalose, ma non per questo gridate, proponendo di «rileggere le storie del rabbi di Galilea in maniera più innocente, concedendosi il dovere dell'intelligenza e la possibilità della disapprovazione».