«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Cultura

Contro l'urbanistica
La copertina del libro

Franco La Cecla

Contro l'urbanistica

Einaudi, 2015

 

L'urbanistica è diventata una disciplina sempre più inadeguata alla realtà delle città e del loro quotidiano farsi e disfarsi. I processi umani, economici, etnici e ambientali che si manifestano nei centri urbani sfuggono sistematicamente a piani e progetti, a mappe e logiche immobiliari. In più, l'urbanistica continua ad essere anacronisticamente legata all'architettura, con le sue ossessioni formalistiche e spettacolari. Le città, nel frattempo, crescono per spinte interne, non solo negli slums e nelle favelas, ma nel ritorno ad una richiesta di spazio pubblico che si manifesta nei grandi eventi di piazza, da Gezi Park ad Occupy Wall Street. Mai come oggi, la democrazia si gioca nello spazio pubblico, nelle strade, sui marciapiedi. Urbanistica e pianificazione sono invece ancora prigioniere di una visione anni '80, che mitizza la passività a scapito delle esigenze e tendenze del reale. Quello che serve oggi, argomenta La Cecla, è nuova scienza delle città, capace di garantire, in prima battuta, una vita dignitosa e decorosa per tutti. Un'urbanistica da rifondare, per rispondere al diritto ad una quotidianità ancora del tutto ignorata.

Mostra di Iman Mahmoud
scrittura araba

 

Iman Mahmoud, pittrice e calligrafa irachena, sarà accompagnata dalla musica di Helmi Mhadhbi. Presentazione di Adel Jabbar.

 

Napul' è... Grazie Pino per le emozioni che ci hai saputo dare.
Napoli, anni \'50

(5 gennaio 2015) Se qualcuno mi chiedesse in quale città andrei a vivere dopo quella in cui sono nato direi senza dubbio Napoli. Non ci ho mai vissuto e, nonostante ci sia andato molte volte, posso dire di conoscerla appena. Eppure così la vivo, come una seconda città, chissà perché? Forse perché Napoli è la mia squadra del cuore fin dai tempi di Omar Sivori, quando ragazzino fra quelle bianconere o nerazzurre la mia prima maglietta era quella azzurra. Forse perché amo il teatro di Eduardo, le canzoni di Roberto Murolo, la scrittura di Ermanno Rea, il cinema di Massimo Troisi, la pastiera, la smorfia napoletana... Ebbene sì, guardo volentieri anche "Un posto al sole". Per questo oggi mi sento più solo. Pino Daniele era tutto questo ed altro ancora. Un abbraccio, Pino. E grazie per le emozioni che ci hai saputo dare. 

 

Napul'è

 

Napule è mille culure, Napule è mille paure

Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu

E tu sai ca nun si sule

 

Napule è nu sole amaro Napule è addore e mare

Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa

E ognuno aspetta a 'ciorta

 

Napule è na' camminata, inte e viche miezo all'ato

Napule è tutto nu' suonno e a sape tutto 'o munno

Ma nun sann' a verità

 

Napule è mille culure, Napule è mille paure

Napule è nu sole amaro, Napule è addore è mare

Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa

Napule è na' camminata inte viche miezo all'ato

Napule è tutto nu suonno e a sape tutto o' munno

 

Napule è mille culure, Napule è mille paure

Napule è nu sole amaro, Napule è addore è Mare...

 

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=OdR7Na1QFDQ

Uscire dalla logica dello scontro di civiltà
1571, la battaglia di Lepanto

 

Massimo Cacciari a "la Repubblica": la necessità di ragionare alla grande. Parole sensate fra le tante (troppe) a vanvera (e periolose) in queste ore difficili

 

(8 gennaio 2015)"I fatti orrendi di Parigi dovrebbero imporre a tutti noi di ragionare alla grande, ma in questo clima sono in pochi a ragionare, soprattutto in Italia. Il livello del dibattito è deprimente". Lo dice il filosofo Massimo Cacciari.

E quale sarebbe, professore, la prima riflessione da fare?
"Negli ultimi venti-trent'anni abbiamo vissuto tutti nell'illusione che la storia potesse in qualche modo cancellare la propria dimensione tragica. Che la nostra Penisola potesse restare fuori dalle trasformazioni epocali che hanno rivoluzionato la geopolitica e prodotto una serie di conflitti (Afghanistan, Iraq, la questione irrisolta dei rapporti tra Israele e palestinesi) che anche per colpa dell'Occidente restano pesantemente irrisolti".

Risultato?
"Vedo un rischio terribile e concreto. Il rischio di una guerra civile in Europa. Mi spiego: dobbiamo tenere presente che nel 2050 la metà della popolazione del nostro continente sarà di origine extracomunitaria, quindi è impensabile ritenerci in guerra, noi europei, con l'altra parte, con il mondo islamico. Per questo dico che bisogna ragionare alla grande. Il problema è con chi".

 

Il rabbi molesto
La copertina del libro

Fabio Bonafè

Il rabbi molesto

Sul lato antipatico di Gesù

Italic, 2014

 

E' così offensivo e inaudito chiedersi se nell'immagine di Gesù, come ci viene offerta nei racconti canonici, non vi sia già un tratto intollerante e fanatico? Se non vi sia già nella sua personalità, in certi momenti del suo parlare e del suo agire, una impazienza prevaricatrice, una rigidità che configura scontri e condanne e, in fondo, anticipa soltanto una lunga storia di intolleranze e di violenze?

 

Ho trovato questo libro di Fabio Bonafè, che pure affronta un tema difficile e che potrebbe apparire irritante, non solo coraggioso ma anche espressione di una profonda religiosità. Ponendo domande scandalose, ma non per questo gridate, proponendo di «rileggere le storie del rabbi di Galilea in maniera più innocente, concedendosi il dovere dell'intelligenza e la possibilità della disapprovazione».

Nel giorno della memoria, un pensiero.
Paul Klee, Angelus Novus

 

«C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta».

Walter Benjamin

Le parole
La copertina del libro

Vercors

Le parole

Il Melangolo, 1995

 

Una delle opere più folgoranti sulla "banalità del male".


1944, una colonna di soldati tedeschi occupa Oradour sur Glane, piccolo paese della Francia nei pressi di Limoges. Nascosto nella legnaia della sua casa in collina, Luc osserva l’ufficiale tedesco che, affidato il comando ad un subalterno, dipinge lo splendido paesaggio della campagna. Il quadro è terminato, l’eccidio della popolazione inerme consumato, e il protagonista, pur sconvolto dagli avvenimenti, riconosce le inconfondibili stigmate dell’arte nell’opera dell’ufficiale tedesco. È dunque possibile generare il bello sovrintendendo distrattamente a un massacro?