"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Editoriali

Lo stupro come arma di guerra
albergo kozara

Lo stupro come arma di guerra, strumento specifico di terrore nei conflitti degli anni '90 in Europa. In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, pubblichiamo un contributo sul caso della Bosnia Erzegovina. La situazione di vittime e carnefici oggi

di Azra Nuhefendić (da Osservatorio Balcani e Caucaso - www.osservatoriobalcani.org)

Nella foto l'Hotel Kozara, nei pressi di Prijedor (BiH), utilizzato durante la guerra come luogo di stupro

La difficoltà di costruire le comunità di valle, la responsabilità di una nuova classe dirigente.
totò e peppino

di Roberto Pinter

Le difficoltà emerse nella nascita delle comunità di valle e soprattutto la vecchia ritualità con la quale si scelgono gli amministratori delle stesse sono un campanello d'allarme che è bene ascoltare...

La diplomazia delle autonomie
Tien an men

Il Trentino si conferma crocevia di dialogo e di sperimentazione

Neanche il tempo di concludere la Conferenza internazionale dell'Osservatorio sui Balcani (e Caucaso) che ha proposto un confronto di grande profilo sull'Europa a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, che un nuovo avvenimento di straordinario profilo mette in primo piano questa terra...

L'Europa che non c'è
mostar particolare
Il processo di integrazione dei paesi dei Balcani Occidentali nell'Unione Europea necessita di un nuovo slancio. Secondo Paul Stubbs e Christoph Solioz serve un vertice simile a quello di Salonicco 2003.

di Paul Stubbs e Christoph Solioz

Gli ultimi dodici mesi non sono stati semplici dal punto di vista delle politiche dell'Unione Europea sulla regione dei Balcani occidentali.

Le legge trentina sulle filiere corte sul "Sole 24ore"

Una legge che potrebbe fare scuola sul piano nazionale... Ed in effetti si tratta di un provvedimento guardato con attenzione in altre regioni, tanto che il quotidiano "Sole 24ore" nel suo inserto sul nord/est ha dato un significativo rilievo alla nuova legge trentina sulle filiere corte e di prossimità e all'educazione al consumo consapevole.

Nell'allegato l'articolo in questione.

Intorno al fuoco, in ricordo di Rino
Rino e amici a Prijedor
"Il braciere. Storie intorno al fuoco: in ricordo di Rino Zandonai". Con uno spettacolo dedicato all'amico scomparso nell'oceano Atlantico nel giugno scorso, si è conclusa l'edizione 2009 del Gioco degli Specchi.

La musica, l'incontro, le parole sono ciò che di meglio possiamo e talvolta sappiamo fare, affinché il ricordo di una persona continui a trasmettere le cose in cui insieme abbiamo creduto. E le immagini, che il tempo cercano di catturare.

Sono mesi che sulla mia scrivania di casa, fra libri e documenti, fanno capolino quattro fotografie realizzate in Bosnia Erzegovina nel 1997 durante un viaggio che aveva portato per la prima volta Rino Zandonai a Stivor, luogo dell'emigrazione trentina di fine ‘800 in terra di Bosnia, allora periferia dell'impero. Le tengo lì, non so nemmeno io perché. Non ho mai amato il fotografare. Le fotografie sono un po' come le rovine ("il tempo puro" lo definisce Marc Augé), preferendo - come diceva Camus - "il tempo impuro della storia".

Eppure quelle immagini mi trasmettono una serenità che credo abbia a che vedere con la relatività del fare. Un caffè a Prijedor, insieme a Rino ci sono Emilio Molinari, Andrea Vezzoli, Annalisa Tomasi e la sorella di Rino Anna Maria. La visita ad una famiglia, la chiesa del borgo, l'incontro con il vecchio partigiano Montibeller.

Non ho potuto partecipare allo spettacolo, così vorrei contribuire a tener vivo il ricordo di un amico.

 

Il Veneto che amiamo
copertina
Fernando Bandini, Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto
 
Il Veneto che amiamo
 
Prefazione di Goffredo Fofi
 
Edizioni dell'asino (2009)
 

La mutazione che ha cambiato l'Italia ha avuto tappe ed effetti forse più violenti, quantomeno più vistosi, in Veneto. Il Veneto non è più quello che hanno visto e ci raccontano, in un assiduo confronto tra ieri e oggi, quattro grandi scrittori e poeti.

 

S'intitola “Il Veneto che amiamo”. È un omaggio al Veneto, al Veneto dei suoi grandi vecchi inascoltati ma anche ad un territorio che più di altri interpreta la postmodernità; alla laboriosità del suo miracolo economico e alla perdita di identità di una regione sofferente; alla “mitezza dei suoi contadini” e alla delicatezza dei suoi paesaggi quando fra i suoi borghi c’era soluzione di continuità ; alla terra d’emigrazione e a quella che mal sopporta i migranti di cui non può fare a meno; alla cultura dei suoi poeti e alla curiosità di chi ha continuato descriverci come quella terra lentamente si andava trasformando.

pagina 67 di 74

 « Prec.65666768697071727374