"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

Palestina - Israele. 70 anni di guerra
Il muro a Betlemme
A settant’anni dalla Risoluzione Onu che ha sancito la nascita dello Stato di Israele, il conflitto continua. Quali sono i nodi che lo perpetuano? Quanto il bagaglio culturale dei due popoli - storia, memoria, religioni - sono di ostacolo al dialogo? È possibile un futuro di pace? È ancora immaginabile l’opzione dei due stati?
 
Wasim Dahmash e Jeremy Milgrom saranno a Rovereto il 3 e il 4 aprile 2017. L'intellettuale palestinese e il rabbino israeliano parleranno del conflitto che da settant'anni anni coinvolge i due popoli.

Rovereto. Lunedì 3 aprile, ore 19.00, Rotary Club,  Via Carducci 23. Martedì 4 aprile, ore 20.15, Auditorium Istituto don Milani, Via Balista.
Associazione onlus "Pace per Gerusalemme - Il Trentino e la Palestina"

Balcani, quale elaborazione del conflitto?
Sarajevo, cimitero

Nell'ambito del percorso formativo per un viaggio di studio in Bosnia Erzegovina degli studenti delle quarte classi, Michele Nardelli svolgerà una lezione sul contesto balcanico a vent'anni dalla fine della guerra dei dieci anni.

Un confine nel Mediterraneo
La prima di copertina del libro

Egidio Ivetic

Un confine nel Mediterraneo

L'Adritico orientale tra Italia e Slavia (1300-1900)

Viella libreria editrice, 2014

 

«Sullo sfondo di una riflessione storiografica transnazionale e con lo sguardo non circoscritto alle periodizzazioni tradizionali, il libro ripercorre le convivenze e le divisioni tra popolazioni, decostruisce l'idea stessa di confine, andando oltre i canoni delle storiografie coinvolte e le separazioni cultrali ancora vive in queste terre mediterranee».

 

I nostri talebani
Mostar, l'abbattimento del Vecchio

Nei giorni scorsi se ne andato l'amico Predrag Matvejevic. Dopo le parole scritte in suo ricordo, volevo omaggiarne la scomparsa con la pubblicazione del piccolo saggio che nel 2005 costò a Predrag la condanna da parte del Tribunale di Zagabria a cinque mesi di carcere. Un diario fra luoghi cari che in questi anni ho imparato a conoscere e ad amare. (m.n.)

di Predrag Matvejevic

Con una comitiva delle rete televisiva franco-tedesca "Arte", che ha realizzato una trasmissione dedicata ai Balcani, sono arrivato recentemente a Mostar. Due settimane dopo ho raggiunto Sarajevo, dove il "Centar André Malraux", francese, ha organizzato un incontro di scrittori europei. Noi, nati in quel paese, possiamo fare ben poco da soli: ci siamo accapigliati, inimicati, divisi, riducendoci alla miseria. Nel mio diario le impressioni riportate nei due viaggi si intrecciano e si accavallano.

La prima volta sono arrivato dall'Italia via mare, col traghetto Ancona-Spalato, proseguendo lungo la valle del fiume Neretva fino a Mostar. La seconda volta sono arrivato a Sarajevo passando per Vienna. E da Sarajevo, in compagnia di un centinaio fra scrittori e giornalisti, mi sono avviato verso la mia città natale - Mostar. Abbiamo viaggiato in un treno che, dopo l'ultima guerra, fa raramente la spola su quella linea ferroviaria. Una volta i vagoni, passeggeri e merci, passavano ogni giorno, e più volte al giorno.

Da studente, lavorai alla costruzione del tratto di strada ferrata fra Konjic e Jablanica con le brigate giovanili. Si chiamavano "azioni di lavoro volontario". Il nostro accampamento si trovava nei pressi di Ostrozac. Si andava al lavoro prima che il sole riscaldasse fino all'arsura la terra e l'aria; dopo mezzogiorno facevamo il bagno nei rami del fiume Neretva. Ricordo gli strani, fiabeschi colori dell'alba, il biancore della pietra che emergeva dalla notte, i cespugli bagnati di rugiada, le limpide acque del fiume, i suoi vortici, le sue sponde, le rocce carsiche dell'Erzegovina. A incoraggiarci era il sole che si levava, la luce si spandeva. "Costruiremo il nostro paese più bello di prima", dicevamo. Era il nostro sogno. Molti di noi credevano nella propria fantasia. Io compreso. Invidiavo i miei compagni più forti che erano in grado di lavorare di più e di fare meglio: quella ferrovia collegava la Bosnia all'Erzegovina, univa la Jugoslavia.

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Palestina oggi
Quando si viveva di pesca in Palestina

Conversazione con Safa Dhaher sull’attualità del conflitto israelo- palestinese

L’Associazione Pace per Gerusalemme Onlus, in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i diritti umani, organizza giovedì 19 gennaio 2017 (ore 17.30) una discussione sui recenti sviluppi del conflitto israelo-palestinese.

L’incontro, aperto alla cittadinanza, rappresenta un momento di confronto e di aggiornamento sulla situazione, approfittando della presenza e della competenza di chi vive nei territori palestinesi e si occupa di ricerca sociale e diritti umani.

Centri e periferie
La copertina della Rivista

E' uscito in questi giorni il n.113 di “Protagonisti”, la rivista storica dell'Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea. Questo numero monografico è dedicato al rapporto fra centri e periferie.

Come potete vedere nel sommario che segue, si tratta di un numero della rivista particolarmente ricco di spunti di riflessione attorno alla grande questione del futuro delle autonomie e della Regione Dolomitica. Fra i contributi anche una mia riflessione sulla questione “Interdipendenza e autogoverno” che verrà proposta nei prossimi giorni su questo blog.

 

 

 

Fra diritto e realtà. La risoluzione ONU di condanna degli insediamenti e la necessità di percorrere strade diverse
L'antica Lifta, nei pressi di Gerusalemme

«Tempi interessanti» (59)

... Per la prima volta dopo decenni gli Stati Uniti non pongono il veto su una risoluzione di condanna verso Israele, nonostante le forti pressioni con le quali il primo ministro Netanyahu ha cercato in ogni modo di impedire che la risoluzione venisse posta al voto. Le cronache ne hanno ampiamente parlato.

Tutto bene, dunque? Sì e no. Che il massimo organismo dell'ONU condanni finalmente una pratica illegale che prosegue da anni rappresenta certamente un fatto positivo. Risoluzioni come quella approvata venerdì scorso costituiscono fonte del diritto internazionale e non si cancellano così facilmente. Ma purtroppo la questione palestinese è costellata da risoluzioni rimaste sulla carta e si accompagna all'impotenza delle Nazioni Unite di fronte al prevalere della forza e del fatto compiuto. E quando il diritto e la realtà non s'incontrano, la politica rischia di morire...