"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Mondo

Criminalità ed economia
Economia criminale
Con la crescita dei mercati finanziari i confini tra economia legale ed illegale si fanno sempre più porosi. Non servono nuove leggi: occorre regolare l'economia e la finanza. Un'intervista di Luca Muzi al magistrato francese Jean De Maillard

(Aprile 2012) Jean De Maillard è un giudice specializzato in reati economici e finanziari, da poco nominato membro dell'Osservatorio nazionale sulla criminalità francese. Ha pubblicato diversi volumi in materia tra cui La truffa: la finanza al di sopra della legge e delle regole (Gallimard 2010) e Il Mercato fa la sua legge. Criminalità e globalizzazione (Feltrinelli 2002). De Maillard è stato recentemente invitato dalla Sezione internazionale della Fondazione Lelio e Lisli Basso a tenere una conferenza a Roma su "Finanza internazionale e criminalità organizzata". Per il magistrato francese c'è una «stretta interconnessione tra economia legale ed economia illegale» e più che una continua rincorsa da parte della giustizia per scoprire e sanzionare le attività illegali sarebbe necessario «provare a pensare un'economia che non abbia bisogno della frode».

Jean De Maillard, lei si occupa di reati penali dal 1984, qual è l'attività che svolge un magistrato nel campo dei reati economici e finanziari?

La giustizia, in generale, si occupa dei reati finanziari tradizionali: le frodi, i falsi in bilancio, i crimini di borsa. Questi rappresentano la quotidianità del lavoro di un giudice. Ma al di sotto di questa criminalità tradizionale troviamo una criminalità finanziaria, o meglio un'attività di frode finanziaria, molto più sottile, spesso molto più complicata e di cui la giustizia fatica a occuparsi o di cui non si occupa mai. Se si vanno a studiare le dinamiche che ha portato alla crisi finanziaria, a partire dalla vicenda dei mutui subprime negli Stati Uniti, ci si rende conto del fatto che la grande criminalità finanziaria sfugge praticamente a tutti i controlli.

Myanmar, la vittoria della nonviolenza
Aung San Suu Kyi

(2 aprile 2012) Il volto della resistenza nonviolenta oggi è quello di questa esile donna che da più di vent'anni rappresenta il simbolo della libertà e della democrazia per il suo paese, la Birmania. Difficile dire quali saranno le conseguenze del voto pressoché plebiscitario che ha portato in Parlamento la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Se il blocco di potere militare e affaristico sostenuto della Cina proverà un colpo di coda o se le aperture democratiche degli ultimi mesi usciranno rafforzate.

Di certo questo voto ci racconta un'altra storia, quella di un popolo che ha saputo aspettare, piegato certo dalla violenza del regime ma non domo. Un percorso ancora lungo, in un contesto dominato da un Parlamento ancora appannaggio del vecchio regime. E non ha caso nel primo discorso dopo la vittoria Aung San Suu Kyi ha invitato i manifestanti alla prudenza.

E anche di un'Europa che ha saputo dar credito al processo di apertura degli ultimi mesi attraverso l'attenuazione dell'isolamento internazionale, tracce di una "politica estera" dell'Unione che potrebbe esercitare, qui come altrove, un ruolo straordinario di mediazione.

Un nuovo soggetto politico, l'Europa, capace di parlare senza il peso delle armi o del passato coloniale degli stati nazionali. Ma questo è compito nostro.

Conferenza PD sulla cooperazione internazionale

Diario da Mosca
Mosca, la Piazza Rossa chiusa al pubblico

Vladimir Putin ha vinto le elezioni presidenziali russe con il 63,65% dei voti. Seguono a distanza il comunista Zjuganov (17,18%), il liberale Prokhorov (7,92%), il populista-nazionalista Zhirinovskij (6,22%) e il pro-Putiniano Mironov (3,85%). In Caucaso del nord, altissimo il sostegno per Putin. Secondo i dati ufficiali, in Cecenia la frequenza al voto ha raggiunto il 99,59% di cui il 99,73% per Vladimir Putin. Putin supera il 90% anche in Daghestan, Inguscezia e Karachaj-Circassia.

Al di là dei risultati e delle denunce di brogli, il 4 marzo 2012 è una giornata che, vista da Mosca, ha tanto da dire sulla situazione in Russia oggi. Una società civile in forte crescita, un sistema giudiziario che funge da muro di gomma a difesa del potere costituito e un nuovo, vecchio presidente che non riesce più a raccogliere l'entusiasmo della piazza

di Giorgio Comai www.balcanicaucaso.org  

(5 marzo 2012) Vladimir Putin è il nuovo presidente della Russia. Difficile dire che la notizia sia inaspettata... in molti sarebbero stati pronti a scommettere per una vittoria di Putin oggi già nel 2007, quando fu annunciata la candidatura di Dmitri Medvedev alle scorse elezioni presidenziali. Ciononostante, l'ondata di manifestazioni a favore di "elezioni oneste" (e sostanzialmente contro lo stesso Putin) che abbiamo visto negli ultimi mesi aveva creato un'aspettativa particolare per questo voto.

Bauman: che errore sovrapporre il terrorismo all’immigrazione
Zygmunt Bauman

Lo studioso e filosofo polacco spiega che le prime armi dell’Occidente per sconfiggere Isis sono inclusione sociale e integrazione: «Solo la società nel suo insieme può farlo»

Intervista a cura di Maria Serena Natale*

(25 marzo 2016) Professor Bauman, nel dibattito europeo terrorismo e immigrazione si sovrappongono in una distorsione ottica che fa il gioco dei populisti e ostacola la percezione dei profughi come «vittime». Un meccanismo che sposta il discorso sul piano della sicurezza e legittima i governi a sbarrare le porte, come ha annunciato Varsavia subito dopo gli attentati di Bruxelles. Quali sono i rischi di questa operazione?

«Identificare il “problema immigrazione” con quello della sicurezza nazionale e personale, subordinando il primo al secondo e infine fondendoli nella prassi come nel linguaggio, significa aiutare i terroristi a raggiungere i loro obiettivi. Prima di tutto, secondo la logica della profezia che si auto-avvera, infiammare sentimenti anti-islamici in Europa, facendo sì che siano gli stessi europei a convincere i giovani musulmani dell’esistenza di una distanza insormontabile tra loro. Questo rende molto più facile convogliare i conflitti connaturati alle relazioni sociali nell’idea di una guerra santa tra due modi di vivere inconciliabili, tra la sola vera fede e un insieme di false credenze. In Francia, per esempio, malgrado non siano più di un migliaio i giovani musulmani sospettati di legami con il terrorismo, per l’opinione pubblica tutti i musulmani, e in particolare i giovani, sono “complici”, colpevoli ancor prima che il crimine sia stato commesso. Così una comunità diventa la comoda valvola di sfogo per il risentimento della società, a prescindere dai valori dei singoli, da quanto impegno e onestà questi mettano in gioco per diventare cittadini».

Tibet, la strada dell'autonomia
Una recente visita del Dalai Lama a Trento

Intervista a cura di Simone Casalini al primo ministro tibetano in esilio Lobsang Sangay, in visita a Trento martedì 28 febbraio. 

(22 febbraio 2012) Dal 1950 la Cina ha allungato il suo corpo politico e istituzionale sul Tibet rivendicandolo come proprio spazio territoriale o opponendo, più prosaicamente, i suoi interessi geopolitici ed economici. Nove anni più tardi il Dalai Lama e la sua corte, seguiti nel tempo da altri esuli, hanno avviato la diaspora accolti nell'allora India nehruviana. Sessant'anni e oltre sono corsi via lungo i maestosi fiumi che sbocciano sui proclivi del Tetto del mondo, ma nulla è cambiato...

Il referendum, la politica nel contesto della crisi.
L\'esodo dei poeti
Considerazioni sul movimento dell'acqua, con tanti "se" e tanti "ma".

di Emilio Molinari

A pochi mesi dal referendum la disastrosa crisi finanziaria ha di fatto cancellato, la straordinarietà di quell'evento, nella memoria dei cittadini. Per i lavoratori i pensionati, per la gente comune che ha votato, schiacciati da problemi contingenti, l'acqua e il rispetto dei referendum sembrano passare in secondo piano. Purtroppo però l'amnesia ha contaminato gran parte del popolo di sinistra, ripiombato come sempre nel proprio incubo totalizzante: l'antiberlusconismo, senza idee, senza principi, senza alternativa. Anche per molti movimenti a noi vicini, la chiusura autoreferenziale o gli interessi corporativi, il referendum è ormai lontano.