"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Mondo

6 agosto 1945
Hiroshima, l\'ombra

6 agosto 1945, ore 8.16 di un giorno qualsiasi. Di Hiroscima non rimasero che macerie, annientando ogni cosa e persona nel raggio di decine di chilometri. Di quella donna seduta sui gradini di un edificio rimase solo un'ombra. La follia venne ripetuta tre giorni dopo, il 9 agosto, spazzando via un'altra città, Nagasaki.

I vincitori giustificarono la morte di duecentomila persone dicendo che così si era messo fine alla guerra. Dopo la tragedia dell'olocausto e quella dei gulag, Hiroshima rappresentò (e continua a rappresentare) il delirio di un secolo che da solo ha determinato un numero di morti in guerra tre volte superiore rispetto a tutti i secoli precedenti di cui l'uomo abbia memoria.

Ora la domanda è la seguente: quanto abbiamo saputo elaborare di queste ed altre tragedie?  

Omaggio a Chavela, la voce di uno straordinario paese
Chavela Vargas

(agosto 2012) Nei giorni scorsi, all'età di 93 anni, se ne è andata Chavela Vargas, uno dei simboli della canzone e della cultura messicana. In Europa era conosciuta per l'interpretazione musicale nei film di Pedro Almodovar. Per me era la voce che ha accompagnato i miei viaggi in quello straordinario paese.

Morta Chavela Vargas, la sciamana del Messico - Video Repubblica ...

Profughi siriani, un appello
Aleppo, Siria

Per l'emergenza profughi in Siria si sta costituendo un tavolo di lavoro in Trentino. Per informazioni rivolgersi al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Un incontro è previsto al Forum (Galleria Garbari 12 a Trento), martedì prossimo 31 luglio, alle ore 18.00.  

(27 luglio 2012) Mentre continua il sanguinoso conflitto in Siria, almeno 1 milione e mezzo di siriani sono già fuggiti dalle loro case per rifugiarsi in altre città del paese. I combattimenti in corso nella capitale ed ad Aleppo rischiano di peggiorare drammaticamente la situazione. Solo questa settimana hanno varcato il confine con Giordania, Iraq, Libano e Turchia oltre 30 mila persone.

Un ponte per... fa appello all'opinione pubblica italiana affinché non dimentichi questa crisi, partecipando alla raccolta fondi che abbiamo lanciato per sostenere il lavoro svolto con i nostri partner in tre paesi coinvolti nell'emergenza. Parliamo dell'Unione delle Donne Giordane, di Amel in Libano e della Public Aid Organization in Iraq.

I fondi saranno utilizzati per acquistare (in loco) medicinali, per fornire un'assistenza legale e psicologica ai rifugiati e soprattutto per proteggere le donne vittime di violenza, il cui numero è in continua crescita.

Dal Caucaso a Beirut
il banner del racconto di viaggio

Viaggio nel secolo della diaspora armena mediorientale

di Paolo Martino (www.balcanicaucaso.org)

(agosto 2012) Un secolo fa il genocidio armeno sanciva la fine della convivenza turco-armena in Anatolia e affidava al Levante arabo i destini dei sopravvissuti. Aleppo, Damasco, Baghdad e Amman divennero così il grembo della diaspora armena.

Ma è in Libano che si compie il momento di maggiore intesa tra l'esilio armeno e il mondo arabo. A Beirut viene fondata l'università della diaspora, nasce la coscienza e la rivendicazione politica armena, sopravvive e si rinnova il mito del ritorno, si esprime l'anima della più grande comunità armena del Medio Oriente. E' da Beirut che si diffonde la diaspora in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Africa.

Paolo Martino è partito da Beirut e attraverso Turchia orientale, Giordania e Siria ha raggiunto Yerevan, capitale della evocata quanto estranea Madre Armenia. Dal Caucaso a Beirut è un reportage che percorre il cordone ombelicale della diaspora attraverso i luoghi della fuga e dell'esilio. Sullo sfondo un Medio Oriente battuto dalla Primavera araba, il più poderoso vento di rinnovamento che abbia mai spirato su quei cieli.

http://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Dal-Caucaso-a-Beirut

Armenia
Armenia

Organizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso in collaborazione con l'Associazione Paspartù, Museo Storico Italiano della Guerra e Comune di Trambileno

Armenia

Incontro di apertura dell'edizione 2012 di RoveretoImmagini e inaugurazione della mostra fotografica The Time and the Other - Armenia, Turchia 2010

Intervengono

Alvaro Deprit, fotografo e autore della mostra

Paolo Martino, free lance e corrispondente di OBC, autore di Dal Caucaso a Beirut,
reportage dedicato alle comunità armene mediorientali

Camillo Zadra, provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra

Modera Giorgio Comai, ricercatore di Osservatorio Balcani e Caucaso

a seguire aperitivo equosolidale, a cura di OBC

Ricordiamo inoltre che la Fondazione Opera Campana dei Caduti ospiterà, nell'ambito della rassegna RoveretoImmagini, la mostra Bosnia di Graziano Panfili

INFO eventi@balcanicaucaso.org

Postmodernità
Hummer dorata

Nel vuoto politico seguito alle recenti elezioni, Belgrado è attraversata da una serie di omicidi che riportano alle cronache criminali di dieci anni fa. Nostra intervista a Stevan Dojčinović, giornalista investigativo serbo

di Cecilia Ferrara, Osservatorio Balcani Caucaso

(luglio 2012) Alle 14 del 3 luglio scorso, nella periferia di Belgrado, Radojica Joksović, 32 anni, è stato ucciso dall'esplosione di un chilo di esplosivo C4 posto sotto la sua Audi A6 e azionato a distanza con un cellulare. Il suo accompagnatore, Predrag R. (35), è rimasto lievemente ferito. Radojica Joksović era originario di Pljevlja, Montenegro, la città di origine dell'ormai famoso Darko Šarić, presunto trafficante internazionale e capo dei "Guerrieri Balcanici", organizzazione che in Italia sarebbe stata fornitrice di cocaina per la 'ndrangheta sulla piazza di Milano.

L'Afghanistan degli afghani.
Un momento della presentazione del Cantiere

(6 luglio 2012) Il cantiere "Afghanistan 2014", realizzato in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ha raggiunto un suo primo importante obiettivo con la  proiezione dell'omonimo film-documentario, girato dai registi Razi e Sohelia Mohebi e prodotto da Filmwork.

Il lungometraggio prende spunto da alcuni momenti della seconda conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan, tenutasi a Bonn nel dicembre 2011, durante la quale le autorità diplomatiche europee, asiatiche e statunitensi hanno discusso sulle condizioni, le opportunità e i rischi che si prospettano per l'Afghanistan nel momento in cui, dopo il 2014, le forze internazionali lasceranno il Paese.