"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Ambiente e biodiversità

Per rigenerare il Monte Bondone
Foto Gianni Zotta Vita Trentina

Causa meteo, l'iniziativa è stata sospesa e rinviata al 19 giugno.

L'ultima iniziativa della tre giorni "Aspettando Terra Madre si svolge domenica 29 maggio 2022, con inizio alle ore 10,00, presso le ex Caserme austroungariche delle Viote sul Monte Bondone, una giornata per "Rigenerare il Monte Bondone". 

Per riappropriarsi di uno spazio di grande valore architettonico, storico e ambientale e per un ripensamento sul futuro del Bondone, come ecosistema che unisce un vasto territorio fra la Valle dei laghi e la Vallagarina, fra il capoluogo e  il lago di Garda.

Parole e sapori, escursioni e conoscenza. Insieme agli esponenti di Slow Food ci saranno:

Alex Benetti, presidente Circoscrizione Monte Bondone;

Giorgio Ianes, vicesindaco di Garniga Terme;

Vincenzo Calì, storico e già direttore del Museo storico del Trentino.

La mattinata si concluderà con una degustazione a cura dei Cuochi dell'Allenza. Nel pomeriggio ci sarà anche una escursione nei prati delle Viote con i nostri botanici che si concluderà con una merenda al Rifugio Viote.

«Il monito della ninfea» a scuola
Foto di Stefano Semenzato

Prende il via mercoledì 2 marzo 2022 a Trento un itinerario formativo attorno al libro “Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite”.

 

«... resta pur sempre valido il monito espresso dall’immagine della ninfea

che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni,

di modo che, il giorno che precede la copertura dell’intera superficie dello stagno

la metà ne resta ancora scoperta,

per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero,

è portato intimamente a credere all’imminenza della catastrofe.»


Remo Bodei, Limite


Descrizione

Sono trascorsi più di tre anni da quella notte di fine ottobre 2018 quando la furia del vento abbatté 42.500 ettari di bosco e foreste dolomitiche. Si trattò dell'evento di maggior impatto sugli ecosistemi forestali mai avvenuto in Italia, cambiando in questo modo il volto di 494 Comuni, per un territorio complessivo di 2.306.000 ettari spalmati sull'arco alpino orientale. In un contesto nel quale gli avvenimenti si consumano in pochi giorni, a volte in poche ore, il lasso di tempo che ci separa da quel tragico evento può sembrare sufficiente per metterlo in archivio.

Se pensiamo che in questi due anni è accaduto di tutto, non solo il susseguirsi di altri eventi estremi che hanno scosso gli ecosistemi in ogni parte del pianeta ma soprattutto una sindemia che ancora sta devastando la vita di miliardi di persone, il ciclone tropicale Vaia potrebbe oltremodo apparire come un fatto verso il quale non riservare ulteriore attenzione. Questo mettersi le cose alle spalle senza averne colto il monito non va bene.

Allo stesso modo continuiamo a guardare gli avvenimenti come se fossero compartimenti stagni quando invece tutto si tiene. «Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe» scrive Walter Benjamin nel suo Angelus Novus. Un'esortazione che vale anche per questo nostro tempo, che ci dovrebbe aiutare a riconoscere le connessioni fra le cose che accadono e che appaiono solo apparentemente estranee l'una all'altra.

Accettare il senso del limite
Jasenovac

L'editoriale apparso dell'edizione di ieri sul Corriere del Trentino

di Ugo Morelli

(9 marzo 2022) Il grande maestro di scuola Mario Lodi aveva scritto nel 1963 un libro che fece epoca sulle possibilità dell’educazione: «C’è speranza se questo accade al Vho». Il Vho è una piccola località vicino a Piadena, dove Lodi insegnava. In quel luogo l’educazione riusciva a creare anno dopo anno cambiamento ed emancipazione, libertà e civiltà.

Vuoi vedere che un’intera epoca dopo e in un mondo totalmente cambiato, forse non in meglio, si apre una speranza, ancora una volta in un luogo? A leggere la lista dei firmatari e sostenitori del documento: «Un Green deal per le foreste dolomitiche. Vaia da sciagura a opportunità», c’è da rimanere positivamente pieni di stupore e speranza per il numero di firmatari e per la loro rappresentatività. Lo stupore è giustificato ancor più dall’importanza, dalla chiarezza e dalla forza del contenuto del documento. Attivato da Michele Nardelli e Walter Nicoletti, il documento assume i luoghi come fondamento per un cambiamento epocale, il cui riferimento non sono solo i luoghi stessi, ma il pianeta su cui viviamo e la nostra vivibilità.

Oltre il limite. A proposito della ristrutturazione del rifugio Santner
Rifugio Santner

Quando i luoghi dell’anima, dove gli individui entrano in contatto con la propria natura biologica e spirituale, saranno ridotti a merci qualcuno si arricchirà ma tutti saremo più poveri *

di Diego Cason

Esposti a un’insidia, a un pericolo mortale, a una persecuzione, cerchiamo un riparo. Un refugium, dal latino refugere, che non significa riparare ma rifuggire, da cui rifugiato. Il rifugio che conosciamo meglio è quello alpino. Dove ci si rifugia, appunto, per sfuggire alle minacce della montagna. Deriva dagli antichi “xenodochi”, ospizi gratuiti per forestieri e pellegrini. In tutti i monti del mondo c’è qualche tipo di rifugio. Alcuni nacquero sfruttando pareti aggettanti, grotte, antri erosi dai venti. In Svizzera li chiamano capanne: anche in tedesco Hütte si riferisce a una casupola (Hundenhütte è la cuccia del cane), se vogliamo indicare un rifugio bisogna utilizzare il termine Berghütte (capanna di montagna). I rifugi erano, di norma, luoghi semplici che fornivano un giaciglio e cibo d’emergenza.

Con la diffusione dell’alpinismo e la nascita del turismo moderno nell’Ottocento i rifugi si trasformarono in alberghetti. Oggi, con il turismo alpino di massa, sono pressati da una domanda di servizi un tempo sconosciuta. I primi rifugi moderni servivano come punti d’appoggio per raggiungere obiettivi strettamente alpinistici e, di frequente, furono edificati in luoghi posti già in alta quota per agevolare l’arrampicata verso una o più cime. Spesso furono costruiti su valichi e passi sfruttando edifici precedentemente dedicati ad altro scopo, come ricoveri per i pastori o per carbonai che trascorrevano periodi piuttosto lunghi in alta montagna. Oggi questo tipo di funzione è svolta da bivacchi prefabbricati portati direttamente in elicottero sul posto. I rifugi invece hanno seguito un’evoluzione che li ha in gran parte trasformati in alberghi, più o meno grandi, quasi sempre dotati di un servizio di ristorazione, di bagni e camere individuali al posto delle grandi camerate e dei bagni collettivi.

«Inverno liquido» su Radio Radicale nella Giornata della Terra
Un'immagine della presentazione di Roma

Un significativo spazio è stato dedicato da Radio Radicale al libro "Inverno liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa" nella Giornata della Terra.

Oltre all'intervista a Michele Nardelli andata in onda il 22 aprile alle ore 13.00 (https://www.radioradicale.it/scheda/696107/inverno-liquido-montagne-crisi-climatica-fine-del-turismo-di-massa-intervista-a), Radio Radicale ha dedicato una diretta della presentazione del libro a Roma di venerdì scorso nella splendida cornice della Libreria Spazio Sette in via dei Barbieri, a due passi da Largo di Torre Argentina (https://www.radioradicale.it/scheda/696175/presentazione-del-libro-di-maurizio-dematteis-e-michele-nardelli-inverno-liquido-la).

La presentazione - che ha visto la presenza di un folto pubblico - è stata coordinata da Silvano Falocco e ha visto la partecipazione di Filippo Tantillo, Paolo Piacentini e Marta Bonafoni in dialogo con gli autori Maurizio Dematteis e Michele Nardelli.

Un Green Deal per le foreste dolomitiche
Altopiano Marcesina, dopo Vaia

VAIA, DA SCIAGURA AD OPPORTUNITÀ

Un appello della società civile trentina per riavvicinare la comunità alla gestione responsabile del patrimonio forestale attraverso un patto che rilanci l’utilizzo sostenibile delle risorse e tutti gli attori della filiera.

Dal bosco una nuova idea di sviluppo per le regioni dolomitiche.

Sabato 15 gennaio 2022, ore 11.30. Trento, Muse (Sala convegni)

Un “green deal” ovvero un patto per lo sviluppo sostenibile rivolto alle foreste dolomitiche dopo la sciagura di Vaia viene presentato in una Conferenza stampa sabato 15 gennaio 2022 dai rappresentanti della società civile trentina: associazioni del privato sociale ed ambientaliste, rappresentanze del mondo dell’impresa, delle professioni e della ricerca.

La tragedia ambientale di Vaia, si scrive nel documento, deve diventare un’opportunità anche attraverso l’iniziativa dal basso dei cittadini e delle loro rappresentanze.

Non si tratta pertanto di una proposta che intende sovrapporsi a quanto fatto fino ad ora dalle istituzioni nel dopo-Vaia ma che punta a creare nuovi livelli di responsabilità sviluppando consapevolezza ed iniziativa a partire dalle rappresentanze sociali e poi dagli enti intermedi e dalle istituzioni per rilanciare le politiche per la montagna sia in chiave di protezione sia per quanto riguarda uno sviluppo compatibile con i sui delicati equilibri.

Prima il nucleare, poi l'acqua: come si vuole mettere in soffitta la volontà popolare
Acqua bene comune

L'amico Emilio Molinari mi invia queste righe.

«Cari amici, oggi il "Fatto Quotidiano" ha pubblicato un mio articolo e un appello a Papa Francesco.

Il perché sta nel fatto che il governo ha candidato il nostro Paese ad ospitare il Forum Mondiale dell'acqua. Non pensate sia un appuntamento dell'ONU e delle istituzioni mondiali, è bensì il Forum delle Multinazionali dell'acqua.

Ma questo lo leggerete. Vi chiedo di diffonderlo nelle vostre reti... che una secchiata di acqua svegli un paese che sembra anestetizzato.
 
Un abbraccio a tutti».
 
Grazie Emilio. Lo riprendo volentieri, perché in questo clima di "unità nazionale" sembra quasi che il pensiero critico e il dibattito politico non debbano più avere cittadinanza. Passando sopra pronunciamenti popolari come il ritorno al nucleare e l'acqua come bene comune, questioni cruciali che hanno rappresentato pietre miliari nell'esercizio della democrazia.
 
Nell'allegato trovate la pagina del Fatto Quotidiano che riprende l'articolo di Emilio e la sua lettera-appello a Papa Francesco.