"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Balcani

Navigando lungo i sapori del Danubio. Dal 2 al 9 agosto 2015
Navigando lungo il Danubio

 

Dopo il successo delle edizioni 2013 e 2014, anche per l’estate 2015 Viaggiare i Balcani e Slow Food sono lieti di invitarvi a “Navigando lungo i sapori del Danubio”. 

Da Novi Sad alle Porte di ferro su un battello dichiarato patrimonio culturale della Serbia e utilizzato dal regista Emir Kusturica per il film Underground. Un viaggio alla scoperta della straordinaria biodiversità racchiusa nel medio corso danubiano, ma soprattutto una presa di coscienza critica della sovranità alimentare grazie all’incontro con le comunità del cibo di Terra Madre provenienti dalla Serbia intrecciando cibo, tradizioni e identità locali. Caffè letterari e musica e accompagneranno infine i partecipanti durante le ore di navigazione e nelle soste a terra.

"Navigando lungo i sapori del Danubio" è un progetto di Viaggiare i Balcani realizzato in collaborazione con Slow Food (www.slowfood.com).

Srebrenica, vent'anni dopo.
Il memoriale di Potocari, Srebrenica

1995 SREBRENICA 2015

memoria e giustizia per la pace

 

1915: i massacri della prima guerra mondiale;

1945: scoperti gli orrori di Auschwitz;

1995: 11 luglio genocidio a Srebrenica;

2015: le guerre che non finiscono (Medio Oriente, Africa, Ucraina) - percorsi di memoria per un percorso di pace.

 

Proiezione del film “SOUVERNIR SREBRENICA” di Roberta Biagiarelli

Una riflessione di Michele Nardelli su quel che ci consegna il Novecento

 

Serata promossa da: AVIL Onlus e Comitato di sostegno alle forze e iniziaticve di pace della provincia di Padova con il sostegno del Comune di Sant'Angelo di Piove.

Ritorno a Srebrenica
Potocari, Srebrenica

Le commemorazioni per il ventesimo anniversario del genocidio di Srebrenica si svolgeranno in una cittadina dove non vive più nessuno.

 

di Andrea Oskari Rossini *

 

(8 luglio 2015) “La linea era qui, a Zelenj Jadar. Questo era il check point dell'Unprofor, davanti c'erano i serbi e noi eravamo 20 metri più giù. Dritto arrivi alla Drina, a destra vai a Milići. Srebrenica è dietro di noi. Se questa linea saltava, i cetnici entravano in città.”

Percorro in macchina con Muhamed la strada fatta dall'esercito di Mladić nel luglio del '95. Quando a Srebrenica è arrivata la guerra, lui aveva meno di dieci anni. Il suo villaggio guarda il massiccio del Tara, e veniva bombardato direttamente dalla parte della Serbia, oltre il fiume. Ad ogni curva si ferma, e mi spiega cos'è successo in quel punto. “Là sopra è ancora tutto minato. Qui, a Kralja Voda, i paramilitari di Goran Zekić hanno incendiato tutto subito, nel '92. Si vedono ancora i resti del loro lavoro. Oltre la zona di separazione, a destra, ci sono le tombe dei soldati uccisi. Le trincee erano là sopra. La Serbia è là, un chilometro in linea d'aria.”

Sono passati vent'anni. Non sembrano così tanti, mentre Muhamed mi mostra i luoghi in cui ha vissuto da bambino. Un genocidio non finisce quando finiscono le uccisioni. Continua, con le domande che torturano i sopravvissuti e le ossa che continuano ad affiorare. “Vedi quell'altura? Da là è facile fermare i carri armati. Se blocchi il primo, hai chiuso la strada. Gli olandesi però, invece di difendere la città, ci hanno impedito di sparare. Sono stati complici nella caduta di Srebrenica, e nel genocidio.”

Bosnia Erzegovina, si gioca col fuoco.
I certelli all\'ingresso della Republika Srpska

Entro il mese di settembre 2015 si svolgerà in Republika Srpska un referendum che assume un forte valore simbolico sull'integrità della Bosnia Erzegovina.

di Michele Nardelli

(17 luglio 2015) Su proposta del premier Milorad Dodik il Parlamento della Republika Srpska (una delle due entità della Bosnia Erzegovina) ha deciso con 45 voti favorevoli e 31 astensioni di andare al referendum nel prossimo mese di settembre sul potere della Corte Nazionale (la magistratura centrale della Bosnia Erzegovina) nel territorio della RS.

Non è ancora il referendum più volte richiesto da Dodik per l'indipendenza della RS, ma certamente questa consultazione popolare assume un forte valore simbolico, tanto è vero che ha scatenato una serie di dichiarazioni dai toni pesanti. Per Bakir Izetbegovic, rappresentante bosniaco musulmano all'interno della presidenza tripartita di Sarajevo, si tratta “dell'atto distruttivo più pericoloso dopo la firma degli accordi di pace di Dayton". Dodik ha risposto che “il referendum rappresenta un mezzo democratico per permettere al popolo della Repubblica Srpska di esprimere il proprio parere" e che “Bakir Izetbegovic rappresenta la minaccia più grande per la pace e la stabilità della Bosnia e della regione”.

Sarajevolution. Questa sera a Trento
La Vjesnica, la biblioteca nazionale di Sarajevo

(1 luglio 2015) Questa sera alle ore 20.30 a Trento, presso il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale (Vicolo San Marco 1) verrà presentato per la prima volta a Trento il documentario "Sarajevolution". Per l'occasione riprendo un report di Andrea Oskari Rossini realizzato per Osservatorio Balcani Caucaso qualche mese fa in occasione della "prima" nella città di Sarajevo, con un'intervista ad una delle curatrici del documentario, Giulia Levi, che questa sera parteciperà alla presentazione in un dialogo con Michele Nardelli e Daniele Bombardi.

 

di Andrea Oskari Rossini                       

 

Il documentario sulla scena culturale di Sarajevo è stato presentato nei giorni scorsi nella capitale bosniaca. Intervista con una delle autrici

Lo storico teatro Sartr ha ospitato venerdì scorso la prima per la Bosnia Erzegovina di Sarajevolution, progetto italo-bosniaco dedicato alla scena culturale sarajevese. Un pubblico numeroso, in prevalenza volti noti del mondo dell'arte, del giornalismo e della cultura della capitale bosniaca, ha accolto con entusiasmo il documentario firmato da Giulia Levi, Marco Rubichi e Federico Sicurella e diretto da Rocco Riccio. La serata è stata introdotta dall'Ambasciatore d'Italia in Bosnia Erzegovina, Ruggero Corrias, che ha sintetizzato felicemente il senso del progetto (“un atto d'amore nei confronti di questa città”), lanciando il mese della cultura italiana che si svolgerà a Sarajevo nel mese di novembre.

Ciao Mursel
Mursel in una delle visite nei luoghi dove sorse il campo di Omerska

Nei giorni scorsi nell'ospedale di Banja Luka è morto a 68 anni Muharem Murselović, esponente della comunità bosniaco-mussulmana di Prijedor. Un ricordo

di Michele Nardelli

(15 giugno 2015) Se non ricordo male ho conosciuto Muharem Murselović nel 1998, ma non a Prijedor. Lui nella sua città non poteva farsi vivo perché gli effetti della pulizia etnica erano tutto intorno a noi (un anno prima, a guerra ormai finita da tempo, vennero fatte saltare decine di case appena ricostruite affinché i legittimi proprietari si dissuadessero a rientrare) e perché alla testa dell'amministrazione comunale c'erano ancora gli esponenti del Comitato di crisi che sei anni prima avevano organizzato il pogrom contro i “non serbi”, ovvero la maggioranza degli abitanti di Prijedor.

Perché Mursel (così veniva chiamato da tutti) era uno dei rappresentanti della comunità bosniaco-mussulmana che nei quasi quattro anni di guerra finì nei campi di concentramento, assassinata, stuprata, fatta sparire, espropriata di ogni cosa (le case incendiate, le abitazioni confiscate, i conti correnti spariti...) e infine cacciata. Un po' di persone, nelle ore tragiche della distruzione di Kozarac e della Ljeva Obala (la riva sinistra del fiume Sana), erano riuscite a scappare... Nei racconti dei superstiti il dramma di quei giorni della fine di aprile del 1992, il dolore delle vite e delle famiglie spezzate, la violenza del fazzoletto bianco di riconoscimento dei “balija” (come venivano chiamati dai serbi i bosgnacchi) e della cancellazione di una particolare storia europea facendo saltare con la dinamite in una notte quattordici moschee e tutto quel che poteva avere a che fare con i “non serbi”.

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Lettera aperta a Papa Francesco
Il ponte di Mostar quando venne abbattuto

 

Papa Francesco è a conoscenza del fatto che sarà ricevuto a Sarajevo dalle stesse persone che hanno dato il benvenuto e hanno glorificato i criminali di guerra?

Un gruppo di intellettuali bosniaci si rivolgono con una lettera aperta a Papa Francesco in vista dell'imminente visita in Bosnia Erzegovina

 

Caro Papa Francesco

Siamo profondamente incoraggiati dalla Sua prossima visita nel nostro Paese. Siamo rincuorati dall'annuncio della visita in quanto convinti che la Sua presenza  contribuira alla crescita di semi del bene e al consolidamento della fraternità e della pace, e ci siamo per questo motivo presi la libertà di rivolgerci a Lei. Come cittadini della Bosnia-Erzegovina, vorremmo condividere con Lei qualcosa che forse non sentirà dai nostri politici e funzionari. Ci rivolgiamo rispettosamente alla Vostra Santità per metterla a conoscenza di alcune questioni che riteniamo di cruciale importanza per la Bosnia-Erzegovina e per la gente che vi abita.

Catholic News Agency ha accompagnato l'annuncio della Sua visita con la seguente affermazione: "(Sua Santità) sarà presente in una nazione segnata da una grande diversità etnica e religiosa, che è stata utilizzata come un fattore chiave nella recente guerra nel Paese." Troviamo questa frase estremamente preoccupante e non corrispondente alla verità.