"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Miguel de Cervantes
Don Chisciotte della Mancia
Einaudi Editore
«... Il Don Chisciotte del 1605, che è la prima parte dell'intero romanzo di Cervantes, fu scritto nella piena consapevolezza storica della vasta e complicata tragedia rappresentata dallo scenario toledano. Si allude al glorioso passato di Toledo (e della Spagna) come luogo di confluenza interreligiosa e impareggiabile centro di traduzioni per l'intera Europa attraverso la sua rovina, che all'alba del XVII secolo era una realtà fin troppo evidente. I manoscritti e i libri che un tempo erano stati il più prezioso degli immensi tesori di Toledo erano talmente svalutati che, se comparivano in strada, era solo al fine di venderli e trasformarli in stracci. Per di più questo era il destino dei libri ... sopravvissuti al fuoco. I roghi dei libri, iniziati nei primi anni del secolo precedente, dopo la capitolazione di Granada, vengono ricostruiti nel quinto capitolo dello straordinario romanzo di Cervantes in un'altra scena molto allusiva, la celebre "Inquisizione dei libri". Naturalmente, all'epoca di Cervantes non erano scomparsi soltanto i libri, ma anche la conoscenza delle lingue in cui erano scritti, l'arabo e l'ebraico: proprio le capacità che un tempo avevano permesso di acquisire e trasmettere il sapere e avevano fatto di Toledo il centro dell'universo per molti popoli civilizzati. ... Il palcoscenico costruito da Cervantes era affollato da versioni diverse della domanda se le cose possano mai essere quelle che sembrano, che affermano di essere, che vogliamo che siano, che ad altri occorre che siano...»
da "Principi, poeti e visir" di Maria Rosa Menocal. Il Saggiatore
Legambiente dei Comuni Pedemontani Modenesi e la Sezione del CAI di Sassuolo promuovono la presentazione del libro di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli
INVERNO LIQUIDO
La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa
(DeriveApprodi, 2023)
Premio speciale saggistica Leggimontagna 2023 e Fondazione Dolomiti Unesco
Incontro con l'autore Michele Nardelli
Mercoledì 15 novembre 2023, alle ore 20.45
presso Casa Corsini, via Statale 83, a Spezzano di Fiorano Modenese
L'incontro avviene nell'ambito della rassegna "Le serate di Legambiente" (vedi allegato)
Considerazioni attorno al libro di Mauro Ceruti e Francesco Bellusci "Umanizzare la modernità"
di Ugo Morelli *
Nell’introdurre il libro di Pier Paolo Pasolini uscito nel 1971, Trasumanar e organizar [Garzanti, Milano], Franco Cordelli rivolge un invito al lettore: «Per leggere le poesie di Trasumanar e organizzar occorre prima di tutto molta pazienza…». Il proposito epistemologico e operativo che anima il lavoro di Mauro Ceruti con Francesco Bellusci si fonda su un invito alla riflessione e alla capacità umana di trascendersi che, per la sua portata, non esige meno pazienza e senso di responsabilità.
Pare di essere di fronte a uno di quegli “effetti ragguardevoli” che la ricerca scientifica ha sulla cultura e sui nostri sistemi di pensiero, ma ancor più sui nostri modi di vivere e sentire il mondo, di cui ha scritto di recente Emilia Margoni su doppiozero [Fisica superstar]. Scrive, infatti, Margoni, a proposito di alcuni percorsi di approfondimento e ricerca nella fisica contemporanea: «E mi viene da credere che questo détour nelle pendenze scoscese di un campo che pretende di dire l’ultima parola sulla realtà materiale possa avere effetti ragguardevoli sulla sua controparte culturale – proprio come accadeva negli scritti di quei mirabili esponenti della filosofia classica, insensibili alle presunte distinzioni tra cultura e natura, convinti che la trasformazione del nostro mondo interiore non potesse passare che per una conoscenza esatta di quanto ci lega intimamente a ogni altro atomo di materia sparso nel cosmo». Ecco, è forse proprio quel legame intimo che connette l’atomo al cosmo in modo circolare e inestricabile che, tra le altre ispirazioni, sembra fecondare le riflessioni di Ceruti con Bellusci in questo libro. Chi ha potuto dialogare con Ceruti nel corso del tempo sa che prima di tutto agisce, nel pensare insieme, un’atmosfera, un fondo accomunante che precede e informa la tessitura della conoscenza.
Anche questo libro contiene pensieri potenti e cruciali per tutti noi, ma sono quasi sussurrati, all’insegna del silenzio sulla cui superficie, come in bassorilievo, emergono analisi e indicazioni per uno scopo vissuto con un sentimento di obbligo. La domanda, forse difensiva rispetto all’ineluttabilità dell’analisi, è se quella “obbligatorietà” è il problema o la soluzione.
Quella che segue è la lettera di Elena Cecchettin pubblicata dal Corriere della Sera. La sorella di Giulia fin dalle prime ore ha preso posizione perché la tragedia sia spunto di riflessione sulla violenza di genere.
di Elena Cecchettin
Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I «mostri» non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro.
La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling.
«Maurizio Dematteis e Michele Nardelli affrontano, con un’indagine serrata tra Alpi e Appennini, l’ormai insostenibile situazione dell’industria del turismo legato alla neve e allo sci alpino che si trova a dover affrontare una crisi originata dal gigantismo delle strutture abitative e degli impianti di risalita, messo ancor più in rilievo dal fatto che il cambiamento climatico sta modificando in maniera drastica la situazione che oggi vede un deciso calo delle precipitazioni nevose e, contemporaneamente, un evidente scioglimento dei ghiacciai. Questo libro affronta vari problemi: dall’incombente crisi economica di un settore, al contraccolpo sociale e demografico che investirà zone già molto fragili per gli evidenti disequilibri, all’ingombrante presenza di strutture ormai inutili e obsolete, al recupero di spazi strappati alla natura. Con il costante richiamo che l’uomo non può pensare esclusivamente all’economia»
(Le motivazioni con le quali la Giuria del Premio letterario Leggimontagna 2023 e la Fondazione Dolomiti Unesco hanno assegnato a "Inverno liquido" il Premio speciale Dolomiti patrimonio dell'umanità Unesco)
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Nell'ambito della rassegna "I martedì del CAI" e con il patrocinio del Comune di Padova
Martedì 24 ottobre 2023, alle ore 21.00
presso la Sede del CAI in via Gradenigo 10 a Padova
si svolgerà la presentazione del libro di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli
"Inverno liquido
la crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa"
(DeriveApprodi, 2023)
Gli autori Maurizio Dematteis (da remoto) e Michele Nardelli (in presenza)
dialogheranno con il pubblico.
Sabato 21 ottobre 2023, alle ore 17.00
presso la Biblioteca Civica di Vipiteno, in via Dante n.9
si svolge la presentazione del libro di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli
"Inverno liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa"
(Derive Approdi, 2023)
Premio Speciale Dolomiti patrimonio mondiale UNESCO a Leggimontagna 2023
A parlarne con uno degli autori, Michele Nardelli
ci sarà la direttrice della Biblioteca Civica Karin Hochrainer e il pubblico presente.
di Diego Cason
Nella storia umana la pace è transitoria, una fortunata contingenza, prodotta e protetta da una solida barriera di iniquità, figlie del predominio. Lo sapeva già Esiodo 2800 anni fa:
O Perse, ascolta tu la Giustizia, né mai favorire
la Prepotenza: ch’è male pel debole; e il forte, ancor esso
non la sostien leggera, ma sotto il suo peso s’aggrava,
quand’ei nella Follia della colpa s’imbatte. Assai meglio
vale seguir l’altra via, che guida a Giustizia: Giustizia
sempre alla fine trionfa, lo stolido impara a sue spese.
La pace è un’aspirazione utopica che, come il fuoco, deve essere quotidianamente alimentata. Se la fiamma dell’utopia langue o si estingue l’armonia è perduta e con essa la pace. Anche Pindaro tre secoli dopo, a proposito di Atene, scrive:
Quivi abita, insieme con Ordine e Giustizia sua suora, per cui
in pie’ le città restan salde, e Pace, datrice di beni,
figlie auree di Tètide dal savio consiglio.
Tracotanza, ch’è madre superba
dell’Odio, sanno esse respinger lontano.
Pindaro associa, come è necessario, per avere un’armonia duratura, le tre figlie di Tètide. La loro madre ebbe anche un figlio maschio, Achille, simbolo della prepotenza, condannato alla perenne guerra alla quale si adattò, credendosi immortale, perché ambiva la gloria. Il conflitto e il violento massacro dei fratelli stanno scritti nella natura ferina dell'uomo. Per ottenere la pace è necessario rifiutare il destino e desiderare qualcosa di meglio da condividere con gli altri.