«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Soheila Javaheri Mohebi
Per elaborare un discorso sulle donne afghane questa volta ho deciso di andare oltre la trascrizione delle mie sensazioni, rivolgendo una domanda ad un gruppo stretto di amici e conoscenti, persone di cui stimo pensieri e ammiro le opere artistiche nei campi più diversi, dalla letteratura alla fotografia, dalla saggistica al teatro. Il risultato è stato sorprendente e nello scritto che segue provo a raccontare di un Afghanistan immaginario che è emerso dalle nostre discussioni.
La mia domanda era così posta: «Dopo la caduta di Kabul del 15 agosto 2021 e la frammentazione del paese, dove potrebbe essere il punto Sifr-Zero, di partenza per il movimento dell’emancipazione femminile in Afghanistan?»
Roghia Hassanzada pensa che non esista un punto Sifr-Zero per il movimento dell’emancipazione femminile. La caduta di Kabul era il momento cruciale per quella voglia di cambiare le regole del gioco a favore delle donne, una voglia che insieme alle sue conquiste è stata sepolta viva. Roghia viveva a Herat e faceva parte del circolo letterario e artistico della città, dopo la caduta di Kabul, insieme a sua figlia è scappata in Iran e vive in una condizione precaria e vulnerabile a Mashhad. La sua vita e quella di sua figlia è fuori pericolo, ma è preoccupata per i suoi due figli maschi rimasti a Herat.
«Tempi interessanti» (57)
... In quei giorni incontrai per un breve saluto il comandante in capo, nella sua tradizionale divisa militare. La rivoluzione cubana e il terzomondismo avevano rappresentato per la mia generazione un punto di riferimento nella lotta contro l'imperialismo e dunque l'emozione per quella stretta di mano e per quello scambio di parole era forte. Avevo di fronte a me l'eroe della rivoluzione che aveva osato sfidare l'imperialismo nordamericano, il compagno di Ernesto Guevara che pure aveva scelto altre strade lontano da Cuba, il personaggio che aveva dato corpo al sogno di milioni di esseri umani dimostrando che in fondo la scalata al cielo non era impossibile. Eppure Fidel Castro mi sembrò già allora il simbolo di una storia che stava per finire...
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Lo stato attuale del clima
Rispetto al Quinto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR5) sono migliorate le stime basate sulle osservazioni e le informazioni dagli archivi paleoclimatici, che forniscono una visione completa di ogni componente del sistema climatico e dei suoi cambiamenti fino ad oggi. Nuove simulazioni dei modelli climatici, nuove analisi e metodi che combinano numerose evidenze, portano ad una migliore comprensione dell’influenza umana su un’ampia gamma di variabili climatiche, compresi gli estremi meteo-climatici.
È inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse. Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera.
- Gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati da attività umane. Dal 2011 le concentrazioni in atmosfera hanno continuato ad aumentare, raggiungendo nel 2019 medie annuali di 410 ppm per l’anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4), e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O).
Il discorso di Papa Francesco al terzo incontro mondiale dei movimenti popolari
«...Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C’è - l’ho detto di recente – un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità. Di questo terrorismo di base si alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano terrorismo etnico o religioso. Ma nessun popolo, nessuna religione è terrorista! È vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo inizia quando «hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro...»
«Tempi interessanti» (49)
Il 24 aprile 2013 a Savar, nella grande periferia di Dacca (Bangladesh), crollava come un castello di carte il “Rana Plaza”, un edificio di otto piani che ospitava decine di laboratori tessili, oltre a negozi, abitazioni e una banca. Questi ultimi erano stati in precedenza evacuati per il manifestarsi di crepe nel palazzo, i laboratori no. Morirono 1129 persone, i feriti furono 2515...
... dovremmo sapere che “l'esercito invisibile che solca il mondo” di cui parlava Mario Calabresi su “la Repubblica” non è un tutt'uno indistinto, che gran parte dell'internazionalizzazione si fonda sulla deregolazione più offensiva verso i diritti della persona, che anche nella “banalità del bene” alberga l'insidia dei “civilizzatori” e che non basta aiutare una ong per togliersi di torno la falsa coscienza...
di Razi e Soheila Mohebi
(3 agosto 2016) Durante la manifestazione pacifica del 23 luglio in Kabul, oltre 100 persone hanno perso la vita e più di 500 persone sono rimaste gravemente ferite. Erano studenti universitari, laureati e dottorandi, e appartenevano al movimento "enlightenment" ("illuminazione"). In queste righe provo a descrivere il movimento, la sua nascita e le sue speranze…
Dopo la caduta dei Talebani nel 2001, il popolo Hazara ha scelto la via della formazione e dell’educazione per superare la guerra e soprattutto la cultura della belligeranza che fino a quel momento avevano dominato l’intero paese. Dopo la prima conferenza di Bonn del 5 dicembre 2001, gli Hazara hanno percepito e vissuto in uno spazio limitato che comunque permetteva loro di mandare le proprie figlie ed i propri figli a scuola dopo gli anni bui della guerra civile e dei Talebani. Questo spazio ha permesso loro di fondare le prime scuole autofinanziate dai genitori e di mettere in piedi un modello sostenibile di educazione che riuscisse a sopravvivere anche di fronte alle miopie governative e alla precarietà degli aiuti internazionali.
A cura del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, di ACCRI Ong e della Scuola di Studi Internazionali dell'Università di Trento
Coordina Mauro Cereghini
Intervengono Jairo Agudelo Taborda, Mario Enrique Vargas Sáenz