"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Con lo scritto del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky vorrei aprire in questo spazio un confronto in vista del referendum attorno alla cosiddetta Riforma costituzionale.
di Gustavo Zagrebelsky
(20 gennaio 2016) Democrazia e lavoro sono le radici della nostra Costituzione del 1948. Una cosa è cambiare, un’altra è il come cambiare. Il superamento del bicameralismo perfetto è largamente condiviso, ma siamo di fronte a un testo incomprensibile e al ritorno a condizioni pre-costituzionali.
Coloro che, la riforma costituzionale, la vedono gravida di conseguenze negative non si aggrappano alla Costituzione perché è “la più bella del mondo”. Sono gli zelatori della riforma che usano quell’espressione per farli sembrare degli stupidi conservatori e distogliere l’attenzione dalla posta in gioco.
La posta in gioco è la concezione della vita politica e sociale che la Costituzione prefigura e promette, sintetizzandola nelle parole “democrazia” e “lavoro” che campeggiano nel primo comma dell’art. 1. Qui c’è la ragione del contrasto, che non riguarda né l’estetica (su cui ci sarebbe peraltro molto da dire, leggendo i testi farraginosi, incomprensibili e perfino sintatticamente traballanti che sono stati approvati) né soltanto l’ingegneria costituzionale (al cui proposito c’è da dire che nessuna questione costituzionale è mai solo tecnica, ma sempre politica).
di Roberto Pinter
(16 gennaio 2016) Il rinnovo della concessione all'A22 è una buona notizia, perché lascia alle Istituzioni dell'Autonomia il controllo di una importante infrastruttura, e del suo impatto sul territorio, nonché il controllo delle risorse economiche che comunque ne derivano. Che l'A22 si trasformi in una società interamente pubblica è un'altra notizia positiva dopo una stagione all'insegna delle privatizzazioni come scelta spacciata come l'unica per garantire efficienza e modernizzazione. Ma c'è una terza notizia ed è che la sottoscrizione giunge prima di definire quale sarà il futuro del progetto della Valdastico ed è una buona notizia per chi ritiene che una qualche subordinazione del rinnovo all'impegno per il completamento della Valdastico verosimilmente ci sia o ci sia stata.
Trent'anni fa ho fatto la mia prima conferenza stampa, insieme ad esponenti veneti del mio partito, all'uscita del casello di Piovene Rocchette per denunciare il rinnovato progetto di completamento e devo dire che il tempo sebbene sembra trascorso invano date le dichiarazioni del presidente della Regione Veneto, in realtà oltre a non concretizzare il progetto ha permesso di maturare alcune cose.
A ottobre 2015 la montagna delle sofferenze lorde del sistema bancario italiano si è attestata sui 200 miliardi di euro. Smaltirle è una delle condizione per accrescere i flussi di credito diretti alle imprese e alle famiglie
di Raffaele Lungarella *
Le sofferenze nel settore dell’edilizia residenziale
Le sofferenze accumulate nel settore dell’edilizia residenziale sono imputabili non tanto a politiche spregiudicate delle banche nel fare gli affidamenti, quanto piuttosto alla crisi economica, che ha tagliato i redditi delle famiglie e reso morosi incolpevoli un certo numero di mutuatari in precedenza del tutto in grado di pagare le rate dei mutui; questa riduzione è anche la causa principale per cui alcune imprese di costruzione non hanno avuto un numero sufficiente di acquirenti delle abitazione realizzate e per questo sono diventate insolventi. Ai fini della valutazione di queste sofferenze si deve rilevare che: a) i crediti da cui sono state originate sono sempre coperti da garanzie reali, cioè da ipoteche sulle abitazioni o sulle aree edificabili sulle quali costruirli e su quello che è stato realizzato sopra di esse; b) i finanziamenti sono stati d’importo inferiore sia ai valori degli immobili sia all’importo delle ipoteche accese su di essi; c) è possibile che, in molti casi, al momento in cui i crediti erogati per l’acquisto delle abitazioni sono diventati inesigibili, il capitale mutuato fosse stato già in parte restituito. Il valore di quelle sofferenze potrebbe, pertanto, essere inferiore all’attuale valore di mercato degli immobili dati in garanzia, e tale potrebbe restare ancora per qualche tempo se il mercato darà segni di ripresa. Le banche per recuperare i loro crediti possono vendere gli immobili pignorati con le procedure esecutive immobiliari. I tempi restano, però, lunghi, anche dopo la riforma che ha rese più veloci le procedure e non dei migliori per i redditi delle famiglie che dovrebbero acquistarli.
(8 gennaio 2016) Si è riaperto nelle ultime settimane il dibattito sul tema cruciale del Terzo statuto di autonomia. Ritengo utile, a questo proposito, riprendere il lavoro che avevamo predisposto insieme al prof. Francesco Palermo nel corso della passata legislatura sul tema della "Convenzione" come criterio partecipativo per definire una nuova cornice istituzionale per la nostra autonomia. Presentato il 31 luglio 2013, il Disegno di Legge Regionale che trovate in allegato rappresenta a mio avviso un importante riferimento metodologico e di orizzonte. Dall'archivio di questo blog la nota informativa di allora.
Dalla Spagna un messaggio a favore di politiche coalizionali
di Alessandro Branz
(24 dicembre 2015) I vari commenti che in questi giorni si sono susseguiti sulle elezioni spagnole hanno sottolineato l’affermazione di due forze nuove come “Podemos” e “Ciudadanos” e la (forse non temporanea) fine del bipartitismo che ha retto la Spagna negli ultimi decenni. Soprattutto Podemos merita attenzione, non solo per la novità in sé, ma perché si tratta di un fenomeno rivelatore di una linea di tendenza che, per lo più, soprattutto in Italia, viene ignorata o non presa nella dovuta considerazione.
Podemos, infatti, nonostante le sue origini movimentiste e profondamente critiche nei confronti della classe politica, ha poco o nulla a che vedere con il populismo “anti-politico” di talune forze anche italiane (si veda il Movimento 5 Stelle), né si propone come alternativa totalizzante al sistema dei partiti, ma anzi si sta dimostrando (perlomeno per ora) una forza disponibile ad entrare nel gioco politico-istituzionale e ad appoggiare, anche a livello governativo e pur a certe precise condizioni, una fase di “compromesso” finalizzata a guidare la Spagna in una fase di difficile transizione.
Un'attenta analisi dell'esito delle elezioni politiche in Spagna. Grazie Steven.
di Steven Forti
(22 dicembre 2015) Le elezioni spagnole del 20 dicembre hanno segnato l’inizio di una nuova tappa politica per il paese iberico. È finito il tempo delle maggioranze assolute, dei governi monocolore e del bipartitismo imperfetto. Vince il Partido Popular di Mariano Rajoy, mentre il PSOE di Pedro Sánchez mantiene il secondo posto, ma entrambi perdono moltissimi voti e seggi. Entrano con forza nelle Cortes di Madrid Ciudadanos e soprattutto Podemos, il vincitore morale di questo appuntamento elettorale. Ora inizia un tempo nuovo e incerto. Gli scenari possibili sono tre: un’alleanza di sinistra ampliata sullo stile portoghese, una grosse koalition alla tedesca o nuove elezioni.
Tracollo di Rajoy, rimonta di Podemos
Come nel vicino Portogallo, la destra che ha governato la Spagna negli ultimi quattro anni, applicando dure politiche di austerity, si è mantenuta primo partito in un appuntamento elettorale che ha visto crescere la partecipazione (73,2%) rispetto al 2011 e diminuire l’astensionismo (26,8%). Ma ancor più di Passos Coelho, i popolari di Rajoy, con il 28,7% dei voti e 123 deputati, hanno subito un tracollo considerevole, perdendo oltre 3,6 milioni di voti e ben 63 deputati. I socialisti guidati da Pedro Sánchez hanno tenuto meglio del previsto: 22% e 90 deputati, perdendo comunque 1,5 milioni di voti e 20 deputati. È il loro peggior risultato dalla fine della dittatura franchista. Ma è il bipartitismo nel suo complesso ad essere in crisi: se nel 2011 PP e PSOE sommavano il 73% dei voti (296 seggi), ora superano di pochissimo il 50% (213 seggi). Non è un crollo, questo è certo, ma è una caduta che pare non aver toccato fondo, iniziata con le elezioni europee del 2014 e continuata con le amministrative di maggio e le regionali catalane di settembre.
Il 28 dicembre del 1908, alle 5 e 21 del mattino, un evento sismico di enormi proporzioni si abbatte sulle città di Messina e di Reggio Calabria. I sismografi nemmeno riescono a registrare l'entità precisa della scossa, così forte da farne impazzire i pennini. Lo tsunami e gli incendi che ne seguono faranno il resto. Alla fine il conto delle vittime sarà disastroso: oltre 90 mila morti, metà della popolazione di Messina e un terzo di quella di Reggio. Qualcuno ha scritto che si trattò di un presagio di quel secolo, il Novecento, che con le sue guerre seminò ovunque morte e dolore.
La ricostruzione della tragedia attraverso un documentario della RAI
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=qoiEZ0CRCOo