"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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La settimana dell'accoglienza
Il logo dell\'iniziativa
"La Settimana dell’Accoglienza: insieme per generare valore sociale" si terrà dal 10 al 18 ottobre 2015. Promossa dalla Federazione regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), l'iniziativa propone una “settimana” speciale, un primo grande evento informativo e di sensibilizzazione a livello regionale sul tema dell'accoglienza inteso in tutte le sue declinazioni.

Al seguente link trovate il ricco programma:
http://www.cnca.it/images/stories/segreteria/Settimana_accoglienza.pdf

Lo scopo è far crescere nella nostra comunità la cultura dell’accoglienza, in tutti i suoi aspetti. Non mancheranno sia momenti culturali e di intrattenimento artistico, aperti alla cittadinanza, con esperti di livello nazionale sul tema del welfare e delle politiche di accoglienza, sia occasioni formative e di scambio di esperienze professionali e di volontariato.

I vari eventi sono promossi dalle associazioni e cooperative del Cnca del Trentino-Alto Adige: A.M.A., Apas, Volontarinstrada, Volontarius, Cooperativa Arcobaleno, Cooperativa Arianna, Cooperativa La Rete, Cooperativa Progetto 92, Cooperativa Punto d’Incontro, Cooperativa Samuele, Cooperativa Villa S. Ignazio.

INFO: segreteria.taa@cnca.it | 388 802 9445 Lisa | 0461 239640 Sandra | #settimanadellaccoglienza

 

Medellin, Moravia fiorisce
Il barrio Moravia

di Mauro Cereghini

Vedete? Un tempo questo era un piazzale sterrato, sporco e polveroso. Qui teneva i suoi discorsi Pablo Escobar, il re dei narcotrafficanti colombiani. Era l’unico spazio all'aperto del barrio Moravia, allora una delle baraccopoli più degradate di Medellin". Oggi quello che ci mostra Julio Castro Guaman, animatore sociale e nostra guida, è un campo da calcio in sintetico, perfettamente tenuto e molto frequentato, collegato ad una scuola superiore e ad una piazzetta per la movida serale. Il barrio è ancora un intrico di viuzze dove è meglio girare accompagnati, ma le strade sono pulite, le case abbellite da dipinti e murales, sono sorti edifici pubblici e centri comunitari, e c'è perfino una scuola di musica. “Moravia fiorisce” è lo slogan che accompagna questa rinascita urbana, esempio del riscatto avviato da Medellin per liberarsi dai fantasmi della violenza passata.

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La Carta del Cibo delle Alpi
Giovanni Segantini

«Noi donne e uomini, abitanti della regione alpina, cittadini di questo pianeta aderiamo alla Carta di Milano e quindi ci assumiamo l’impegno di operare per garantire a tutti e alle generazioni future il diritto al cibo e a un’esistenza dignitosa, ci assumiamo l’impegno e la responsabilità di lasciare un mondo più sano, equo e sostenibile...»

 

Inizia così la "Carta del cibo delle Alpi", che viene presentata stamane a Trento in Sala Aurora del Consiglio Provinciale. Si tratta di una sorta di articolazione della Carta di Milano di Expo 2015 che ha lo scopo di qualificare e concretizzare sul piano del territorio alpino l'idea di valorizzare tutte le esperienze che sono impegnate e s'impegnano a sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come patrimonio dei territori e dell'umanità. L'iniziativa prende il via da una serie di esperienze associative, biodistretti e imprenditoriali del Trentino ma si rivolge all'insieme del territorio alpino.

 

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Memoria per una città accogliente
Istanbul, mercato spezie

di Adel Jabbar

(13 ottobre 2015) Nello scorrere del tempo l'intreccio di saperi, di conoscenze e di esperienze ha spesso costituito lo sfondo alla nascita delle città. Le città rappresentano la prova delle tante storie che le hanno plasmate, lasciando tracce nello stile urbanistico, nell’arredo urbano, nel patrimonio artistico, nella gastronomia, nell’uso dei tessuti, nelle lingue e nelle credenze.

Tramite la conoscenza sedimentata nello spazio urbano è possibile indagare il passaggio e i lasciti del tempo. Le città sono come dei cantastorie narranti le vicende delle genti che le hanno abitate, attraverso i segni visibili di innumerevoli cimeli e di vaste eredità. Segni che compongono quella che viene chiamata memoria, anche se spesso tale memoria viene presentata e letta secondo interpretazioni parziali, in cui prevalgono visioni ideologiche a edificare un ben precisa coscienza collettiva, più funzionale alla congettura del presente che alla vera conoscenza della complessità della storia.

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Parigi, Beirut, Baghdad, Damasco...
Parigi, il giorno dopo (foto Reuters)

E ora?

Dopo la notte di terrorismo che ha lacerato una città come Parigi, lasciando sulle strade, nei teatri e nei locali pubblici un altissimo numero di vittime, ci troviamo immersi nella paura.

Beirut non è più una città lontana che si può anche far finta di non vedere, è intorno a noi. Ora forse possiamo capire come Damasco e Baghdad, città antiche che nella storia sono state la culla della civiltà, per anni teatro di guerra e di terrore, possano vivere il loro presente.

E possiamo capire quanto fosse funesta e fuorviante la sciagurata idea dello “scontro di civiltà”, nel dover prendere atto che questo teatro non è lontano migliaia di chilometri ma sotto casa, nei luoghi che abitualmente frequentiamo.

L'innocenza l'abbiamo persa da tempo, quando l'occidente ha pensato di poter trasformare il vicino Oriente in un inferno di fuoco che veniva dal cielo. A guardar bene prima ancora, quando ci siamo troppo sbrigativamente assolti dalla tragedia dell'olocausto.

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Elezioni in Francia. Se vince il nazionalismo...
La grandeur

 

(7 dicembre 2015) Quando lo capiremo che innalzare le bandiere nazionali in un contesto che richiede visione globale e territoriale è una grande sciocchezza? Che il nazionalismo è stato il delirio del Novecento, ovvero del secolo degli assassini, nel quale sono morti in guerra un numero di persone tre volte maggiore che nei 19 secoli precedenti? Che rispondere con la Marsigliese al terrorismo significa guardare ad un contesto nuovo con lo sguardo rivolto ad un passato che ha lasciato una inquietante eredità? Che la “grandeur” è l'opposto del progetto europeo? Che la logica delle armi ha prodotto immani disastri nel mondo intero di cui oggi paghiamo le conseguenze? Che la sinistra guerrafondaia degli Holland e dei Blair (come del resto quella dei Chavez e dei Maduro) è parte del problema? ...

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Volkswagen, il prestigiatore tedesco
Vecchia VW

 

di Guglielmo Ragozzino *

Nei primi sei mesi del 2015, Volkswagen ha superato la rivale Toyota che deteneva il vertice da qualche anno, avendo approfittato della crisi di General Motors, tradizionale capofila del settore automobilistico. Ma la corsa del gigante tedesco si è infranta proprio nel mercato su cui più aveva puntato.

(3 ottobre 2015) Misurando a spanne, le automobili prodotte ogni anno nel mondo sono, da qualche tempo, 60 milioni o poco più. 18 milioni in Cina, 15 nell’Unione europea, Germania in testa, 8 in Giappone, 4 in Corea e negli Stati Uniti, 2 in India e in Brasile (dati del 2013). In ogni regione l’industria automobilistica e ciò che la circonda è fondamentale per l’economia: la società nel suo insieme e il lavoro in ogni campo. Così l’auto, motore del capitalismo, è dovunque favorita e difesa; ogni opinione contraria è da condannare, come eretica e malsana. Chi attenta all’auto deve essere posto al confino. Si può aggiungere che la Cina è cresciuta in termini automobilistici in dieci anni, passando da uno o due milioni di inizio millennio al livello precipitoso di oggi; che gli europei si vantano di costruire le auto più sicure, veloci e meno inquinanti di chiunque altro; che i giapponesi costruiscono di fatto le auto nel modo più efficiente e lo sanno, mentre gli americani sono convinti che le auto, problema loro, siano fatte per andare a benzina. Ecco quindi rivelarsi lo spirito dei cinesi in procinto di scalare il mondo; quello degli europei, sicuri della loro superiorità ambientale e umana; quello dei giapponesi sprezzanti con le tecniche altrui; e infine degli americani sicuri del petrolio, una loro amatissima invenzione.

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